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Reato presupposto riciclaggio: la Cassazione annulla

La Corte di Cassazione ha annullato una condanna per tentato riciclaggio a carico di un individuo trovato in possesso di 770.000 euro. La decisione si fonda sulla carenza di prove riguardo al reato presupposto riciclaggio. I giudici hanno stabilito che una generica e ipotetica evasione fiscale, non supportata da elementi concreti, non è sufficiente per configurare il delitto di riciclaggio, rinviando il caso alla Corte di Appello per una nuova valutazione.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reato Presupposto Riciclaggio: Non Basta una Semplice Congettura

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 7134 del 2024, ha riaffermato un principio fondamentale in materia di riciclaggio: per una condanna non è sufficiente una generica ipotesi sul reato presupposto riciclaggio, ma è necessaria una prova concreta della sua esistenza. La Corte ha annullato con rinvio la condanna di un soggetto trovato in possesso di una somma ingente di denaro, criticando la motivazione della Corte di Appello per la sua astrattezza e contraddittorietà.

I Fatti del Caso: Il Ritrovamento di un’Ingente Somma di Denaro

Il caso trae origine dalla condanna in primo e secondo grado di un imprenditore per tentato riciclaggio, ai sensi degli artt. 56 e 648-bis del codice penale. L’imputato era stato trovato in possesso di ben 770.000 euro in contanti. Secondo i giudici di merito, la provenienza delittuosa del denaro era da individuarsi in ipotetici reati di evasione fiscale, data l’impossibilità per l’imputato di giustificare legalmente la disponibilità di una tale somma.

Il Ricorso in Cassazione: La Critica alla Mancata Prova del Reato Presupposto Riciclaggio

La difesa ha presentato ricorso in Cassazione lamentando l’erronea applicazione dell’art. 648-bis c.p. e la manifesta illogicità della motivazione. Il punto centrale del ricorso era la totale assenza di prove concrete riguardo al reato presupposto riciclaggio. La Corte d’Appello si era limitata a formulare una congettura generica e astratta, ipotizzando che il denaro provenisse da delitti tributari previsti dal d.lgs. 74/2000.

Secondo il ricorrente, i giudici di merito avevano dedotto automaticamente la provenienza illecita del denaro e la consapevolezza dell’imputato (il dolo) dalla sola mancata giustificazione del possesso, senza alcun elemento specifico che collegasse quella somma a un preciso delitto. In assenza di un’individuazione, anche solo a livello di gravità indiziaria, del delitto originario, il mero possesso del denaro non può integrare il reato di riciclaggio.

Le Motivazioni della Suprema Corte: La Tautologia della Corte d’Appello

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, definendo la motivazione della sentenza impugnata come “gravemente contraddittoria”. I giudici di legittimità hanno evidenziato un’evidente tautologia nel ragionamento della Corte territoriale. Da un lato, si evidenziava che l’imputato era legale rappresentante di una società di fatto inesistente e aveva omesso di presentare dichiarazioni dei redditi. Dall’altro, si concludeva che proprio per l’assenza di redditi dichiarati, l’imputato non poteva essere considerato l’autore dei reati fiscali presupposti.

Questo ragionamento circolare è stato censurato dalla Cassazione. La Corte d’Appello non ha spiegato perché gli indizi a carico dell’imputato (la carica sociale, l’omissione delle dichiarazioni) non potessero, almeno in via presuntiva, far ricondurre a lui stesso la commissione del reato presupposto. Il reato di riciclaggio, infatti, è incompatibile con la partecipazione attiva al reato presupposto, ma la Corte d’Appello non ha adeguatamente esplorato questa dinamica, arrestandosi a una constatazione illogica. Mancava, inoltre, una specifica individuazione della tipologia di reato tributario che avrebbe generato il profitto illecito.

Le Conclusioni: Annullamento con Rinvio per una Nuova Valutazione

In conclusione, la Suprema Corte ha annullato la sentenza impugnata, ma limitatamente alla qualificazione giuridica del fatto. Il caso è stato rinviato ad un’altra sezione della Corte di Appello di Roma per un nuovo giudizio. Questo nuovo esame dovrà partire da un presupposto chiaro: non si può fondare una condanna per riciclaggio su ipotesi astratte e indeterminate. Sarà necessario accertare, con elementi concreti e non con mere congetture, l’esistenza di uno specifico reato presupposto riciclaggio da cui il denaro presumibilmente proviene. Questa decisione ribadisce la necessità di un rigoroso onere probatorio a carico dell’accusa, a garanzia dei principi fondamentali del diritto penale.

Per una condanna per riciclaggio è necessario provare con certezza il reato da cui proviene il denaro?
La sentenza chiarisce che non è necessaria una condanna passata in giudicato per il reato presupposto, ma la sua esistenza deve essere dimostrata con elementi concreti e specifici. Non sono sufficienti ipotesi generiche, astratte o tra loro incompatibili, come una non meglio specificata “evasione fiscale”.

Il solo possesso di una grande somma di denaro in contanti è sufficiente per essere condannati per riciclaggio?
No. Secondo questa pronuncia, il mero possesso di una somma ingente, anche se non giustificato, non basta per integrare il reato di riciclaggio. È necessario che l’accusa fornisca elementi idonei a specificare l’effettiva esistenza e individuazione di un delitto presupposto da cui quel denaro abbia avuto origine.

Cosa significa che la motivazione di una sentenza è ‘tautologica’?
Significa che il ragionamento è circolare e non fornisce una vera spiegazione. Nel caso di specie, la Corte d’Appello ha affermato che l’imputato non poteva essere l’autore del reato fiscale presupposto proprio per l’assenza di redditi, motivazione che la Cassazione ha ritenuto illogica e priva di reale contenuto probatorio, poiché non spiegava perché gli indizi esistenti non fossero stati approfonditi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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