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Recidiva e calcolo pena: la Cassazione corregge

Un imputato, condannato per detenzione di stupefacenti, ha presentato ricorso in Cassazione lamentando, tra le altre cose, un errato calcolo della pena dovuto all’applicazione della recidiva. La Suprema Corte ha parzialmente accolto il ricorso. Pur respingendo i motivi relativi alla mancata informazione sulla giustizia riparativa e sulle pene sostitutive, ha riscontrato un’incongruenza nel calcolo della pena pecuniaria. La Corte ha quindi annullato la sentenza limitatamente a tale aspetto, rideterminando direttamente la multa e chiarendo i limiti del divieto di ‘reformatio in pejus’ e la corretta applicazione degli aumenti di pena per recidiva.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Recidiva e Calcolo della Pena: La Cassazione Annulla e Ridetermina la Sanzione

La corretta determinazione della pena è uno dei momenti più delicati del processo penale, soprattutto quando entra in gioco l’aggravante della recidiva. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha offerto importanti chiarimenti su questo tema, annullando senza rinvio una decisione della Corte d’Appello per un errore nel calcolo della sanzione pecuniaria e specificando i limiti entro cui il giudice può e deve operare. Questo caso dimostra come anche un apparente errore aritmetico possa avere conseguenze significative e giustificare un intervento correttivo da parte della Suprema Corte.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una condanna per detenzione a fini di spaccio di sostanze stupefacenti. L’imputato, trovato in possesso di 33 involucri di eroina, era stato condannato in primo grado, con sentenza confermata in appello, alla pena di 1 anno di reclusione e 2.800,00 euro di multa, già ridotta per la scelta del rito abbreviato. La difesa ha proposto ricorso per cassazione basandosi su quattro motivi principali:

1. La mancata indicazione, nell’atto di citazione in appello, della facoltà di accedere a programmi di giustizia riparativa.
2. L’omesso avviso della possibilità di richiedere la sostituzione della pena detentiva breve con sanzioni alternative.
3. L’errata applicazione dell’aumento di pena per la recidiva, con una motivazione considerata meramente apparente.
4. Il mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche, nonostante la collaborazione dell’imputato che aveva consegnato spontaneamente lo stupefacente.

La Decisione della Corte di Cassazione sulla recidiva e gli altri motivi

La Suprema Corte ha esaminato singolarmente i motivi di ricorso, giungendo a una decisione che accoglie parzialmente le doglianze della difesa, ma solo con riferimento al trattamento sanzionatorio.

Giustizia Riparativa e Pene Sostitutive: Onere della Parte

I primi due motivi sono stati respinti. La Corte ha ribadito un principio consolidato: l’omissione dell’avviso sulla facoltà di accedere alla giustizia riparativa non costituisce una causa di nullità del procedimento. Analogamente, per quanto riguarda le pene sostitutive, è necessario che sia l’interessato a formulare una specifica richiesta. In assenza di tale istanza, il giudice non è tenuto a pronunciarsi d’ufficio sulla loro applicabilità.

L’Errore nel Calcolo della Pena e l’impatto della recidiva

Il terzo motivo, relativo alla recidiva, è stato ritenuto parzialmente fondato. La Cassazione ha rilevato una palese incongruenza nel percorso logico-matematico seguito dai giudici di merito. Il Tribunale aveva fissato una pena base di 1 anno e 6 mesi, ma nel dispositivo finale aveva irrogato 1 anno di reclusione. La Corte ha dedotto che, di fatto, nessun aumento per la recidiva era stato applicato alla pena detentiva, la quale non poteva essere modificata in peggio per il divieto di reformatio in pejus (essendo l’imputato l’unico appellante).

L’errore era invece evidente sulla pena pecuniaria. La multa di 2.800,00 euro appariva scollegata dalla pena base e calcolata in modo esuberante rispetto a quanto dovuto. La Cassazione, riscontrando un mero errore di calcolo, ha deciso di annullare la sentenza su questo punto senza rinvio, potendo essa stessa rideterminare la sanzione corretta. Ha quindi ricalcolato la pena pecuniaria, applicando l’aumento di due terzi per la recidiva specifica e reiterata alla base di 2.000,00 euro e la successiva diminuzione di un terzo per il rito, fissandola in 2.200,00 euro.

Infine, è stato respinto anche il motivo sulle attenuanti generiche, poiché la consegna della droga è stata ritenuta un atto necessitato dal contesto della perquisizione, e non un segno di reale ravvedimento.

le motivazioni

La sentenza si fonda su principi procedurali e sostanziali chiari. Sul piano processuale, viene sottolineato l’onere della parte di attivarsi per richiedere benefici come le pene sostitutive. L’accesso a istituti come la giustizia riparativa, pur promosso dal legislatore, non è presidiato da sanzioni di nullità in caso di omesso avviso, rientrando nella discrezionalità del giudice l’eventuale avvio d’ufficio.

Sul piano sostanziale, il cuore della decisione risiede nella constatazione di un vizio logico e matematico nel calcolo della pena. La Corte ha agito come ‘giudice del fatto’ nel momento in cui ha corretto l’errore aritmetico, in ossequio al principio di economia processuale. La motivazione sottolinea che la pena detentiva, sebbene calcolata erroneamente in favore del reo, non poteva essere aumentata per il divieto di reformatio in pejus. Al contrario, la pena pecuniaria, calcolata erroneamente in danno del reo, doveva essere corretta, riportandola alla misura congrua derivante dalla corretta applicazione degli aumenti per la recidiva e delle diminuzioni per il rito.

le conclusioni

Questa pronuncia offre due importanti lezioni pratiche. In primo luogo, ribadisce che la richiesta di pene alternative e l’accesso a percorsi di giustizia riparativa richiedono un’iniziativa esplicita da parte della difesa. In secondo luogo, evidenzia il potere della Corte di Cassazione di correggere direttamente gli errori di calcolo della pena, quando ciò non richieda ulteriori accertamenti di merito. La decisione assicura così che la sanzione penale sia non solo giusta nella sua motivazione, ma anche matematicamente corretta nella sua quantificazione, garantendo il rispetto dei principi di legalità e proporzionalità della pena.

Un procedimento penale è nullo se l’imputato non viene avvisato della possibilità di accedere alla giustizia riparativa?
No, secondo la sentenza, l’omissione di tale avviso non configura un’ipotesi di nullità del procedimento. La scelta di avviare l’imputato a un programma di giustizia riparativa rientra nella discrezionalità del giudice.

Un giudice può applicare le pene sostitutive a una pena detentiva breve se l’imputato non ne fa richiesta?
No, la Corte ha chiarito che affinché il giudice del gravame sia tenuto a pronunciarsi sull’applicabilità delle sanzioni sostitutive, è necessario che l’interessato formuli una specifica richiesta, al più tardi in sede di conclusioni.

Cosa accade se un giudice commette un errore di calcolo nell’aumentare la pena per la recidiva?
La Corte di Cassazione può intervenire. Se l’errore ha comportato una pena più alta del dovuto, come nel caso della multa in questa sentenza, la Corte può annullare la sentenza sul punto e rideterminare direttamente l’importo corretto. Se l’errore ha comportato una pena più bassa, questa non può essere aumentata se l’unico a impugnare è l’imputato, per il divieto di ‘reformatio in pejus’.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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