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Reato permanente: no attenuanti e tenuità del fatto

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso, stabilendo principi chiari sul reato permanente. Viene confermato che, in assenza di elementi positivi e con precedenti penali, le attenuanti generiche possono essere negate. Inoltre, per un reato permanente come l’invasione di terreni, la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto è inapplicabile finché la condotta illecita non cessa.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reato Permanente: Niente Sconti di Pena se l’Illecito Continua

La recente ordinanza della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti sulla disciplina del reato permanente, una categoria di illeciti penali la cui condotta si protrae nel tempo. La Suprema Corte ha ribadito che la continuità dell’azione illegale preclude l’accesso a benefici come le attenuanti generiche e la non punibilità per particolare tenuità del fatto. Analizziamo insieme questa decisione per comprenderne la portata.

I Fatti di Causa e l’Oggetto del Ricorso

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un soggetto condannato per un reato contro il patrimonio, riconducibile agli articoli 633 e 639-bis del codice penale (invasione di terreni o edifici). La difesa aveva impugnato la sentenza della Corte d’Appello lamentando due specifiche violazioni di legge:

1. Il mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche.
2. La mancata applicazione dell’art. 131-bis c.p., ovvero la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

L’imputato sperava di ottenere una riduzione della pena o, addirittura, di evitare la condanna, ma la Corte di Cassazione ha respinto integralmente le sue richieste, dichiarando il ricorso inammissibile.

La Decisione della Corte e la Natura del Reato Permanente

La Suprema Corte ha ritenuto entrambi i motivi di ricorso manifestamente infondati, confermando la decisione dei giudici di merito. La chiave di volta della pronuncia risiede proprio nella natura del reato permanente, che ha influenzato l’analisi di entrambi i punti controversi.

Le Motivazioni: Il Diniego delle Attenuanti Generiche

Sul primo punto, la Corte ha specificato che la decisione di non concedere le attenuanti generiche era stata adeguatamente motivata e non presentava vizi logici. Secondo un consolidato orientamento giurisprudenziale, il diniego di tale beneficio può essere giustificato anche solo dall’assenza di elementi o circostanze di segno positivo. In altre parole, non è necessario che sussistano elementi negativi specifici; la semplice mancanza di fattori meritevoli di una valutazione favorevole è sufficiente.

Nel caso specifico, i giudici hanno potuto valorizzare in senso negativo anche i precedenti penali a carico dell’imputato, un elemento che, secondo la Corte, legittima pienamente la scelta di non applicare alcuna riduzione di pena.

Le Motivazioni: L’Inapplicabilità della Particolare Tenuità del Fatto al Reato Permanente

Il secondo motivo di ricorso è stato respinto sulla base di un principio ancora più netto. L’art. 131-bis c.p. esclude la punibilità quando l’offesa è di particolare tenuità e il comportamento non è abituale. Tuttavia, la Corte ha ribadito che questa norma non può trovare applicazione nel caso di un reato permanente finché la condotta illecita perdura.

Il reato di invasione di terreni è, per sua natura, permanente: l’offesa al patrimonio non si esaurisce in un singolo momento, ma continua finché l’occupazione abusiva non cessa. Di conseguenza, la condizione di ‘permanenza’ dell’illecito è di per sé ostativa alla valutazione della ‘particolare tenuità del fatto’. Finché l’imputato non pone fine alla sua condotta antigiuridica, non è possibile applicare la causa di non punibilità.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza consolida due importanti principi del diritto penale. In primo luogo, ribadisce che le attenuanti generiche non sono un diritto automatico dell’imputato, ma una concessione discrezionale del giudice, che può negarle anche solo in assenza di elementi positivi. In secondo luogo, e con maggiore incisività, stabilisce un limite chiaro all’applicazione dell’art. 131-bis c.p.: per un reato permanente, la cessazione della condotta illecita è una precondizione indispensabile per poter anche solo considerare la non punibilità per tenuità del fatto. La decisione serve da monito: non si può beneficiare di sconti di pena mentre si persevera nell’illecito.

È sufficiente l’assenza di elementi positivi per negare le circostanze attenuanti generiche?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche può essere legittimamente giustificato anche solo dall’assenza di elementi o circostanze di segno positivo, potendo essere valorizzati in senso negativo anche i precedenti penali dell’imputato.

Perché la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto non si applica al reato permanente?
Perché la condotta illecita è ancora in corso. La Corte ha stabilito che per un reato permanente, l’applicazione della causa di non punibilità è preclusa finché la permanenza della condotta antigiuridica non sia cessata.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
Comporta che il ricorso viene respinto senza un esame nel merito delle questioni sollevate. Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, come avvenuto nel caso di specie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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