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Recidiva e patteggiamento: estinzione del reato

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza d’appello nella parte in cui riconosceva la recidiva basata su un precedente reato definito con patteggiamento. La Corte ha stabilito che, se sono trascorsi i termini di legge (in questo caso, cinque anni), il reato si estingue automaticamente (ipso iure) e non può più essere utilizzato per contestare la recidiva. Di conseguenza, la pena è stata ricalcolata e ridotta, mentre è stata confermata la decisione di non applicare la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

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Pubblicato il 19 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Recidiva e Patteggiamento: quando un reato estinto non conta più

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 12385/2025, ha fornito un chiarimento fondamentale sul rapporto tra estinzione del reato dopo un patteggiamento e l’applicazione della recidiva. La Corte ha stabilito che se un reato, per cui si è patteggiata la pena, si estingue per decorso del tempo, non può più essere considerato come precedente per contestare la recidiva in un processo futuro. Questa decisione ha importanti implicazioni pratiche sul calcolo della pena.

I Fatti del Processo

Il caso riguardava un cittadino straniero condannato per essere rientrato illegalmente nel territorio dello Stato dopo un’espulsione. In primo e secondo grado, i giudici avevano riconosciuto l’aggravante della recidiva semplice, basandosi su una precedente condanna del Tribunale di Sondrio del 2017, divenuta irrevocabile. L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso in Cassazione sostenendo che quella condanna, essendo stata definita con un patteggiamento, si era estinta ai sensi dell’art. 445 del codice di procedura penale. Secondo la difesa, essendo trascorso il termine di cinque anni senza la commissione di altri delitti, l’estinzione era avvenuta ipso iure (cioè automaticamente per legge), rendendo illegittimo il suo utilizzo per fondare la recidiva.

L’altro motivo di ricorso: la particolare tenuità del fatto

L’imputato contestava anche il mancato riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.). I giudici di merito l’avevano negata non solo per via del precedente penale (ora contestato), ma anche perché l’uomo era stato trovato in possesso di oggetti come una torcia e dei guanti, ritenuti funzionali alla commissione di furti.

La decisione della Cassazione sulla recidiva

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente il motivo di ricorso relativo alla recidiva. Gli Ermellini hanno ribadito un principio consolidato nella giurisprudenza di legittimità: l’estinzione del reato a seguito di patteggiamento, una volta verificatesi le condizioni previste dalla legge (decorso di cinque anni per i delitti e due anni per le contravvenzioni senza commettere nuovi reati), opera ipso iure. Ciò significa che l’effetto estintivo è automatico e non necessita di una formale dichiarazione da parte del giudice dell’esecuzione. Di conseguenza, un reato estinto non può costituire la base giuridica per la contestazione della recidiva. La sentenza impugnata è stata quindi annullata su questo punto specifico.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che, venendo meno la recidiva, doveva essere ricalcolata l’intera pena. Poiché la Corte di Cassazione può procedere direttamente al ricalcolo quando non sono necessari ulteriori accertamenti di fatto, ha annullato la sentenza senza rinvio e ha rideterminato la sanzione. È stata mantenuta la pena base di un anno, ma, eliminata la recidiva, sono state applicate le attenuanti generiche nella loro massima estensione, riducendo la pena a 8 mesi. Su questa è stata poi applicata la riduzione di un terzo per il rito abbreviato, giungendo a una pena finale di 5 mesi e 20 giorni di reclusione.
Per quanto riguarda il secondo motivo di ricorso, la Cassazione lo ha ritenuto infondato. Ha affermato che la valutazione dei giudici di merito, secondo cui il possesso di torcia e guanti fosse un indizio di non tenuità dell’offesa (poiché funzionali a commettere furti), era una motivazione logica e sufficiente a escludere l’applicazione dell’art. 131-bis c.p., anche a prescindere dal precedente penale estinto.

Le Conclusioni

La sentenza in esame rafforza un principio di garanzia fondamentale: gli effetti di una condanna patteggiata sono temporanei. Una volta che il reato è estinto per legge, l’imputato ha diritto a veder cancellati i suoi effetti penali, inclusa la sua rilevanza ai fini della recidiva. Questo significa che, in un successivo procedimento, quel precedente non potrà più essere utilizzato per aggravare la sua posizione. La decisione sottolinea l’automatismo dell’estinzione ipso iure, che non richiede alcun intervento formale del giudice per produrre i suoi effetti benefici.

Un reato definito con patteggiamento può essere usato per contestare la recidiva?
No, se si sono verificate le condizioni per la sua estinzione previste dall’art. 445, comma 2, c.p.p. (decorso di cinque anni per i delitti o due per le contravvenzioni senza la commissione di nuovi reati). In tal caso, il reato estinto non ha più rilevanza ai fini della recidiva.

L’estinzione del reato dopo un patteggiamento deve essere dichiarata da un giudice per essere efficace?
No, la sentenza chiarisce che l’estinzione opera ipso iure, ovvero automaticamente per legge, al semplice verificarsi delle condizioni previste. Non è necessaria una pronuncia formale da parte del giudice dell’esecuzione perché questo effetto si produca.

Perché la Cassazione ha ridotto la pena ma ha negato la non punibilità per particolare tenuità del fatto?
La pena è stata ridotta perché la recidiva era stata applicata illegittimamente, basandosi su un reato estinto. La non punibilità è stata invece negata perché, secondo la Corte, la motivazione dei giudici di merito (basata sul possesso di oggetti come torcia e guanti, ritenuti funzionali a commettere furti) era sufficiente e non illogica per escludere la particolare tenuità del fatto, a prescindere dal precedente penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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