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Reato permanente: la Cassazione sull’occupazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo condannato per occupazione abusiva di un immobile. L’ordinanza chiarisce che il delitto di invasione di edifici è un reato permanente, la cui prescrizione inizia a decorrere solo al momento della cessazione della condotta illecita, ovvero quando l’immobile viene liberato. La Corte ha inoltre ribadito che subentrare a un precedente occupante abusivo costituisce un nuovo reato e che la lunga durata dell’occupazione osta all’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

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Pubblicato il 9 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reato Permanente e Occupazione Abusiva: Quando Scatta la Prescrizione?

L’occupazione abusiva di un immobile è una questione complessa che solleva importanti interrogativi giuridici. Uno dei più dibattuti riguarda la natura di reato permanente di questa fattispecie e le conseguenze sulla decorrenza della prescrizione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre chiarimenti fondamentali, confermando un orientamento giurisprudenziale consolidato e respingendo le argomentazioni di un ricorrente.

Il Caso in Esame: Subentro nell’Occupazione e Prescrizione

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un individuo condannato per il delitto di invasione di edifici, previsto dall’art. 633 del codice penale. L’imputato sosteneva diversi motivi per l’annullamento della condanna. In primo luogo, riteneva di non essere punibile in quanto era semplicemente subentrato a un precedente occupante, anch’egli privo di titolo. In secondo luogo, eccepiva l’intervenuta prescrizione del reato. Contestava inoltre la mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) e la dosimetria della pena applicata.

La Corte di Appello aveva già respinto tali argomentazioni, ma il caso è approdato dinanzi alla Suprema Corte per una valutazione definitiva.

La Natura di Reato Permanente nell’Invasione di Edifici

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo tutti i motivi manifestamente infondati. Il punto centrale della decisione risiede nella qualificazione del delitto di invasione di edifici come reato permanente. Questo concetto è cruciale per comprendere la decisione dei giudici.

A differenza di un reato istantaneo, che si consuma e si esaurisce in un unico momento (ad esempio, un furto), il reato permanente è caratterizzato da una condotta che si protrae nel tempo, mantenendo viva l’offesa al bene giuridico tutelato. Nel caso dell’occupazione abusiva, l’offesa al diritto di godimento del proprietario dell’immobile continua per tutto il tempo in cui l’occupazione perdura.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha smontato punto per punto le tesi difensive, basandosi su principi giuridici consolidati.

In primo luogo, è stato chiarito che subentrare a un precedente occupante abusivo non esclude la responsabilità penale. Anzi, costituisce una nuova e autonoma condotta di invasione, a meno che il precedente detentore non avesse un titolo legittimo, circostanza assente nel caso di specie.

Il motivo più significativo, relativo alla prescrizione, è stato respinto sulla base della natura di reato permanente del delitto. I giudici hanno ribadito che, per tali reati, il termine di prescrizione non inizia a decorrere dal primo momento dell’occupazione, ma dal giorno in cui la condotta illecita cessa. La cessazione coincide con l’allontanamento dell’occupante dall’edificio e la restituzione del bene al legittimo proprietario. Fino a quel momento, il reato si considera in corso di consumazione.

Anche la richiesta di applicazione della non punibilità per particolare tenuità del fatto è stata giudicata infondata. La Corte di Appello aveva correttamente evidenziato come la lunga durata dell’occupazione fosse un elemento ostativo a tale beneficio, indicando una gravità della condotta non trascurabile. La Cassazione ha ritenuto questo motivo una mera riproposizione di argomenti già validamente respinti.

Infine, riguardo alla sanzione, i giudici hanno osservato che la pena inflitta era addirittura inferiore al minimo edittale previsto dalla normativa vigente, modificata in senso più sfavorevole (in peius) durante il periodo dell’occupazione. Per il reato permanente, si applica la legge in vigore durante la protrazione della condotta, anche se più severa di quella esistente al momento del suo inizio.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza riafferma con forza un principio cardine del diritto penale: l’occupazione abusiva è un reato permanente la cui consumazione perdura fino alla liberazione dell’immobile. Di conseguenza, chi occupa un edificio non può sperare nell’estinzione del reato per prescrizione finché vi rimane. La decisione serve da monito, chiarendo che ogni giorno di occupazione illecita rinnova la condotta criminosa e sposta in avanti l’inizio del decorso della prescrizione. Inoltre, conferma che il subentro in un’occupazione già in atto non è una scusante, ma integra un nuovo reato, e che la lunga durata dell’illecito può precludere l’accesso a benefici come la non punibilità per tenuità del fatto.

Se una persona subentra nell’occupazione abusiva di un’altra, commette reato?
Sì, secondo la Corte subentrare in un’invasione già in atto costituisce un nuovo reato, a meno che il precedente occupante non avesse un titolo legittimo per detenere l’immobile.

Quando inizia a decorrere la prescrizione per il reato permanente di occupazione di un edificio?
Il termine di prescrizione per il reato di invasione di edifici, avendo natura permanente, inizia a decorrere solo dal momento in cui cessa l’occupazione, ovvero con l’allontanamento dell’occupante dall’immobile.

La lunga durata di un’occupazione abusiva può impedire l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto?
Sì, la Corte ha confermato la decisione del giudice di merito, il quale ha ritenuto che la lunga durata dell’occupazione fosse un elemento ostativo all’applicazione dell’art. 131-bis del codice penale, in quanto indice di una non particolare tenuità della condotta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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