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Recidiva e prescrizione: doppio aumento legittimo

Un uomo condannato per furto aggravato in un’università contesta il calcolo del termine di prescrizione, sostenendo che la sua recidiva sia stata illegittimamente considerata due volte. La Corte di Cassazione dichiara il ricorso inammissibile, confermando che la recidiva qualificata incide legittimamente sia sul termine base di prescrizione sia sulla sua proroga massima in presenza di atti interruttivi, senza violare il principio del ne bis in idem.

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Pubblicato il 18 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Recidiva e Prescrizione: La Cassazione Conferma il Doppio Aumento

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 33198/2025, ha affrontato un’importante questione relativa al calcolo della prescrizione in presenza di recidiva qualificata. La pronuncia chiarisce come questa circostanza aggravante influenzi il decorso del tempo necessario a estinguere il reato, confermando la legittimità di un ‘doppio aumento’ senza che ciò violi il principio del ne bis in idem. Analizziamo il caso per comprendere le implicazioni di questa decisione.

I Fatti: Furto Aggravato in un’Università

Il caso trae origine da un furto pluriaggravato commesso ai danni degli uffici di ragioneria ed economato di un’università romana nella notte tra il 24 e il 25 settembre 2004. L’imputato, in concorso con un’altra persona, si era introdotto nella sede universitaria e si era impossessato di contanti, buoni pasto e assegni bancari, causando un danno economico quantificato in circa 60.000 euro.

La Corte d’Appello di Roma, riformando parzialmente la sentenza di primo grado, aveva condannato l’imputato per questo episodio alla pena di 7 mesi di reclusione e 600 euro di multa. Contro questa decisione, l’imputato ha proposto ricorso per cassazione.

Il Ricorso in Cassazione: Prescrizione e Vizio di Motivazione

I motivi del ricorso erano principalmente due:

1. Vizio di motivazione: L’imputato contestava la sua responsabilità, sostenendo che, pur avendo avuto la disponibilità dei buoni pasto rubati, non li avesse sottratti lui. Suggeriva una versione alternativa secondo cui un suo amico, il vero responsabile del furto, glieli avrebbe ceduti conoscendo le sue difficoltà economiche.
2. Errata applicazione della legge penale: Il ricorrente lamentava che il reato fosse ormai estinto per prescrizione. A suo avviso, la Corte d’Appello aveva errato nel calcolo, considerando due volte l’aumento di pena dovuto alla recidiva, in violazione del principio del ne bis in idem.

L’impatto della recidiva sulla prescrizione

Il cuore della questione giuridica risiede nell’effetto della recidiva reiterata e specifica sul calcolo della prescrizione. L’imputato sosteneva che l’aumento derivante da tale circostanza fosse stato applicato due volte: una volta per determinare il termine base di prescrizione e una seconda volta per calcolare il termine massimo in presenza di atti interruttivi. Secondo la difesa, questo doppio computo era illegittimo.

La Corte d’Appello, invece, aveva calcolato un termine prescrizionale di 22 anni, 2 mesi e 20 giorni, ritenendo il reato non ancora estinto.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo entrambe le doglianze.

Sul tema della prescrizione, i giudici hanno confermato la correttezza del calcolo effettuato dalla Corte d’Appello. Hanno ribadito un orientamento giurisprudenziale consolidato secondo cui la recidiva qualificata, in quanto circostanza aggravante a effetto speciale, incide su due fronti:

1. Sul termine ordinario di prescrizione: Ai sensi dell’art. 157, comma 2, del codice penale, si tiene conto dell’aumento di pena previsto per le circostanze aggravanti.
2. Sul termine massimo di prescrizione: In presenza di atti interruttivi, la proroga del termine non può superare un certo limite, ma tale limite è a sua volta aumentato in caso di recidiva qualificata, come previsto dall’art. 161, comma 2, del codice penale.

La Cassazione ha chiarito che questa duplice valenza non costituisce una violazione del principio del ne bis in idem, poiché è la stessa legge a prevedere questo doppio effetto. L’istituto della prescrizione, inoltre, non rientra nell’ambito di applicazione dell’art. 4 del Protocollo n. 7 della CEDU, che tutela il ne bis in idem in senso sostanziale.

Per quanto riguarda il secondo motivo di ricorso, relativo alla ricostruzione dei fatti, la Corte lo ha ritenuto inammissibile in quanto mirava a una rivalutazione del merito, preclusa in sede di legittimità. I giudici hanno sottolineato che la Corte d’Appello aveva logicamente dedotto la partecipazione dell’imputato al furto sulla base di una serie di indizi gravi, precisi e concordanti, come il suo ruolo nell’indicare dove i buoni pasto erano stati spesi e il suo successivo invito a un testimone a disfarsi di quelli rimanenti.

Le conclusioni

La sentenza consolida un principio fondamentale in materia di prescrizione e recidiva. Stabilisce che la maggiore pericolosità sociale del soggetto recidivo, riconosciuta dal legislatore, giustifica un trattamento più severo non solo ai fini della pena, ma anche per quanto riguarda i tempi necessari a estinguere il reato. Il ‘doppio effetto’ della recidiva sul calcolo della prescrizione è quindi legittimo e non viola garanzie fondamentali. La decisione conferma che il termine massimo di prescrizione, nel caso di specie, maturerà solo il 14 dicembre 2026, rendendo la condanna definitiva.

La recidiva qualificata come influenza il calcolo della prescrizione del reato?
La recidiva qualificata, essendo una circostanza aggravante ad effetto speciale, incide due volte: in primo luogo, aumenta il termine di prescrizione ordinario (o ‘base’) del reato; in secondo luogo, in presenza di atti interruttivi, estende ulteriormente il termine massimo di prescrizione.

Considerare la recidiva due volte nel calcolo della prescrizione viola il principio del ‘ne bis in idem’?
No. Secondo la Corte di Cassazione, questa duplice incidenza non viola il principio del ‘ne bis in idem’ (divieto di essere processati due volte per lo stesso fatto), perché è la stessa legge a prevedere che la recidiva abbia questo doppio effetto, sia sul termine base che su quello massimo. Inoltre, l’istituto della prescrizione non rientra nel campo di applicazione della norma convenzionale che tutela tale principio.

In che modo la Corte di Cassazione valuta le prove indiziarie come il possesso di refurtiva?
La Corte di Cassazione non rivaluta le prove nel merito, ma controlla la logicità e la coerenza del ragionamento seguito dal giudice di merito. In questo caso, ha ritenuto che la Corte d’Appello avesse correttamente e logicamente dedotto la partecipazione dell’imputato al furto dal possesso dei beni rubati e dal suo comportamento successivo, considerandolo un indizio grave, preciso e concordante, come richiesto dall’art. 192 del codice di procedura penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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