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Recidiva e pena: la Cassazione annulla sentenza

Un imputato, condannato per rapina impropria e lesioni, ha fatto ricorso in Cassazione lamentando un errore nel calcolo della pena e nella valutazione della recidiva. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando la sentenza della Corte d’Appello. Il motivo è un duplice vizio di motivazione: i giudici d’appello non hanno argomentato sulla richiesta di esclusione della recidiva e hanno applicato una norma per il calcolo della pena relativa alla recidiva reiterata, mentre il tribunale di primo grado aveva riconosciuto solo quella specifica. La causa è stata rinviata per un nuovo giudizio su questi punti.

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Pubblicato il 17 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Recidiva e Calcolo della Pena: La Cassazione Annulla per Vizio di Motivazione

La corretta applicazione delle norme sul calcolo della pena è un pilastro fondamentale del diritto penale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 9951/2025) lo ribadisce con forza, annullando una condanna per un errore nella valutazione della recidiva e del conseguente aumento di pena. Questo caso evidenzia come un vizio nella motivazione della sentenza possa portare al suo annullamento, garantendo che la sanzione sia sempre proporzionata e basata su un’applicazione rigorosa della legge.

I Fatti del Processo

La vicenda giudiziaria ha origine dalla condanna di un uomo da parte del Tribunale di Reggio Emilia per i reati di rapina impropria aggravata e lesioni personali. L’imputato era stato accusato di aver sottratto un telefono cellulare a un autotrasportatore. La sentenza di primo grado era stata successivamente confermata dalla Corte di Appello di Bologna.

L’imputato, non rassegnandosi alla decisione, ha proposto ricorso per cassazione, affidandosi a un unico, ma cruciale, motivo: un vizio della motivazione della sentenza d’appello. Nello specifico, la difesa lamentava due gravi omissioni:

1. La mancata risposta alla richiesta di escludere l’aggravante della recidiva.
2. L’errato calcolo dell’aumento di pena per la continuazione tra i reati, basato su una forma di recidiva (quella reiterata) che era già stata esclusa dal giudice di primo grado.

La Decisione della Corte di Cassazione: Annullamento con Rinvio

La Suprema Corte ha ritenuto il ricorso fondato e ha annullato la sentenza impugnata. La decisione non entra nel merito della colpevolezza dell’imputato, ma si concentra esclusivamente sulla correttezza giuridica del percorso logico seguito dai giudici d’appello nel determinare la pena. La causa è stata quindi rinviata a un’altra sezione della Corte di Appello di Bologna per un nuovo giudizio limitatamente ai punti della recidiva e del trattamento sanzionatorio.

Le Motivazioni: Errore sulla recidiva e le sue conseguenze

La Cassazione ha individuato un doppio errore nella motivazione della Corte d’Appello, definendola “carente” ed “errata”.

In primo luogo, la motivazione è stata giudicata carente perché i giudici di secondo grado hanno completamente ignorato la doglianza dell’imputato relativa alla richiesta di esclusione della recidiva. Un giudice, quando investito di una specifica richiesta, ha l’obbligo di fornire una risposta argomentata, sia essa di accoglimento o di rigetto. L’omissione di tale risposta costituisce un vizio che invalida la sentenza.

In secondo luogo, la motivazione è stata ritenuta errata nell’applicazione dell’art. 81, quarto comma, del codice penale. Questa norma prevede un aumento di pena più severo per i reati commessi in continuazione quando sussiste la recidiva reiterata (art. 99, quarto comma c.p.). Tuttavia, il Tribunale di primo grado aveva già stabilito che nel caso di specie la recidiva contestata non era reiterata, ma soltanto specifica. La Corte d’Appello, applicando una regola destinata a una forma più grave di recidiva, ha commesso un palese errore di diritto, non tenendo conto di quanto già deciso in primo grado.

Le Conclusioni: L’Importanza della Precisione nel Diritto Penale

Questa sentenza è un importante monito sull’obbligo di rigore e precisione che grava sui giudici nel determinare la pena. La valutazione della recidiva non è un automatismo, ma richiede un’analisi attenta e una motivazione esauriente. Ignorare le richieste della difesa o applicare in modo errato le norme che regolano gli aumenti di pena costituisce un vizio insanabile che porta all’annullamento della decisione. La giustizia penale, per essere tale, deve fondarsi non solo sull’accertamento dei fatti, ma anche e soprattutto sulla corretta e scrupolosa applicazione della legge in ogni sua fase, specialmente in quella delicata della quantificazione della sanzione.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza?
La sentenza è stata annullata per un duplice vizio di motivazione: la Corte d’Appello non ha risposto alla richiesta dell’imputato di escludere la recidiva e ha applicato una regola per l’aumento di pena prevista per la recidiva reiterata, nonostante il giudice di primo grado avesse riconosciuto solo una recidiva specifica, meno grave.

Qual è la differenza tra recidiva specifica e recidiva reiterata menzionata nel caso?
La sentenza distingue tra recidiva specifica (quando il nuovo reato è della stessa indole del precedente) e recidiva reiterata (una forma più grave, che si verifica quando il nuovo reato è commesso da chi è già recidivo). La legge prevede conseguenze diverse, in particolare sull’aumento di pena, per le due forme.

Cosa succede ora che la sentenza è stata annullata con rinvio?
Il caso torna a una diversa sezione della Corte di Appello di Bologna, che dovrà riesaminare esclusivamente i punti relativi alla recidiva e al calcolo della pena. Il nuovo giudice dovrà fornire una motivazione completa sulla richiesta di esclusione della recidiva e applicare la norma corretta per calcolare l’eventuale aumento di pena, tenendo conto che la recidiva accertata è solo specifica e non reiterata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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