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Recidiva e prescrizione: come si calcola il termine

Un soggetto condannato per truffa ha presentato ricorso sostenendo che, essendo l’aggravante della recidiva bilanciata con le attenuanti, il reato dovesse considerarsi estinto. La Corte di Cassazione ha respinto tale tesi, chiarendo che ai fini del calcolo della prescrizione, la recidiva e prescrizione sono legate: la prima allunga sempre i termini, a prescindere dal successivo giudizio di bilanciamento con eventuali circostanze attenuanti. Di conseguenza, il ricorso è stato dichiarato inammissibile.

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Pubblicato il 25 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Recidiva e Prescrizione: La Cassazione Chiarisce il Calcolo dei Termini

Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale in materia penale, chiarendo il rapporto tra recidiva e prescrizione del reato. La decisione sottolinea che, ai fini del calcolo del tempo necessario per l’estinzione del reato, la presenza di una circostanza aggravante come la recidiva ha un effetto automatico, indipendentemente dal successivo bilanciamento con eventuali attenuanti. Analizziamo insieme questa importante pronuncia.

I Fatti del Caso: Una Condanna per Truffa e il Ricorso

Il caso trae origine da una condanna per il reato di truffa continuata. La Corte d’Appello, in parziale riforma della sentenza di primo grado, aveva riconosciuto all’imputato le circostanze attenuanti generiche, valutandole come equivalenti alla contestata aggravante della recidiva. Nonostante ciò, la condanna per il reato era stata confermata.

L’imputato, tramite il suo difensore, ha quindi proposto ricorso per cassazione. La tesi difensiva era chiara: poiché la Corte d’Appello aveva giudicato le attenuanti equivalenti alla recidiva, quest’ultima avrebbe dovuto essere “neutralizzata” non solo ai fini della pena, ma anche per il calcolo della prescrizione. Se così fosse stato, il reato si sarebbe estinto per il decorso del tempo.

La Questione Giuridica: Il Rapporto tra Recidiva e Prescrizione

Il fulcro del ricorso verteva sull’interpretazione degli effetti del giudizio di bilanciamento delle circostanze, disciplinato dall’art. 69 del codice penale, sul calcolo dei termini di prescrizione. La difesa sosteneva che la “svalutazione” della recidiva nel giudizio di bilanciamento dovesse ripercuotersi anche sul termine massimo di prescrizione, riportandolo a quello ordinario.

La Corte di Cassazione, tuttavia, ha ritenuto il ricorso manifestamente infondato, rigettando completamente questa interpretazione e cogliendo l’occasione per ribadire un principio consolidato, cruciale per la corretta applicazione della legge penale.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha basato la sua decisione su una precisa disposizione di legge: l’articolo 157, comma 3, del codice penale. Questa norma stabilisce in modo inequivocabile che nel calcolo dei termini di prescrizione non si applicano le disposizioni dell’art. 69 c.p., ovvero il giudizio di bilanciamento tra circostanze aggravanti e attenuanti.

In altre parole, esistono due momenti di valutazione distinti e non comunicanti:
1. Calcolo della Prescrizione: In questa fase, si deve tener conto di tutte le circostanze aggravanti ad effetto speciale, come la recidiva specifica infraquinquennale contestata nel caso di specie. La presenza di tale aggravante comporta automaticamente un aumento del termine massimo di prescrizione, come previsto dall’art. 161, comma 2, c.p. Questo calcolo è “aritmetico” e non ammette giudizi di valore.
2. Calcolo della Pena: Solo in un secondo momento, al fine di determinare la pena concreta da infliggere, il giudice procede al giudizio di bilanciamento, soppesando le aggravanti e le attenuanti. L’esito di questo bilanciamento (prevalenza, equivalenza o soccombenza delle attenuanti) influisce solo sulla misura della sanzione, non sul tempo necessario a prescrivere il reato.

La Corte ha quindi affermato che il termine di prescrizione non era affatto decorso al momento della sentenza d’appello, proprio perché doveva essere calcolato tenendo conto dell’aumento derivante dalla recidiva, a prescindere dalla sua successiva “neutralizzazione” ai fini della pena.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un principio di estrema importanza pratica: il calcolo del tempo per la prescrizione e quello per la determinazione della pena seguono percorsi logici e normativi differenti. La presenza di un’aggravante come la recidiva ha un impatto diretto e ineliminabile sulla durata del processo penale, prolungando il tempo a disposizione dello Stato per giungere a una sentenza definitiva. Questa distinzione è fondamentale per avvocati e imputati, poiché chiarisce che la speranza di ottenere un’estinzione del reato basata sul bilanciamento delle circostanze è, secondo la legge e la giurisprudenza costante, priva di fondamento.

La recidiva aumenta sempre il tempo necessario per la prescrizione di un reato?
Sì, secondo la sentenza, una circostanza aggravante come la recidiva specifica incide sul termine massimo di prescrizione del reato, aumentandolo, ai sensi dell’art. 161, comma 2, del codice penale.

Se il giudice considera le attenuanti equivalenti alla recidiva, questo influisce sul calcolo della prescrizione?
No. La Corte ha chiarito che, per espressa previsione dell’art. 157, comma 3, del codice penale, il giudizio di bilanciamento tra circostanze (art. 69 c.p.) non si applica al calcolo dei termini di prescrizione. Pertanto, la recidiva allunga i termini anche se viene considerata subvalente o equivalente alle attenuanti ai fini della pena.

Perché il ricorso dell’imputato è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato giudicato manifestamente infondato perché la tesi difensiva si poneva in diretto contrasto con il chiaro dettato normativo dell’art. 157, comma 3, del codice penale, che esclude l’applicazione del giudizio di bilanciamento delle circostanze nel calcolo dei termini di prescrizione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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