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Reazione ad atto arbitrario: quando è giustificata?

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha confermato la condanna di una donna per resistenza e lesioni a un pubblico ufficiale. Nonostante l’atto dei carabinieri fosse proceduralmente illegittimo, la sua reazione violenta e sproporzionata ha escluso l’applicazione della scriminante per la reazione ad atto arbitrario, sottolineando il principio di necessaria proporzionalità tra l’abuso subito e la reazione del cittadino.

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Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reazione ad Atto Arbitrario: la Cassazione fissa il paletto della proporzionalità

Il confine tra una legittima reazione ad atto arbitrario di un pubblico ufficiale e un’azione penalmente rilevante è spesso sottile. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 13364/2025) offre un chiarimento fondamentale: anche di fronte a un’azione illegittima delle forze dell’ordine, la reazione del cittadino non può essere violenta e sproporzionata. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Una donna veniva condannata in primo e secondo grado per i reati di resistenza a pubblico ufficiale e lesioni personali. La vicenda trae origine da un’escussione della donna presso una stazione dei Carabinieri, condotta con modalità procedurali non corrette. In particolare, le venivano poste domande come se fosse una persona informata sui fatti, mentre la sua posizione era già quella di persona indagata, con il conseguente diritto a non rispondere e ad essere assistita da un difensore.

Di fronte a questa che la difesa ha definito un’illegittimità dell’atto, la donna reagiva con veemenza: danneggiava le suppellettili dell’ufficio, rovesciando il monitor di un computer, e si scagliava contro un appuntato, schiaffeggiandolo, facendogli cadere gli occhiali e graffiandolo, cagionandogli lesioni guaribili in cinque giorni.

La difesa ha basato il ricorso in Cassazione sull’applicabilità della scriminante prevista dall’art. 393-bis del codice penale, che giustifica la reazione a un atto arbitrario del pubblico ufficiale.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, confermando la condanna della donna. I giudici hanno ritenuto che, sebbene l’atto compiuto dai militari fosse oggettivamente illegittimo sotto il profilo procedurale, la condotta della donna non potesse essere giustificata.

Il punto centrale della decisione risiede nella valutazione della proporzionalità. Secondo la Corte, la reazione ad atto arbitrario deve essere proporzionata all’abuso subito. In questo caso, la violenza fisica contro l’agente e il danneggiamento dei beni sono stati considerati “macroscopicamente sproporzionati” rispetto all’illegittimità procedurale commessa dai carabinieri.

L’interpretazione della scriminante per la reazione ad atto arbitrario

La Corte ha colto l’occasione per ribadire la sua interpretazione della scriminante. Un atto di un pubblico ufficiale è considerato “arbitrario” non solo quando è soggettivamente malizioso o vessatorio, ma anche quando è oggettivamente illegittimo e disfunzionale rispetto ai fini istituzionali. Tuttavia, l’esistenza di un atto illegittimo non dà al cittadino “carta bianca” per reagire in qualsiasi modo.

La questione della procedibilità per le lesioni

Un altro motivo di ricorso riguardava la procedibilità del reato di lesioni. La difesa sosteneva che, una volta assorbita l’aggravante dell’art. 576 c.p. (lesioni a pubblico ufficiale) in quella del nesso teleologico (art. 61 n. 2 c.p.), il reato sarebbe dovuto diventare procedibile a querela, mai presentata. La Corte ha respinto anche questa doglianza, chiarendo che il nesso teleologico tra le lesioni e la resistenza a pubblico ufficiale (reato procedibile d’ufficio) rende a sua volta procedibile d’ufficio anche il reato di lesioni, in virtù del combinato disposto degli artt. 582 e 585 c.p.

le motivazioni

La motivazione della Corte si fonda su un principio di bilanciamento. Da un lato, si riconosce il diritto del cittadino a non subire atti illegittimi da parte della pubblica autorità. Dall’altro, si afferma la necessità di tutelare l’ordine pubblico e l’integrità fisica degli agenti.

La sentenza stabilisce che la valutazione per l’applicazione della scriminante della reazione ad atto arbitrario deve superare un doppio vaglio:

1. L’esistenza di un atto arbitrario: L’atto del pubblico ufficiale deve essere oggettivamente illegittimo, anche senza una specifica volontà di abusare del proprio potere.
2. La proporzionalità della reazione: La reazione del privato deve essere adeguata e proporzionata alla gravità dell’atto subito. Una reazione violenta, come quella del caso di specie, a fronte di un vizio procedurale (seppur rilevante), rompe questo nesso di proporzionalità.

La Corte ha sottolineato come la possibilità di contestare la validità dell’atto nelle sedi competenti fosse la via corretta da percorrere, e non la reazione violenta. La reazione è stata definita “irragionevole e del tutto sproporzionata”, escludendo quindi la sussistenza della causa di non punibilità.

le conclusioni

Questa sentenza riafferma un principio cardine del nostro ordinamento: la legge non ammette forme di autotutela violenta, nemmeno di fronte a un’azione illegittima dello Stato. Il cittadino ha il diritto e il dovere di opporsi agli abusi, ma deve farlo attraverso gli strumenti legali a sua disposizione. La reazione ad atto arbitrario è una causa di giustificazione eccezionale, che può trovare applicazione solo quando la risposta del privato sia contenuta entro i limiti della proporzionalità rispetto all’offesa ricevuta. Qualsiasi eccesso, specialmente se connotato da violenza fisica, sarà considerato un reato autonomo e punito come tale.

È sempre giustificata una reazione violenta a un atto illegittimo di un pubblico ufficiale?
No. Secondo la sentenza, anche di fronte a un atto oggettivamente illegittimo, la reazione del cittadino non è giustificata se è violenta e “macroscopicamente sproporzionata” rispetto all’abuso subito. La giustificazione legale richiede un rapporto di proporzionalità.

Cosa si intende per “atto arbitrario” ai fini dell’applicazione della scriminante?
La Corte chiarisce che per “atto arbitrario” si intende un comportamento oggettivamente illegittimo del pubblico agente, che sia disfunzionale rispetto al fine per cui il potere gli è stato conferito. Non è necessario che l’agente agisca con la consapevolezza di commettere un abuso o con intenti vessatori.

In questo caso, perché la reazione dell’imputata è stata considerata sproporzionata?
La reazione è stata ritenuta sproporzionata perché, a fronte di un’illegittimità di natura procedurale (l’escussione senza le garanzie difensive), l’imputata ha risposto con una violenza concreta e significativa: ha danneggiato le suppellettili dell’ufficio e ha aggredito fisicamente un agente, causandogli lesioni personali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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