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Recidiva e prescrizione: il calcolo del termine

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 463/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che sosteneva l’avvenuta prescrizione del suo reato. L’imputato argomentava che la recidiva, essendo stata giudicata meno grave delle attenuanti (subvalente), non dovesse influenzare il calcolo del termine di prescrizione. La Corte ha ribadito un principio consolidato: ai fini della prescrizione, la recidiva è sempre rilevante e allunga i termini, indipendentemente dal giudizio di bilanciamento con le attenuanti, come espressamente previsto dall’art. 157 del codice penale.

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Pubblicato il 17 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Recidiva e Prescrizione: Come si Calcola il Termine? La Cassazione Fa Chiarezza

Il rapporto tra recidiva e prescrizione rappresenta uno dei nodi tecnici più importanti del diritto penale, con dirette conseguenze sulla sorte di un processo. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 463/2024) è tornata sul tema, offrendo un chiarimento decisivo: la recidiva, anche quando considerata meno grave delle attenuanti, incide sempre sul calcolo dei tempi necessari a prescrivere un reato. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dal ricorso di un imputato, condannato in primo e secondo grado per il reato previsto dall’art. 385 del codice penale. Durante il processo di merito, i giudici avevano riconosciuto le circostanze attenuanti generiche, ritenendole prevalenti sulla contestata recidiva (reiterata e infraquinquennale). In termini tecnici, la recidiva era stata giudicata “subvalente”.

L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso in Cassazione sostenendo un unico motivo: l’estinzione del reato per intervenuta prescrizione. La tesi difensiva era che, essendo la recidiva stata “neutralizzata” dal giudizio di prevalenza delle attenuanti, non se ne dovesse tener conto per calcolare il termine di prescrizione. Senza l’aumento di pena previsto per la recidiva, il termine sarebbe stato più breve e, secondo i calcoli della difesa, già scaduto.

La Questione del Rapporto tra Recidiva e Prescrizione

Il punto centrale della questione è capire se la valutazione sulla recidiva effettuata dal giudice ai fini della pena (il cosiddetto “giudizio di bilanciamento” previsto dall’art. 69 c.p.) abbia effetti anche sul calcolo della prescrizione. In altre parole: se un giudice ritiene la recidiva meno importante delle attenuanti, questa “scompare” anche ai fini del calcolo del tempo necessario a estinguere il reato?

La difesa invocava a sostegno una nota sentenza delle Sezioni Unite (n. 20808 del 2019), interpretandola a proprio favore. Tuttavia, la Corte di Cassazione ha fornito una lettura diversa e più rigorosa, in linea con l’orientamento ormai consolidato.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo manifestamente infondato. La motivazione si basa su un principio giuridico chiaro e invalicabile, sancito direttamente dalla legge.

Il riferimento normativo chiave è l’articolo 157, terzo comma, del codice penale. Questa norma stabilisce che, per determinare il tempo necessario a prescrivere un reato, non si deve tenere conto del giudizio di bilanciamento tra circostanze aggravanti e attenuanti di cui all’articolo 69 c.p.

Questo significa che la recidiva, una volta contestata e accertata, esiste giuridicamente e produce i suoi effetti specifici in diverse aree del diritto penale, a prescindere da come venga “bilanciata” con le attenuanti ai soli fini della determinazione della pena finale. Uno di questi effetti è proprio l’aumento del termine di prescrizione.

La Corte ha specificato che la recidiva subvalente non scompare; semplicemente non produce l’effetto di aggravamento della pena perché “sopraffatta” dalle attenuanti. Tuttavia, essa continua a produrre altri effetti che la legge le assegna, come appunto l’allungamento dei tempi di prescrizione. I giudici hanno rafforzato questa interpretazione richiamando diverse sentenze conformi, incluse quelle delle Sezioni Unite (come la n. 3585 del 2021, Li Trenta), che hanno confermato come la recidiva qualificata mantenga la sua rilevanza per altri istituti, come la procedibilità d’ufficio, anche se giudicata subvalente.

Conclusioni

La sentenza in esame ribadisce con fermezza un principio fondamentale: nel calcolo del termine di prescrizione, la recidiva deve sempre essere considerata, anche quando il giudice, nel determinare la pena, la ritenga subvalente rispetto alle circostanze attenuanti. La valutazione di bilanciamento opera solo sul piano sanzionatorio e non incide sulla qualificazione del reato ai fini della prescrizione.

Questa decisione consolida un orientamento che garantisce certezza del diritto, evitando che valutazioni discrezionali sulla pena possano erodere un istituto di natura sostanziale come la prescrizione. Per gli operatori del diritto, è la conferma che la contestazione della recidiva ha conseguenze profonde e durature che vanno ben oltre il semplice calcolo della pena da infliggere.

La recidiva, se considerata meno grave delle attenuanti (subvalente), allunga comunque i tempi della prescrizione?
Sì. La Corte di Cassazione ha chiarito che, ai fini del calcolo del termine di prescrizione, la recidiva è sempre rilevante e ne allunga i tempi, anche quando nel giudizio di bilanciamento viene considerata subvalente rispetto alle circostanze attenuanti.

Perché il giudizio di bilanciamento tra aggravanti e attenuanti non si applica al calcolo della prescrizione?
Perché l’articolo 157, terzo comma, del codice penale esclude espressamente che il giudizio di bilanciamento previsto dall’art. 69 cod. pen. possa avere incidenza sulla determinazione della pena massima utilizzata per calcolare il termine di prescrizione del reato.

Qual è stato l’esito del ricorso in questo caso?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile. La Corte ha ritenuto il motivo infondato, in quanto basato su un presupposto giuridico errato riguardo l’irrilevanza della recidiva subvalente ai fini della prescrizione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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