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Recidiva e misure alternative: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza che negava l’affidamento in prova a un condannato. La sentenza chiarisce l’applicazione della norma sulla recidiva e misure alternative (art. 58-quater Ord. pen.), stabilendo che la preclusione non è automatica. Essa scatta solo se il condannato, già dichiarato recidivo reiterato, commette un nuovo reato dopo aver fruito di una precedente misura alternativa. Il tribunale di merito non aveva verificato questa specifica condizione, rendendo illegittimo il diniego.

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Pubblicato il 14 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Recidiva e Misure Alternative: Quando la Preclusione Non è Assoluta

Il rapporto tra recidiva e misure alternative alla detenzione rappresenta uno dei nodi più complessi del diritto penitenziario. La legge pone dei limiti all’accesso ai benefici per chi dimostra una persistente inclinazione a delinquere, ma tali limiti non possono tradursi in automatismi che vanifichino il principio costituzionale della funzione rieducativa della pena. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sent. n. 45220/2024) interviene proprio su questo delicato equilibrio, fornendo un’interpretazione cruciale dell’art. 58-quater dell’Ordinamento Penitenziario.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un uomo condannato per un reato legato agli stupefacenti, con l’applicazione della recidiva reiterata (ex art. 99, comma quarto, c.p.). In passato, precisamente nel 2013, aveva già ottenuto un affidamento in prova al servizio sociale per un reato simile, misura che si era conclusa positivamente con l’estinzione del reato. Trovandosi nuovamente in stato di detenzione per la nuova condanna, l’uomo presentava un’istanza per essere ammesso ancora una volta all’affidamento in prova.

La Decisione del Tribunale di Sorveglianza

Il Tribunale di sorveglianza di Roma dichiarava la domanda inammissibile. La decisione si fondava su un’applicazione diretta dell’art. 58-quater, comma 7-bis, dell’Ordinamento Penitenziario. Questa norma stabilisce una preclusione all’accesso all’affidamento in prova, alla detenzione domiciliare e alla semilibertà per i condannati a cui sia stata applicata la recidiva reiterata. Secondo il Tribunale, la condizione del richiedente rientrava pienamente in questa previsione, rendendo la sua richiesta automaticamente irricevibile senza una valutazione nel merito.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione sul rapporto tra Recidiva e Misure Alternative

La Corte di Cassazione, investita del ricorso, ha annullato l’ordinanza del Tribunale di sorveglianza, rinviando il caso per un nuovo esame. La motivazione della Suprema Corte è di fondamentale importanza perché chiarisce la corretta interpretazione della norma ostativa, allineandosi a un fondamentale principio espresso dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 291 del 2010.

La Cassazione ha stabilito che la preclusione prevista dall’art. 58-quater non è assoluta e non scatta per il solo fatto che al condannato sia stata applicata la recidiva reiterata. Per essere operativa, la norma richiede un presupposto logico e giuridico ben preciso: il nuovo reato, per il quale è stata contestata la recidiva, deve essere stato commesso dopo che il soggetto aveva già beneficiato di una misura alternativa in un’occasione precedente in cui era già stato dichiarato recidivo reiterato.

In altre parole, la norma intende punire con maggiore severità chi, avendo già dimostrato una spiccata tendenza a delinquere (certificata dalla recidiva reiterata) e avendo ottenuto la fiducia dello Stato con una misura alternativa, tradisce nuovamente tale fiducia commettendo un altro grave reato. La preclusione opera, quindi, solo in caso di fallimento di una ‘seconda possibilità qualificata’.

L’errore del Tribunale di sorveglianza è stato quello di non aver verificato questo aspetto cruciale: non ha accertato se, al momento della concessione del primo affidamento in prova nel 2013, il condannato fosse già stato dichiarato recidivo reiterato. Solo in caso di risposta affermativa, la preclusione sarebbe stata applicabile. In mancanza di tale verifica, il diniego automatico si rivela illegittimo.

Le Conclusioni

La sentenza in esame riafferma un principio di civiltà giuridica: le preclusioni all’accesso alle misure alternative, pur necessarie per ragioni di sicurezza sociale, devono essere interpretate in modo restrittivo e costituzionalmente orientato. Un’applicazione automatica e indiscriminata contrasterebbe con la finalità rieducativa della pena, negando a priori la possibilità di valutare un eventuale percorso di ravvedimento del condannato. Per i giudici di sorveglianza, ciò comporta l’obbligo di un’analisi più approfondita della storia criminale e penitenziaria del singolo, andando oltre la semplice etichetta di ‘recidivo’ e verificando se sussistono i presupposti specifici che il legislatore, secondo l’interpretazione della Corte Costituzionale, ha inteso porre a fondamento della preclusione.

Un condannato dichiarato recidivo reiterato può sempre essere escluso dalle misure alternative alla detenzione?
No. La preclusione prevista dall’art. 58-quater, comma 7-bis, Ord. pen. non è assoluta. Si applica solo se il nuovo reato è stato commesso dopo aver già fruito di una misura alternativa, concessa quando il soggetto era già stato giudizialmente dichiarato recidivo reiterato.

Quale errore ha commesso il Tribunale di sorveglianza in questo caso?
Il Tribunale ha applicato la preclusione in modo automatico, senza verificare se il precedente affidamento in prova fosse stato concesso quando il condannato era già stato dichiarato recidivo. Questa verifica è un presupposto indispensabile per l’applicazione della norma restrittiva.

Qual è il principio stabilito dalla Corte di Cassazione in questa sentenza?
La Corte, richiamando un’interpretazione della Corte Costituzionale, ha stabilito che per negare le misure alternative a un recidivo reiterato, il giudice deve accertare che la persona abbia tradito una ‘seconda possibilità qualificata’, ovvero una misura alternativa concessagli quando già il suo status di recidivo aggravato era stato accertato in una precedente condanna.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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