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Reato transnazionale: la Cassazione chiarisce

Un soggetto condannato per traffico di stupefacenti ricorre in Cassazione contestando l’applicazione dell’aggravante di reato transnazionale. Sostiene che il gruppo criminale non avesse la struttura organizzata richiesta dalla normativa. La Suprema Corte rigetta il ricorso, chiarendo che per l’aggravante è sufficiente un’organizzazione anche minimale e non occasionale, finalizzata a commettere crimini che attraversano i confini nazionali. La sentenza conferma che la pianificazione e l’esecuzione di un’importazione di droga tra più Stati integra pienamente il reato transnazionale.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reato Transnazionale: Struttura Minima del Gruppo e Confini Nazionali

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 10895 del 2025, offre un importante chiarimento sui presupposti per l’applicazione dell’aggravante del reato transnazionale. Questa pronuncia è fondamentale per comprendere quando un’attività criminale, in particolare nel campo del traffico di stupefacenti, assume una dimensione internazionale tale da giustificare un inasprimento della pena. L’analisi della Corte si concentra sulla definizione di ‘gruppo criminale organizzato’, specificando che non è necessaria una struttura complessa per configurare tale aggravante.

I Fatti del Caso: Traffico Internazionale di Stupefacenti

Il caso trae origine da una condanna per traffico di un ingente quantitativo di cocaina (oltre un chilo), proveniente dall’Olanda e destinato al mercato italiano. L’imputato, condannato in primo e secondo grado, decide di ricorrere alla Corte di Cassazione, contestando in particolare un punto: l’applicazione dell’aggravante della transnazionalità prevista dalla Legge n. 146/2006. Secondo la difesa, non vi era prova sufficiente che il gruppo coinvolto avesse le caratteristiche di un ‘gruppo criminale organizzato’ così come definito dalla normativa internazionale (Risoluzione ONU n. 55/2000), ovvero un gruppo strutturato, non casuale e operante nel tempo.

La Questione Giuridica sul Reato Transnazionale

Il cuore della questione legale ruota attorno all’interpretazione dell’aggravante del reato transnazionale. Il ricorrente sosteneva che i giudici di merito avessero errato nel ritenere sussistente tale circostanza senza aver dimostrato l’esistenza di un’organizzazione criminale complessa e stabile. Il ricorso mirava a dimostrare che l’operazione illecita, pur avendo coinvolto più Stati, non era riconducibile a un gruppo con le connotazioni richieste dalla legge, ma piuttosto a un’associazione estemporanea di persone.

La Decisione della Corte di Cassazione e le Motivazioni

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato e confermando la decisione della Corte d’Appello. Le motivazioni della Corte forniscono una guida preziosa per l’applicazione dell’aggravante.

La Nozione di ‘Gruppo Criminale Organizzato’

Uno dei passaggi più significativi della sentenza è la definizione di ‘gruppo criminale organizzato’. La Corte, richiamando precedenti pronunce, chiarisce che per integrare l’aggravante non è necessaria un’organizzazione complessa, gerarchica o stabile nel tempo come quella tipica dell’associazione a delinquere (art. 74 d.P.R. 309/1990). È sufficiente la presenza di:

* Una struttura organizzativa anche minimale.
* La non occasionalità o estemporaneità dei rapporti tra i membri.
* La finalizzazione a commettere uno o più reati per ottenere un vantaggio economico o materiale.

Questa interpretazione estende l’applicazione dell’aggravante anche a gruppi meno strutturati, purché dimostrino un minimo di pianificazione e coordinamento che superi la mera occasionalità.

L’Applicazione al Caso Concreto e l’Analisi delle Prove

Nel caso specifico, la Corte ha ritenuto che gli elementi probatori, in particolare le intercettazioni telefoniche, dimostrassero in modo inequivocabile la sussistenza di un gruppo organizzato. Dalle conversazioni emergeva chiaramente che l’imputato non solo era a conoscenza della provenienza estera dello stupefacente, ma svolgeva un ruolo attivo nel monitorare il trasporto. Il gruppo aveva pianificato l’importazione, gestito gli imprevisti (come il guasto del veicolo in Austria) e discusso dettagli operativi (come il taglio della droga). Questi elementi, secondo la Corte, provano l’esistenza di una pianificazione e di un coordinamento che vanno ben oltre un accordo estemporaneo, integrando pienamente i requisiti del reato transnazionale.

Conclusioni: le Implicazioni della Sentenza sul Reato Transnazionale

La sentenza consolida un orientamento giurisprudenziale volto a contrastare con efficacia la criminalità che opera oltre i confini nazionali. Stabilendo che per l’aggravante del reato transnazionale è sufficiente un’organizzazione criminale anche minimale, la Corte di Cassazione abbassa la soglia probatoria richiesta per la sua applicazione, rendendo più efficace lo strumento sanzionatorio. La decisione sottolinea che l’elemento qualificante non è la complessità della struttura, ma la capacità del gruppo di pianificare ed eseguire un reato che abbia concretamente una dimensione internazionale, sia nella sua ideazione, sia nella sua esecuzione o nei suoi effetti.

Quando si applica l’aggravante del reato transnazionale?
Risposta: Si applica quando un reato, punibile con una pena massima non inferiore a quattro anni, è commesso con il contributo di un gruppo criminale organizzato attivo in più di uno Stato, oppure quando la sua preparazione, pianificazione o controllo avvengono in un altro Stato, o ancora quando produce effetti sostanziali in un altro Stato.

Che caratteristiche deve avere un ‘gruppo criminale organizzato’ per far scattare l’aggravante?
Risposta: Secondo la sentenza, non è necessaria una struttura complessa e stabile. È sufficiente un’organizzazione anche minimale, composta da tre o più persone, che collabori in modo non occasionale per commettere reati al fine di ottenere un vantaggio economico o materiale.

Perché la Corte di Cassazione ha confermato la condanna in questo caso?
Risposta: La Corte ha confermato la condanna perché le prove, in particolare le intercettazioni, dimostravano l’esistenza di un gruppo organizzato che aveva pianificato l’importazione di droga dall’estero, monitorato il trasporto attraverso più Stati (Olanda, Austria, Italia) e gestito gli imprevisti. Questo dimostrava un coordinamento e una pianificazione che integravano pienamente i requisiti del reato transnazionale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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