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Recidiva e prescrizione: come si calcola il termine

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un imputato condannato per furto, il quale sosteneva l’avvenuta prescrizione del reato. La Corte ha chiarito che in caso di recidiva reiterata, specifica e infraquinquennale, il calcolo dei termini di prescrizione subisce un notevole allungamento. L’ordinanza sottolinea come questa forma di recidiva e prescrizione siano strettamente collegate, qualificando la prima come circostanza aggravante ad effetto speciale, posticipando la data di estinzione del reato al 2031.

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Pubblicato il 27 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Recidiva e prescrizione: la Cassazione fa chiarezza sui termini

Il rapporto tra recidiva e prescrizione rappresenta uno dei nodi più complessi del diritto penale, con implicazioni dirette sulla durata dei processi e sull’estinzione dei reati. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito con forza i principi che regolano questa materia, confermando come una particolare forma di recidiva possa estendere notevolmente i tempi necessari a prescrivere un reato. Analizziamo insieme la decisione per comprendere la sua portata pratica.

I fatti del caso

Un soggetto, già condannato in primo e secondo grado per un reato di furto aggravato commesso nel 2015, ha presentato ricorso per Cassazione. L’unico motivo di doglianza era basato sulla presunta violazione di legge per mancata declaratoria di estinzione del reato per prescrizione. Secondo la difesa, il tempo trascorso dalla commissione del fatto avrebbe dovuto portare all’annullamento della condanna.

La questione della recidiva e prescrizione

La Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso manifestamente infondato. Il punto centrale della controversia risiedeva nella corretta interpretazione degli effetti della recidiva e prescrizione, in particolare della recidiva qualificata come reiterata, specifica ed infraquinquennale (art. 99, comma 4, c.p.).

Questa specifica condizione si verifica quando un soggetto, già dichiarato recidivo, commette un nuovo reato della stessa indole entro cinque anni da una condanna precedente. Secondo la Corte, questa forma di recidiva non è una mera circostanza comune, ma una circostanza aggravante ad effetto speciale. Questa qualificazione ha conseguenze determinanti sul calcolo dei termini di prescrizione.

L’impatto della recidiva qualificata sul calcolo

L’ordinanza chiarisce che, per calcolare il tempo necessario a prescrivere, si deve tener conto dell’aumento massimo di pena previsto per le aggravanti ad effetto speciale. Inoltre, in caso di atti interruttivi della prescrizione (come la sentenza di condanna), l’aumento del termine non è di un quarto, ma di ben due terzi. Applicando questi calcoli al caso di specie, la Corte ha stabilito che il reato si prescriverà soltanto il 27 settembre 2031, una data molto lontana nel futuro.

Le motivazioni

La decisione della Suprema Corte si fonda su un consolidato orientamento giurisprudenziale, richiamando precedenti pronunce, incluse quelle delle Sezioni Unite. Viene ribadito che la recidiva reiterata, specifica e infraquinquennale è una circostanza aggravante a effetto speciale che rileva direttamente ai fini della determinazione del tempo necessario alla prescrizione del reato. La Corte sottolinea inoltre un principio fondamentale stabilito dalle Sezioni Unite: per l’applicazione di questa aggravante in un giudizio, è sufficiente che l’imputato, al momento della commissione del nuovo reato, risulti già gravato da più sentenze definitive per reati precedenti. Non è necessaria una previa dichiarazione formale di recidiva semplice. Questa interpretazione mira a dare concreto rilievo alla maggiore pericolosità sociale del soggetto che reitera condotte criminali specifiche in un arco temporale ravvicinato.

Le conclusioni

Questa ordinanza offre un importante promemoria su come la condizione di recidivo qualificato incida drasticamente sui meccanismi della prescrizione. La decisione conferma che il sistema penale prevede strumenti per contrastare la reiterazione dei reati, differenziando la posizione di chi delinque occasionalmente da quella di chi manifesta una persistente inclinazione al crimine. Per gli operatori del diritto, è un’ulteriore conferma della necessità di una valutazione attenta e precisa della posizione dell’imputato e dei suoi precedenti penali, poiché da essi può dipendere l’esito stesso del processo penale.

Come incide la recidiva reiterata sul termine di prescrizione di un reato?
La recidiva reiterata, specifica e infraquinquennale è considerata una circostanza aggravante ad effetto speciale. Ciò comporta un allungamento significativo del tempo necessario a prescrivere il reato, poiché il calcolo deve tenere conto dell’aumento massimo di pena e, in caso di interruzione, di un’estensione pari a due terzi del tempo base.

Perché il reato nel caso specifico si prescriverà solo nel 2031?
Perché all’imputato è stata contestata la recidiva reiterata specifica ed infraquinquennale. Applicando le norme specifiche (artt. 157 co. 2 e 161 co. 2 c.p.), che prevedono un calcolo più severo per questa tipologia di recidiva, la Corte ha calcolato che il termine di prescrizione si compirà solo in tale data.

È necessaria una precedente dichiarazione di recidiva semplice per applicare la recidiva reiterata?
No. La Corte di Cassazione, richiamando una pronuncia delle Sezioni Unite, ha chiarito che ai fini dell’applicazione della recidiva reiterata è sufficiente che, al momento della commissione del nuovo reato, l’imputato risulti già gravato da più sentenze definitive per reati precedenti, senza la necessità di una formale e previa dichiarazione di recidiva semplice.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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