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Reato permanente: la Cassazione sull’art. 633 c.p.

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 18838/2025, ha ribadito che l’invasione di edifici (art. 633 c.p.) è un reato permanente. Di conseguenza, se l’occupazione illegale di un immobile prosegue nel tempo e, nel frattempo, entra in vigore una legge più severa, si applica quest’ultima. Nel caso specifico, l’imputata è stata condannata secondo la normativa più rigorosa, che prevede una pena detentiva e pecuniaria congiunte, poiché la sua condotta si è protratta anche dopo la modifica legislativa.

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Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Invasione di Edifici: Reato Permanente e Applicazione della Legge nel Tempo

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 18838 del 2025, affronta una questione cruciale in materia di successione di leggi penali nel tempo: la natura del delitto di invasione di terreni o edifici (art. 633 c.p.). La pronuncia chiarisce se tale illecito debba considerarsi un reato permanente o istantaneo, con importanti conseguenze sull’applicazione della normativa più severa introdotta nel 2018. Questo caso offre uno spunto fondamentale per comprendere come il diritto penale gestisce le condotte che si protraggono nel tempo a cavallo di modifiche legislative.

I Fatti del Caso

Una donna veniva condannata in primo grado e in appello per il reato di invasione di edifici. La Corte di Appello di Roma, pur riducendo la pena pecuniaria, confermava la condanna, applicando la versione dell’art. 633 c.p. in vigore dal 18 dicembre 2018. Questa nuova formulazione prevede l’applicazione congiunta della pena detentiva e di quella pecuniaria, risultando più sfavorevole per l’imputata rispetto alla versione precedente, che le prevedeva in via alternativa.

L’imputata, tramite il suo procuratore speciale, presentava ricorso in Cassazione, sostenendo un unico motivo: la violazione dell’art. 2 del codice penale sul principio di successione delle leggi. Secondo la difesa, il reato di invasione di edifici sarebbe un reato istantaneo, che si consuma nel momento esatto dell’invasione. Poiché l’invasione era avvenuta prima della modifica legislativa del 2018, si sarebbe dovuta applicare la legge precedente, più favorevole.

La Questione Giuridica: Reato Permanente o Istantaneo?

Il nucleo della controversia legale risiede nella qualificazione giuridica del reato di invasione di edifici. La difesa sosteneva la natura istantanea del reato, cercando di ‘cristallizzare’ la condotta al momento dell’ingresso nell’immobile, così da beneficiare della normativa più mite allora in vigore.

Di contro, la giurisprudenza consolidata, richiamata dalla stessa Corte di Cassazione, qualifica il delitto ex art. 633 c.p. come un reato permanente. Questo significa che la condotta illecita non si esaurisce con la semplice invasione, ma perdura per tutto il tempo in cui l’occupazione si protrae, comprimendo costantemente il diritto di godimento del legittimo proprietario. La consumazione del reato, in questa prospettiva, cessa solo con l’allontanamento dell’occupante dall’edificio.

La Decisione della Corte e il reato permanente

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile perché manifestamente infondato, sposando pienamente l’orientamento che considera l’invasione di edifici un reato permanente.

Le Motivazioni

I giudici hanno spiegato che, in presenza di un reato di natura permanente, se la condotta illecita si protrae unitariamente sotto l’imperio di due diverse leggi penali, si deve applicare la legge in vigore al momento della cessazione della permanenza. Nel caso di specie, non era stata fornita alcuna prova che l’occupazione fosse cessata prima dell’entrata in vigore della nuova e più severa normativa (18/12/2018). Anzi, la stessa sentenza di primo grado, pronunciata nel 2024, confermava implicitamente la prosecuzione della condotta illecita ben oltre tale data.

Di conseguenza, la Corte di Appello ha correttamente applicato il trattamento sanzionatorio più rigoroso previsto dalla nuova formulazione dell’art. 633 c.p., in quanto la condotta si era protratta anche sotto la vigenza di quest’ultima. La Cassazione ha citato precedenti conformi (tra cui Cass. n. 46692/2019 e n. 29657/2019), rafforzando la solidità di questo principio interpretativo.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un principio fondamentale in materia di diritto penale: la natura permanente di un reato determina l’applicazione della legge vigente al momento della cessazione della condotta, anche se questa è più sfavorevole rispetto a quella in vigore all’inizio dell’azione criminosa. Questa decisione ha implicazioni significative non solo per il reato di invasione di edifici, ma per tutti i reati permanenti (come il sequestro di persona o la detenzione abusiva di armi). I cittadini devono essere consapevoli che il protrarsi di una condotta illecita li espone alle conseguenze di eventuali inasprimenti normativi che intervengano durante la commissione del fatto. La pronuncia, inoltre, ha comportato per la ricorrente la condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende, a causa della manifesta infondatezza del ricorso.

L’invasione di edifici è un reato istantaneo o permanente?
Secondo la giurisprudenza costante della Corte di Cassazione, il delitto di invasione di edifici di cui all’art. 633 c.p. ha natura di reato permanente quando l’occupazione si protrae nel tempo, poiché limita in modo continuativo la facoltà di godimento del proprietario.

Se la legge cambia e diventa più severa durante l’occupazione di un immobile, quale legge si applica?
In caso di reato permanente, se la condotta illecita prosegue anche dopo l’entrata in vigore di una nuova legge più severa, si applica quest’ultima. La norma di riferimento è quella vigente al momento della cessazione della condotta permanente.

Cosa succede quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile per manifesta infondatezza?
Ai sensi dell’art. 616 del codice di procedura penale, la parte che ha proposto il ricorso viene condannata al pagamento delle spese del procedimento e, se si ravvisano profili di colpa, al versamento di una somma in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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