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Recidiva e obbligo di motivazione: Cassazione annulla

La Corte di Cassazione ha annullato parzialmente una sentenza di condanna per spaccio di stupefacenti. Il motivo dell’annullamento è la totale assenza di motivazione da parte della Corte d’Appello riguardo la conferma dell’aggravante della recidiva, un punto specificamente contestato dalla difesa. La Corte ha ribadito che i giudici hanno sempre l’obbligo di spiegare le ragioni della loro decisione su tale aggravante, che incide significativamente sulla determinazione della pena. Il caso è stato rinviato per un nuovo esame sul punto.

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Pubblicato il 15 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Recidiva e Obbligo di Motivazione: La Cassazione Annulla una Sentenza per Carenza di Giustificazione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale del diritto processuale penale: l’obbligo del giudice di motivare adeguatamente le proprie decisioni, specialmente quando queste riguardano elementi che incidono pesantemente sulla pena, come l’aggravante della recidiva. Con la sentenza n. 33333 del 2024, la Suprema Corte ha annullato con rinvio una decisione della Corte d’Appello di Napoli proprio per la totale assenza di spiegazioni sulla conferma di tale aggravante, accogliendo il ricorso di un imputato condannato per detenzione di sostanze stupefacenti.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine da una condanna per detenzione a fini di spaccio di circa 1 kg di cocaina. In secondo grado, la Corte d’Appello aveva parzialmente riformato la sentenza di primo grado, riducendo la pena ma confermando la responsabilità penale dell’imputato. La difesa, non soddisfatta, ha presentato ricorso per Cassazione, articolando diversi motivi di impugnazione.

Tra le varie censure, che includevano questioni procedurali e la richiesta di applicazione di attenuanti speciali, spiccava quella relativa alla violazione di legge e al vizio di motivazione riguardante la conferma dell’aggravante della recidiva specifica e reiterata. La difesa sosteneva che i giudici d’appello non avessero fornito alcuna giustificazione a sostegno della loro decisione di mantenere l’aggravante, nonostante questa fosse stata oggetto di uno specifico motivo di gravame.

La Decisione della Suprema Corte sulla recidiva

La Corte di Cassazione ha ritenuto fondato proprio quest’ultimo motivo. Mentre ha giudicato inammissibili o infondate le altre doglianze, che miravano a una rivalutazione del merito dei fatti (attività preclusa in sede di legittimità), ha invece accolto pienamente la censura sull’omessa motivazione.

I giudici supremi hanno evidenziato come la Corte d’Appello avesse completamente ignorato il punto sollevato dall’appellante, limitandosi a confermare l’aggravante senza spendere una sola parola per spiegare le ragioni di tale conferma. Questo comportamento, secondo la Cassazione, integra un vero e proprio vizio di violazione di legge, poiché priva l’imputato del suo diritto a conoscere l’iter logico-giuridico seguito dal giudice e impedisce un efficace controllo sulla correttezza della decisione.

Le Motivazioni

Il cuore della decisione risiede nel principio secondo cui la motivazione è un elemento strutturale di ogni provvedimento giurisdizionale. L’applicazione o la conferma di un’aggravante come la recidiva non può essere un automatismo. Il giudice ha l’onere di valutare in concreto la personalità del reo e la sua maggiore pericolosità sociale, desumibile dai precedenti penali, per giustificare l’aumento di pena che ne deriva.

Quando la difesa contesta specificamente l’applicabilità dell’aggravante, questo onere di motivazione diventa ancora più stringente. Ignorare la doglianza difensiva equivale a una mancata risposta giurisdizionale, minando la trasparenza e la logicità della sentenza. La Cassazione ha quindi stabilito che la Corte d’Appello ha errato nel non fornire alcuna spiegazione, determinando così la nullità della sentenza sul punto.

Le Conclusioni

L’esito del ricorso è stato l’annullamento della sentenza impugnata, ma limitatamente al punto relativo alla recidiva. Il caso è stato rinviato a un’altra Sezione della Corte d’Appello di Napoli, che dovrà procedere a un nuovo giudizio. I nuovi giudici avranno il compito di esaminare la fondatezza della censura e, soprattutto, di motivare esaurientemente la loro eventuale decisione di confermare l’aggravante. Questa nuova valutazione avrà conseguenze dirette sul bilanciamento tra attenuanti e aggravanti e, in definitiva, sulla determinazione della pena finale per l’imputato. La pronuncia ribadisce con forza che nel processo penale non c’è spazio per decisioni implicite o non argomentate, a tutela dei diritti della difesa e del principio del giusto processo.

Può un giudice confermare l’aggravante della recidiva senza spiegare il perché?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che la Corte d’Appello ha l’obbligo di motivare la sua decisione, specialmente se il punto è stato specificamente contestato dall’imputato. L’omissione di motivazione costituisce una violazione di legge.

Cosa succede quando una sentenza viene annullata con rinvio solo su un punto specifico?
La sentenza diventa definitiva per le parti non annullate (in questo caso, l’affermazione di colpevolezza). Il processo torna a un’altra sezione della Corte d’Appello che dovrà riesaminare solo il punto annullato (la recidiva) e le sue conseguenze sulla pena.

Perché gli altri motivi di ricorso sono stati respinti?
La Cassazione ha ritenuto che i motivi relativi alle attenuanti speciali e alla valutazione di una prova fossero inammissibili, in quanto tentavano di ottenere una nuova valutazione dei fatti, cosa non permessa in sede di legittimità, e che la Corte d’Appello avesse già fornito una risposta adeguata a tali questioni.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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