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Reato presupposto: necessario per il sequestro

La Corte di Cassazione ha annullato un sequestro preventivo di 97.500 euro, stabilendo che per il reato di ricettazione è indispensabile individuare la tipologia del reato presupposto da cui proviene il denaro. Il semplice possesso della somma, anche se ingente, non è sufficiente a giustificare la misura cautelare se manca l’indicazione dell’origine delittuosa dei beni.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro e Ricettazione: Perché il Reato Presupposto è Fondamentale?

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio cruciale in materia di sequestro preventivo per il reato di ricettazione: non basta trovare una grossa somma di denaro per giustificare la misura, ma è indispensabile che l’accusa individui, almeno a grandi linee, il reato presupposto da cui quel denaro proverrebbe. Questa decisione sottolinea l’importanza dei requisiti di legge a tutela dei diritti dell’indagato, anche in fase preliminare.

I Fatti del Caso

Il Tribunale di Napoli aveva confermato un decreto di sequestro preventivo per un importo di 97.500 euro, rinvenuto nell’abitazione di un soggetto indagato per ricettazione (art. 648 c.p.). La decisione del Tribunale si basava su una serie di elementi: l’ingente somma di denaro, le spiegazioni ritenute inverosimili fornite dall’indagato sul suo possesso, il suo stato di disoccupazione e il ritrovamento di altri beni di valore, come un’arma e orologi.

Tuttavia, la difesa dell’indagato ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo un punto fondamentale: il provvedimento di sequestro era illegittimo perché non specificava in alcun modo quale fosse il delitto da cui si presumeva provenisse il denaro. In altre parole, mancava l’individuazione del reato presupposto, elemento essenziale per configurare la ricettazione.

Il Sequestro Preventivo e il Ruolo del Reato Presupposto

Il reato di ricettazione consiste nell’acquistare, ricevere od occultare denaro o cose che provengono da un delitto. La provenienza illecita dei beni è, quindi, un elemento costitutivo della fattispecie. Di conseguenza, quando si procede con un sequestro preventivo per questo reato, non ci si può limitare a constatare il possesso di beni di valore o ingenti somme di denaro.

La giurisprudenza, richiamata dalla stessa Cassazione, ha chiarito che, sebbene non sia richiesta una ricostruzione minuziosa e dettagliata del delitto originario, è comunque necessario che venga individuata la sua tipologia. Bisogna, cioè, ipotizzare se il denaro provenga, ad esempio, da una truffa, un furto, un’estorsione o un altro specifico tipo di crimine. Senza questa indicazione, il sequestro si basa su un mero sospetto non supportato da elementi concreti, violando i principi di legge.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando senza rinvio l’ordinanza del Tribunale e il decreto di sequestro, e disponendo la restituzione del denaro. I giudici supremi hanno evidenziato una chiara violazione di legge da parte del Tribunale. Affermare che non sia necessario indicare il reato presupposto è un errore di diritto, poiché tale elemento è richiesto esplicitamente dalla norma che definisce la ricettazione.

Il Tribunale si era limitato a valorizzare indizi come la disponibilità del denaro e lo stato di disoccupazione dell’indagato, ma non aveva compiuto il passo logico-giuridico successivo e indispensabile: collegare quel denaro a una specifica categoria di delitto. La Cassazione ha sottolineato che, sebbene la giurisprudenza sia flessibile nel non pretendere la prova completa del delitto originario, ciò non esonera l’accusa dall’individuare quale tipologia di illecito abbia generato i beni da sequestrare. Poiché dagli atti non emergeva alcuna possibile individuazione, il provvedimento è stato ritenuto illegittimo.

Le Conclusioni

Questa sentenza rappresenta un importante promemoria sull’onere della prova e sulla necessità di un solido impianto accusatorio, anche in fase cautelare. Il sequestro preventivo è uno strumento incisivo che limita il diritto di proprietà e, come tale, può essere disposto solo in presenza di gravi indizi di colpevolezza (il cosiddetto fumus commissi delicti). Per il reato di ricettazione, tale fumus non può prescindere da una plausibile e argomentata indicazione dell’origine delittuosa dei beni. Un provvedimento che si basa solo su sospetti generici, senza ancorarli a una specifica ipotesi di reato presupposto, è destinato a essere annullato.

Per disporre un sequestro per ricettazione è sufficiente il possesso di una grossa somma di denaro?
No, secondo la sentenza, il solo possesso di denaro, anche se ingente e in assenza di spiegazioni plausibili, non è di per sé sufficiente per emettere un provvedimento di sequestro. È necessario che vi siano elementi per individuare l’origine delittuosa della somma.

È necessario identificare con precisione il reato presupposto per procedere con un sequestro per ricettazione?
Non è richiesta una ricostruzione del reato presupposto in tutti i suoi estremi storici e fattuali. Tuttavia, è indispensabile individuarne almeno la tipologia. L’accusa deve essere in grado di indicare da quale tipo di delitto (es. furto, truffa, ecc.) si presume provengano i beni.

Cosa succede se il reato presupposto non viene indicato nel provvedimento di sequestro?
Se il provvedimento di sequestro omette completamente di individuare la tipologia del reato presupposto, come nel caso esaminato, risulta illegittimo per violazione di legge. La conseguenza è l’annullamento del sequestro e l’ordine di restituzione dei beni all’avente diritto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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