LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Reato permanente: quando si esclude la prescrizione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una proprietaria condannata per opere abusive realizzate entro trenta metri dal demanio marittimo. La sentenza chiarisce che, trattandosi di un reato permanente, la prescrizione non decorre finché l’opera non viene demolita o autorizzata. La Corte ha inoltre confermato che la natura permanente dell’illecito non è di per sé ostativa alla non punibilità per tenuità del fatto, ma la gravità complessiva della condotta, inclusa la sua durata e l’inerzia dell’imputata, può giustificarne l’esclusione.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reato Permanente e Abuso Edilizio: Quando Cessa l’Illecito?

La nozione di reato permanente è cruciale nel diritto penale, specialmente in materia di abusi edilizi. Una recente sentenza della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti su quando un illecito di questo tipo si considera cessato e, di conseguenza, da quando inizia a decorrere la prescrizione. Il caso analizzato riguarda la realizzazione di opere non autorizzate entro la fascia di rispetto del demanio marittimo, un’ipotesi che solleva questioni complesse sulla durata della condotta illecita e sulla valutazione della sua gravità.

I Fatti del Caso

Il Tribunale di Siracusa aveva condannato la proprietaria di un fondo per aver realizzato opere non autorizzate entro trenta metri dal demanio marittimo, in violazione degli articoli 55 e 1161 del Codice della Navigazione. L’imputata, ritenendo la sentenza ingiusta, ha proposto ricorso per cassazione, affidandosi a diversi motivi di doglianza.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa ha articolato l’impugnazione su tre principali argomenti:

1. Violazione di legge e vizio di motivazione: Si contestava che le opere fossero preesistenti all’acquisto della proprietà da parte dell’imputata. Inoltre, si sosteneva l’inutilizzabilità di alcune prove fotografiche, asseritamente ottenute tramite violazione di domicilio. Infine, si eccepiva l’estinzione del reato per prescrizione, sostenendo che l’illecito si fosse consumato al momento della realizzazione delle opere, avvenuta molti anni prima.
2. Mancata applicazione della particolare tenuità del fatto: La difesa lamentava che il giudice di merito avesse escluso l’applicazione dell’art. 131-bis c.p. unicamente in ragione della natura permanente del reato, senza una valutazione complessiva della gravità del fatto.
3. Omessa motivazione sulla pena: Si denunciava la carenza di motivazione riguardo ai criteri di calcolo della sanzione e alla mancata concessione delle attenuanti generiche nella loro massima estensione.

La Decisione della Corte: la persistenza del reato permanente

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo tutte le censure sollevate. La decisione si fonda su principi consolidati in materia di reato permanente, offrendo una lettura rigorosa della normativa.

La Corte ha ritenuto i motivi del ricorso generici e assertivi. In particolare, ha sottolineato che l’argomento sulla preesistenza delle opere non era supportato da prove adeguate e che la logica del giudice di merito, che aveva dedotto la recente costruzione dall’accertamento di lavori ancora in corso, era corretta. Per quanto riguarda la prescrizione, i giudici hanno ribadito un principio fondamentale: il reato di esecuzione di opere non autorizzate in prossimità del demanio marittimo ha natura permanente. La sua consumazione non si esaurisce con la fine dei lavori, ma perdura finché la situazione antigiuridica non viene rimossa.

Le Motivazioni

Analizzando le motivazioni della Suprema Corte, emergono alcuni punti chiave. Innanzitutto, per un reato permanente come quello in esame, la condotta illecita cessa solo in due casi: con il conseguimento dell’autorizzazione (se possibile) o con la demolizione del manufatto abusivo. Poiché al momento dell’accertamento le opere erano ancora presenti e integre, il reato era da considerarsi ancora in corso di consumazione. Di conseguenza, il termine per la prescrizione non aveva nemmeno iniziato a decorrere.

In secondo luogo, riguardo all’esclusione della particolare tenuità del fatto, la Cassazione ha precisato che la sentenza impugnata non si era limitata a richiamare la natura permanente del reato. Il giudice di merito aveva, in realtà, valutato la gravità complessiva del comportamento dell’imputata, la quale non solo non aveva rimosso le opere abusive, ma ne aveva tratto giovamento. La durata dell’offesa e l’ampiezza dell’abuso sono stati considerati elementi di gravità tali da escludere la particolare tenuità del fatto.

Infine, la Corte ha implicitamente respinto anche il terzo motivo, condannando la ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, confermando così la correttezza del trattamento sanzionatorio applicato in primo grado.

Conclusioni

Questa sentenza riafferma con forza un principio fondamentale: chi realizza o mantiene un’opera abusiva commette un reato permanente la cui illiceità si protrae nel tempo. Non è possibile invocare la prescrizione basandosi sulla data di completamento dei lavori se la struttura illegale è ancora presente. La responsabilità penale cessa solo con il ripristino dello stato dei luoghi o con la regolarizzazione amministrativa. La decisione serve da monito per i proprietari di immobili, sottolineando che l’inerzia di fronte a un abuso edilizio costituisce una condotta che perpetua il reato, con tutte le conseguenze sanzionatorie che ne derivano.

Quando inizia a decorrere la prescrizione per un reato permanente come un abuso edilizio?
La prescrizione per un reato permanente, come la realizzazione di opere non autorizzate in fascia di rispetto demaniale, inizia a decorrere solo dal momento in cui cessa la condotta antigiuridica. Secondo la sentenza, ciò avviene con il conseguimento dell’autorizzazione prescritta o con la demolizione del manufatto abusivo.

La natura permanente di un reato impedisce automaticamente l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto?
No. La sentenza chiarisce che la natura permanente del reato è un elemento in sé neutro. Il giudice è tenuto a valutare tutte le peculiarità del caso concreto per determinare la gravità del fatto, inclusi l’ampiezza dell’abuso, la durata dell’offesa e il comportamento dell’imputato.

Un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile se i motivi sono generici?
Sì. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile proprio perché i motivi erano stati formulati in modo generico e assertivo, senza fornire elementi concreti a sostegno delle affermazioni, come prove sulla preesistenza delle opere o sulla presunta inutilizzabilità delle fotografie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati