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Recidiva e furto: inammissibile il ricorso

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un uomo condannato per furto con destrezza ai danni di una persona che aveva appena prelevato al bancomat. La Corte ha confermato la valutazione sulla recidiva, sottolineando come la condotta particolarmente insidiosa e subdola dell’imputato fosse un chiaro sintomo della sua pericolosità sociale e della persistenza nel percorso criminale, giustificando così la decisione dei giudici di merito.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Recidiva e Condotta Insidiosa: La Cassazione Conferma la Condanna per Furto

L’analisi della recidiva nel diritto penale non è mai un semplice calcolo matematico basato sui precedenti di un imputato. La sua applicazione richiede una valutazione concreta della personalità del reo e della sua pericolosità sociale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce come le modalità stesse del crimine commesso possano diventare l’elemento chiave per confermare la correttezza di tale valutazione. Il caso in esame riguarda un furto con destrezza, ma la decisione offre spunti fondamentali sul peso della condotta insidiosa nel giudizio sulla persistenza criminale.

I Fatti del Caso

Il Tribunale di Parma prima, e la Corte d’Appello di Bologna poi, avevano condannato un uomo alla pena di 8 mesi di reclusione e 180 euro di multa per il reato di furto aggravato. L’imputato aveva commesso il fatto il 5 gennaio 2018. In quell’occasione, si era avvicinato in modo subdolo a una persona che aveva appena prelevato 100 euro in contanti da uno sportello bancomat. Con un comportamento ingannevole, era riuscito a distrarre la vittima, abbassandone la soglia di attenzione, per poi sottrarle con particolare abilità la somma di denaro dalla tasca.

Il Ricorso in Cassazione e la questione della recidiva

L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso in Cassazione lamentando due vizi principali: l’erronea applicazione della legge penale e la mancanza di un’adeguata motivazione in relazione all’applicazione della recidiva. Secondo la difesa, i giudici di merito non avrebbero giustificato in modo sufficiente le ragioni per cui i precedenti penali dell’imputato dovessero tradursi in un aggravamento della pena per il nuovo reato commesso.

Le Motivazioni della Corte: la recidiva e la pericolosità sociale

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo la decisione della Corte d’Appello immune da vizi. I giudici supremi hanno sottolineato che la Corte territoriale ha fatto corretta applicazione della giurisprudenza consolidata, argomentando in modo esauriente e adeguato. Il punto centrale della motivazione risiede nel collegamento tra le modalità del furto e la personalità dell’imputato.

La Corte ha qualificato la condotta come “particolarmente insidiosa”. L’avvicinamento subdolo, l’induzione in errore della vittima e l’abilità nel prelievo del denaro non sono stati considerati semplici dettagli dell’azione criminale, ma veri e propri elementi sintomatici. Essi dimostrano non solo la pericolosità sociale dell’imputato, ma anche la “prosecuzione del processo delinquenziale già avviato”, come documentato dai suoi numerosi precedenti penali. In altre parole, il come è stato commesso il reato ha rivelato una professionalità criminale e una persistenza nel delinquere che giustificano pienamente l’applicazione della recidiva. La decisione si allinea a importanti sentenze delle Sezioni Unite, che hanno stabilito come la valutazione sulla recidiva debba basarsi su un’analisi concreta e non astratta dei precedenti.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

L’ordinanza ribadisce un principio fondamentale: la valutazione sulla recidiva non è automatica. Il giudice deve esaminare se il nuovo reato sia espressione di una maggiore colpevolezza e di una accresciuta pericolosità sociale. In questo contesto, le modalità della condotta illecita assumono un ruolo decisivo. Una condotta particolarmente astuta, abile e insidiosa, come nel caso di specie, diventa la prova concreta che i precedenti penali non sono eventi isolati, ma tappe di un percorso criminale consolidato. Per gli operatori del diritto, questa decisione conferma che contestare l’applicazione della recidiva è molto difficile quando i fatti stessi del nuovo reato dimostrano una spiccata capacità a delinquere. La conseguenza per l’imputato è stata non solo la conferma della condanna, ma anche il pagamento delle spese processuali e di un’ulteriore somma alla Cassa delle Ammende.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché la Corte di Cassazione ha ritenuto che la Corte d’Appello avesse motivato in modo adeguato ed esauriente la sua decisione, applicando correttamente la giurisprudenza consolidata in materia di recidiva, senza incorrere in vizi di legittimità.

In che modo la condotta dell’imputato ha influenzato la decisione sulla recidiva?
La condotta, definita “particolarmente insidiosa” e “subdola”, è stata considerata un elemento sintomatico della pericolosità sociale dell’imputato e della sua persistenza nel commettere reati. Le modalità del furto hanno dimostrato che i suoi precedenti penali non erano episodi isolati, giustificando così l’applicazione della recidiva.

Qual è la conseguenza dell’inammissibilità del ricorso?
La conseguenza è che la condanna a 8 mesi di reclusione e 180 euro di multa diventa definitiva. Inoltre, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di un’ulteriore somma di tremila euro in favore della Cassa delle Ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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