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Recidiva aggravata: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro una condanna per reati legati agli stupefacenti. I motivi, incentrati sulla contestazione della recidiva aggravata e sulla mancata concessione delle attenuanti generiche prevalenti, sono stati ritenuti generici e non idonei a superare il vaglio di legittimità, in quanto non si confrontavano adeguatamente con la solida motivazione della corte d’appello.

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Pubblicato il 1 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Recidiva Aggravata: Limiti e Criteri nel Ricorso per Cassazione

La corretta applicazione della recidiva aggravata e il bilanciamento delle circostanze attenuanti sono temi cruciali nel diritto penale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre l’opportunità di approfondire i criteri di ammissibilità di un ricorso che contesta questi aspetti. Vediamo come la Suprema Corte ha affrontato un caso in cui i motivi di appello sono stati giudicati troppo generici per essere accolti.

Il Percorso Giudiziario: dalla Condanna al Ricorso

Il caso ha origine dalla condanna di un individuo a otto mesi di reclusione e 1.000 euro di multa per reati connessi al traffico di sostanze stupefacenti. La sentenza, emessa in primo grado, è stata integralmente confermata dalla Corte d’Appello.

Contro questa decisione, la difesa dell’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, sollevando due questioni principali:
1. Un’errata applicazione della recidiva aggravata, ritenuta ingiustificata.
2. La mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche in misura prevalente rispetto all’aggravante contestata.

L’imputato, attraverso il suo legale, lamentava una violazione di legge e un vizio di motivazione da parte dei giudici di merito.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito delle questioni sollevate, ma si ferma a un livello precedente: quello della validità stessa dei motivi presentati. Secondo i giudici, le doglianze erano state formulate in modo tale da non essere ammissibili in sede di legittimità.

Di conseguenza, l’imputato è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3.000 euro alla Cassa delle ammende.

Le Motivazioni della Decisione

Per comprendere appieno il verdetto, è essenziale analizzare le motivazioni che hanno portato la Corte a questa conclusione. I giudici hanno esaminato separatamente i due motivi del ricorso, evidenziandone le debolezze.

La Gestione della Recidiva Aggravata

Sul primo punto, la Cassazione ha sottolineato che il ricorso era privo di un adeguato confronto con le argomentazioni della Corte d’Appello. La sentenza impugnata aveva fornito una motivazione lineare, congrua e priva di contraddizioni sulla sussistenza della recidiva. I giudici di merito non si erano limitati a prendere atto dei precedenti penali dell’imputato, ma avevano svolto un’analisi approfondita, in linea con i principi dettati dall’articolo 133 del codice penale.

In particolare, avevano esaminato il rapporto tra il reato in giudizio e le condanne precedenti, verificando se la condotta passata fosse indicativa di una ‘perdurante inclinazione al delitto’ che avesse agito come fattore criminogeno. Un’analisi di questo tipo, ben motivata, non può essere messa in discussione con un ricorso generico in Cassazione.

Il Bilanciamento delle Circostanze

Anche la seconda critica, relativa al mancato riconoscimento delle attenuanti generiche come prevalenti, è stata giudicata manifestamente infondata. La Corte d’Appello aveva chiaramente spiegato le ragioni per cui non concedere tale beneficio, con una motivazione logica e coerente con le risultanze processuali.

La Cassazione ha ribadito un principio consolidato: il giudizio di comparazione tra circostanze aggravanti e attenuanti è una valutazione discrezionale del giudice di merito. Tale valutazione non è sindacabile in sede di legittimità, a meno che non sia frutto di arbitrarietà o di un ragionamento palesemente illogico. Nel caso di specie, la motivazione era sufficiente e quindi insindacabile.

Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un’importante lezione processuale: un ricorso per cassazione, per essere ammissibile, deve confrontarsi in modo specifico e puntuale con la motivazione della sentenza che intende criticare. Non è sufficiente presentare doglianze generiche o riproporre le stesse questioni già respinte nei gradi di merito. Per contestare l’applicazione della recidiva aggravata, è necessario dimostrare un vizio logico o una violazione di legge nel ragionamento del giudice, non semplicemente un disaccordo con la sua valutazione. Allo stesso modo, le decisioni sul bilanciamento delle circostanze, se adeguatamente motivate, godono di un’ampia discrezionalità che la Corte di Cassazione tende a rispettare.

Perché il ricorso sulla recidiva aggravata è stato giudicato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché non si confrontava specificamente con le motivazioni della Corte d’Appello, che aveva giustificato l’applicazione della recidiva non solo sulla base dei precedenti, but analizzando il legame tra questi e il nuovo reato come indice di una persistente inclinazione a delinquere.

È sufficiente avere precedenti penali per l’applicazione automatica della recidiva aggravata?
No. Secondo la Corte, il giudice non deve limitarsi a constatare l’esistenza di precedenti specifici, ma deve esaminare concretamente il rapporto tra il nuovo reato e le condanne passate per verificare se la condotta pregressa indichi una ‘perdurante inclinazione al delitto’ che ha influito sulla commissione del nuovo crimine.

Quando la Cassazione può rivedere la decisione sulle circostanze attenuanti generiche?
La Corte di Cassazione può intervenire solo se la decisione del giudice di merito sul bilanciamento delle circostanze è frutto di mero arbitrio, di un ragionamento palesemente illogico o se è priva di una motivazione sufficiente. Al di fuori di questi casi, si tratta di una valutazione discrezionale insindacabile in sede di legittimità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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