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Recidiva e attenuanti: la decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 22395/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro la sentenza della Corte d’Appello di Catania. La Suprema Corte ha ribadito i principi consolidati in materia di recidiva e attenuanti generiche, sottolineando che, per negare le attenuanti, il giudice può limitarsi a evidenziare gli elementi negativi decisivi. Inoltre, la valutazione della recidiva deve fondarsi su un’analisi concreta del legame tra i reati passati e quello attuale, per dimostrare una reale inclinazione a delinquere, e non solo sulla gravità o sulla distanza temporale dei fatti.

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Pubblicato il 25 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Recidiva e attenuanti: la Cassazione conferma la linea dura

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha riaffermato i criteri per la valutazione della recidiva e attenuanti generiche, fornendo importanti chiarimenti su come i precedenti penali influenzino la determinazione della pena. La decisione sottolinea che la concessione di benefici non è automatica e richiede una valutazione rigorosa del percorso criminale dell’imputato. Vediamo nel dettaglio l’analisi della Suprema Corte e le sue implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un individuo contro una sentenza della Corte d’Appello che aveva confermato la sua condanna. L’imputato lamentava due principali violazioni di legge: in primo luogo, il mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche e la contestuale applicazione della recidiva; in secondo luogo, un errore nella determinazione dell’aumento di pena per il reato continuato.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. La decisione si basa sull’applicazione di principi giurisprudenziali ormai consolidati, ritenendo che la Corte d’Appello abbia correttamente applicato le norme e motivato in modo adeguato le proprie scelte sanzionatorie.

Le Motivazioni

L’ordinanza della Cassazione offre spunti di riflessione su due aspetti fondamentali del diritto penale sostanziale e processuale.

### La valutazione della recidiva e delle attenuanti

Il primo motivo di ricorso è stato respinto sulla base di un orientamento costante della giurisprudenza. La Corte ha chiarito che, per negare le attenuanti generiche, non è necessario che il giudice di merito analizzi ogni singolo elemento favorevole o sfavorevole emerso dagli atti. È invece sufficiente che la motivazione si concentri sugli elementi negativi ritenuti decisivi o, in alternativa, sull’assenza di elementi positivi meritevoli di considerazione.

Per quanto riguarda la recidiva e attenuanti, i giudici hanno ribadito che la sua applicazione non può basarsi unicamente sulla gravità dei fatti o sulla loro collocazione temporale. È indispensabile un’analisi concreta del rapporto tra il reato per cui si procede e le condanne precedenti. Il giudice deve verificare se la condotta passata sia indicativa di una ‘perdurante inclinazione al delitto’ che ha influito sulla commissione del nuovo reato. Una semplice successione di reati non è, di per sé, sufficiente a giustificare un aggravamento della pena.

### Il calcolo della pena per il reato continuato

Anche il secondo motivo di ricorso, relativo all’aumento di pena per la continuazione, è stato giudicato infondato. L’imputato contestava la misura dell’aumento, ma la Corte ha osservato che la sua argomentazione si poneva in palese contrasto con il dato normativo. L’articolo 81, quarto comma, del codice penale stabilisce infatti che, quando viene contestata una recidiva reiterata e specifica, l’aumento di pena per la continuazione non può essere inferiore a un terzo della pena base stabilita per il reato più grave. Nel caso di specie, la Corte d’Appello si è attenuta scrupolosamente a tale previsione, rendendo la doglianza dell’imputato priva di fondamento.

Le Conclusioni

Questa pronuncia consolida un approccio rigoroso nella valutazione della personalità dell’imputato ai fini della determinazione della pena. La decisione ribadisce che i precedenti penali non sono un mero dato anagrafico, ma un elemento cruciale per valutare la pericolosità sociale e la meritevolezza di benefici come le attenuanti generiche. Per gli operatori del diritto, emerge la necessità di argomentare in modo specifico non solo l’assenza di negatività, ma la presenza di elementi positivi concreti che possano giustificare una mitigazione della pena, specialmente in presenza di una storia criminale significativa.

Per negare le attenuanti generiche, il giudice deve esaminare tutti gli elementi a favore e sfavore dell’imputato?
No, secondo la Corte è sufficiente un congruo riferimento agli elementi negativi ritenuti decisivi o all’assenza di elementi positivi, rimanendo gli altri elementi superati da tale valutazione.

Come deve essere valutata la recidiva per giustificare una pena più severa?
La valutazione non può basarsi esclusivamente sulla gravità dei fatti o sull’arco temporale. Il giudice deve esaminare in concreto il rapporto tra il nuovo reato e le condanne precedenti per verificare se queste indichino una perdurante inclinazione al delitto che ha agito come fattore criminogeno.

In caso di recidiva reiterata e specifica, come si calcola l’aumento di pena per il reato continuato?
L’aumento di pena per la continuazione non può essere inferiore a un terzo della pena stabilita per il reato più grave, come previsto dall’art. 81, quarto comma, del codice penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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