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Recidiva e attenuanti: la Cassazione fa chiarezza

Un cittadino straniero, precedentemente espulso, ha fatto rientro illegale in Italia ed è stato condannato. La Corte di Cassazione ha respinto il suo ricorso, confermando l’applicazione della circostanza aggravante della recidiva reiterata anche senza una precedente dichiarazione specifica, basandosi sui suoi precedenti penali. La Corte ha inoltre ritenuto legittimo il diniego delle circostanze attenuanti generiche a causa della gravità della condotta e dei precedenti dell’imputato.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Recidiva e Rientro Illegale: La Cassazione Conferma la Linea Dura

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 10900 del 2024, offre importanti chiarimenti su due temi centrali del diritto penale: l’applicazione della recidiva reiterata e la concessione delle circostanze attenuanti generiche. Il caso riguarda un cittadino straniero condannato per essere rientrato illegalmente in Italia dopo un provvedimento di espulsione. La Corte ha rigettato il ricorso, confermando un orientamento rigoroso basato sia su principi procedurali che sostanziali.

I Fatti del Caso

Un cittadino straniero era stato condannato in primo grado dal Tribunale di Agrigento alla pena di un anno, un mese e dieci giorni di reclusione per aver violato la legge sull’immigrazione. Nello specifico, dopo aver ricevuto un ordine di espulsione valido per cinque anni, era rientrato nel territorio nazionale senza la necessaria autorizzazione ministeriale. La Corte d’Appello di Palermo aveva successivamente confermato integralmente la sentenza di primo grado.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su due principali motivi:
1. Erronea applicazione della recidiva: Si contestava l’applicazione dell’aggravante della recidiva reiterata (art. 99, quarto comma, c.p.), sostenendo che non fosse mai stata applicata in precedenza e che i giudici non avessero condotto una concreta verifica sulla sua pericolosità sociale.
2. Vizio di motivazione: Si lamentava il mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche, a suo dire negato senza una valida motivazione e senza considerare il suo comportamento collaborativo durante il processo.

La Decisione della Corte: l’Importanza della Recidiva

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso infondato. Riguardo al primo motivo, i giudici hanno evidenziato una fondamentale questione procedurale: la doglianza relativa alla recidiva non era stata sollevata nei motivi d’appello. Secondo l’art. 609 c.p.p., non è possibile introdurre per la prima volta in Cassazione questioni non devolute al giudice di secondo grado. Questo principio serve a garantire l’ordine processuale ed evitare annullamenti basati su punti che la corte inferiore non ha mai avuto modo di esaminare.

Nel merito, la Corte ha comunque richiamato una recente pronuncia delle Sezioni Unite (n. 32318/2023), la quale ha stabilito che per l’applicazione della recidiva reiterata è sufficiente che l’imputato abbia già riportato più condanne definitive per reati che esprimono una maggiore pericolosità sociale, senza che sia necessaria una precedente dichiarazione formale di recidiva semplice.

Le motivazioni

La Corte ha spiegato che le questioni non sollevate in appello non possono essere dedotte per la prima volta in Cassazione. Questa regola processuale impedisce alle parti di ‘riservare’ argomenti per l’ultimo grado di giudizio, garantendo un processo ordinato. Nel merito, i giudici hanno chiarito che la recidiva reiterata può essere applicata quando la storia criminale di un imputato, con più condanne passate in giudicato, dimostra una spiccata e persistente pericolosità sociale. Il giudice di primo grado aveva ampiamente motivato questo aspetto, sottolineando la gravità dei reati precedenti e l’incapacità dell’imputato di essere dissuaso dalle sanzioni già subite. Riguardo al diniego delle attenuanti, la motivazione è stata ritenuta adeguata. La Corte d’Appello aveva correttamente considerato i gravi precedenti penali dell’imputato (tra cui detenzione di stupefacenti, furto e minaccia) e la serietà del rientro illegale dopo un rimpatrio coattivo. La legge non impone al giudice di analizzare ogni singolo potenziale fattore a favore, essendo sufficiente che si concentri su quelli ritenuti decisivi.

Le conclusioni

Questa sentenza ribadisce due importanti principi. Il primo, di natura processuale, è che i motivi di impugnazione devono essere specifici e tempestivi, presentati nel grado di giudizio corretto. Il secondo, di diritto sostanziale, è che la recidiva reiterata viene interpretata in modo rigoroso: una storia di reati gravi e ripetuti è sufficiente a giustificarne l’applicazione, poiché riflette una consolidata tendenza a delinquere. La decisione conferma infine l’ampia discrezionalità dei giudici di merito nel concedere o negare le attenuanti generiche, a patto che la loro motivazione sia logica e fondata sugli atti processuali.

Quando si applica la recidiva reiterata?
Secondo la sentenza, citando un precedente delle Sezioni Unite, la recidiva reiterata si applica quando l’imputato, al momento della commissione del nuovo reato, risulta già gravato da più sentenze definitive per reati commessi in precedenza che sono espressivi di una maggiore pericolosità sociale, senza che sia necessaria una previa dichiarazione di recidiva semplice.

Perché sono state negate le circostanze attenuanti generiche?
Le circostanze attenuanti generiche sono state negate perché i giudici hanno ritenuto prevalenti gli elementi negativi, quali i gravi precedenti penali dell’imputato (reati di particolare allarme sociale come detenzione di stupefacenti, furto e minaccia), la gravità della condotta (rientro in Italia dopo un rimpatrio forzato) e l’intensità del dolo.

È possibile presentare un nuovo motivo di ricorso per la prima volta in Cassazione?
No, la sentenza chiarisce che il combinato disposto degli artt. 606 e 609 del codice di procedura penale impedisce di proporre in Cassazione questioni che non siano state specificamente prospettate nei motivi di appello. Questo principio delimita l’oggetto del giudizio di legittimità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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