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Reato unico stupefacenti: detenzione e cessione

La Corte di Cassazione ha stabilito che la detenzione di diverse tipologie di sostanze stupefacenti e la contemporanea tentata cessione di una piccola parte di esse configurano un reato unico stupefacenti, e non una pluralità di illeciti, qualora l’intera condotta sia qualificabile come ‘fatto di lieve entità’. Con la sentenza n. 26289/2024, la Corte ha annullato la decisione di merito che aveva erroneamente condannato un’imputata per due reati distinti in continuazione, ricalcolando la pena in una misura inferiore.

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Pubblicato il 1 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reato Unico Stupefacenti: Quando Detenzione e Tentata Vendita Sono la Stessa Cosa

La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 26289 del 2024, ha chiarito un punto fondamentale in materia di reati di droga, specificando quando diverse condotte illecite debbano essere considerate un reato unico stupefacenti. La pronuncia stabilisce che la detenzione di varie tipologie di droga e il contestuale tentativo di cederne una piccola parte, se l’intera azione rientra nel ‘fatto di lieve entità’, costituiscono un solo reato e non due illeciti separati. Analizziamo insieme la vicenda e i principi di diritto affermati.

I Fatti del Caso: Detenzione di più Droghe e Tentata Cessione

Una donna veniva condannata nei primi due gradi di giudizio per due distinti reati, uniti dal vincolo della continuazione. Le accuse erano:
1. Detenzione ai fini di spaccio di cocaina (4 grammi in 19 dosi), eroina (14 grammi in 7 dosi) e hashish (4 grammi).
2. Tentata cessione di cocaina per un importo di 80 euro, non andata a buon fine per l’intervento delle forze dell’ordine.

Entrambi i fatti erano avvenuti nel medesimo contesto spazio-temporale, durante un servizio di osservazione della polizia giudiziaria.

La Decisione dei Giudici di Merito: Due Reati in Continuazione

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano ritenuto che le due condotte (la detenzione delle diverse sostanze e il tentativo di vendita di una di esse) costituissero due reati autonomi. Di conseguenza, avevano calcolato la pena partendo da quella base per un reato e aumentandola per la continuazione con il secondo. La difesa dell’imputata ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che si trattasse in realtà di un’unica condotta criminosa.

L’Analisi della Cassazione sul Reato Unico Stupefacenti

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, ribaltando la valutazione dei giudici di merito. Il ragionamento della Corte si basa su principi giurisprudenziali consolidati, in particolare quelli relativi al fatto di lieve entità previsto dall’art. 73, comma 5, del Testo Unico Stupefacenti.

Il Principio del Reato Unico in Materia di Stupefacenti

La Cassazione ha affermato che diverse condotte previste dall’art. 73 (come detenere, offrire, vendere) perdono la loro individualità e si fondono in un unico reato quando sono manifestazioni della disposizione della medesima sostanza e avvengono contestualmente o senza apprezzabili interruzioni, in funzione di un unico fine. Nel caso specifico, la detenzione e la tentata cessione erano ontologicamente e cronologicamente inscindibili, essendo avvenute nello stesso momento e luogo.

L’Irrilevanza della Diversità di Sostanze nel Fatto di Lieve Entità

Il punto cruciale della sentenza riguarda la gestione di droghe diverse. La Corte d’Appello aveva giustificato la duplicità di reati sulla base della presenza di sostanze eterogenee (cocaina, eroina, hashish). La Cassazione, richiamando una pronuncia delle Sezioni Unite (sent. Murolo, n. 51063/2018), ha smontato questa tesi. È stato chiarito che, quando la detenzione di sostanze diverse è qualificabile nel suo complesso come ‘fatto di lieve entità’, essa integra un unico reato e non una pluralità di illeciti. Questa ipotesi autonoma di reato è punita con una pena unica, indifferenziata rispetto alla tipologia di stupefacente.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte si fondano sulla necessità di una valutazione complessiva della condotta. Se le diverse azioni (detenere più droghe e tentare di venderne una) sono strettamente connesse e non presentano soluzioni di continuità, esse rappresentano un’unica manifestazione della volontà criminale. La qualificazione dell’intero episodio come ‘fatto di lieve entità’ da parte del giudice di primo grado è stata decisiva: una volta accertata la lieve entità, non è più possibile suddividere la condotta in tanti reati quante sono le tipologie di droga o le azioni compiute. Pertanto, la Corte territoriale ha errato nel ritenere sussistente una pluralità di reati.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

La sentenza ha annullato la decisione impugnata senza rinvio, ma limitatamente al trattamento sanzionatorio. La Cassazione ha potuto ricalcolare direttamente la pena, eliminando l’aumento per la continuazione che era stato illegittimamente applicato. La pena è stata così determinata in otto mesi di reclusione e sedicimila euro di multa. Questa pronuncia rafforza un importante principio di diritto: nei casi di spaccio di lieve entità, la contestualità di più azioni e la presenza di droghe diverse non comportano automaticamente un aggravamento della pena tramite il concorso di reati, ma devono essere valutate unitariamente per definire un unico illecito penale.

La detenzione di droga e il tentativo di venderne una piccola parte sono due reati distinti?
No, secondo la sentenza non sono due reati distinti se le condotte avvengono nello stesso contesto spazio-temporale, senza apprezzabili interruzioni, e sono qualificabili nel loro complesso come ‘fatto di lieve entità’. In tal caso, si configura un reato unico.

Se una persona detiene diversi tipi di droga (es. cocaina ed eroina), commette più reati?
Non necessariamente. La sentenza chiarisce che la detenzione nel medesimo contesto di sostanze stupefacenti diverse, se qualificabile complessivamente come ‘fatto di lieve entità’, integra un unico reato e non una pluralità di reati in concorso tra loro.

Cosa significa che la Cassazione annulla la sentenza ‘limitatamente al trattamento sanzionatorio’?
Significa che la Corte di Cassazione ha ritenuto corretta l’affermazione di responsabilità penale dell’imputata, ma ha giudicato errato il calcolo della pena effettuato dal giudice precedente. Annullando solo su questo punto, la Corte ha potuto ricalcolare direttamente la sanzione in modo corretto, senza la necessità di un nuovo processo di merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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