LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Reato permanente: la Cassazione chiarisce la prescrizione

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di prescrizione per il reato permanente di inottemperanza a un’ordinanza di rimozione rifiuti. La Corte ha chiarito che se l’accusa è formulata come “aperta” (es. “tutt’ora in corso”), la condotta si considera protratta fino alla sentenza di primo grado, impedendo così la prescrizione che era stata erroneamente dichiarata dalla corte d’appello. Il caso è stato rinviato al giudice civile per la valutazione dei danni.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 24 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reato permanente e prescrizione: la Cassazione fa chiarezza sulla contestazione “aperta”

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha offerto un’importante lezione sulla natura del reato permanente e sulle sue conseguenze in termini di prescrizione, specialmente quando l’accusa è formulata in modo “aperto”. Il caso riguarda la mancata ottemperanza a un’ordinanza sindacale di rimozione rifiuti, un illecito che continua a produrre i suoi effetti fino a quando l’ordine non viene eseguito.

I Fatti di Causa

I proprietari di un terreno ricevevano un’ordinanza sindacale nel 2008 per la rimozione di rifiuti abbandonati da terzi sulla loro proprietà, al fine di tutelare la salute pubblica e l’ambiente. A fronte della loro inottemperanza, veniva avviato un procedimento penale. Il Tribunale di primo grado, nel 2022, dichiarava il reato estinto per prescrizione, una decisione poi confermata dalla Corte d’Appello nel 2024. Quest’ultima basava la sua decisione sull’errata convinzione che l’accusa si riferisse a una condotta illecita terminata il 30 maggio 2011.

La parte civile, tuttavia, decideva di ricorrere in Cassazione, sostenendo che la Corte d’Appello avesse commesso un errore nel determinare la data di cessazione della condotta. L’imputazione originale, infatti, non indicava una data finale, ma descriveva il reato come “accertato nell’agosto 2009 e tutt’ora in corso”.

La Decisione della Cassazione sul Reato Permanente

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della parte civile, annullando la sentenza impugnata per quanto riguarda gli effetti civili. Il punto cruciale della decisione risiede nella distinzione tra una contestazione “chiusa”, che indica una data di inizio e una di fine del reato, e una contestazione “aperta”, che, come in questo caso, segnala che la condotta è ancora in atto al momento dell’imputazione.

Secondo la giurisprudenza consolidata delle Sezioni Unite, quando si ha una contestazione aperta per un reato permanente, il giudice ha il potere e il dovere di valutare tutta la condotta illecita fino alla data della sentenza di primo grado. L’espressione “tutt’ora in corso” non fissa un termine, ma descrive la persistenza del reato, estendendo il periodo di cognizione del giudice.

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha spiegato che l’inottemperanza all’ordine di rimozione dei rifiuti (art. 255, comma 3, D.Lgs. 152/2006) è un classico esempio di reato permanente. La sua consumazione non si esaurisce in un singolo momento, ma perdura fino a quando l’ordine non viene eseguito. L’errore della Corte d’Appello è stato quello di interpretare una contestazione “aperta” come se fosse “chiusa”, individuando arbitrariamente una data di cessazione della condotta nel 2011.

La Cassazione ha chiarito che, data la formulazione dell’accusa, la permanenza del reato doveva considerarsi protratta fino alla data della sentenza di primo grado, ovvero il 22 novembre 2022. Di conseguenza, i termini per la prescrizione non erano affatto maturati. Poiché l’inottemperanza è proseguita, non era necessaria una nuova contestazione per le condotte successive al 2011, come erroneamente sostenuto dai giudici di merito.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale per la gestione dei reati permanenti: la formulazione dell’imputazione è decisiva. Una contestazione “aperta” espande l’orizzonte temporale del giudizio fino alla pronuncia di primo grado, con importanti riflessi sulla prescrizione. Per gli imputati, ciò significa essere chiamati a rispondere dell’intera durata della condotta omissiva. Per le vittime, come la parte civile in questo caso, garantisce che la persistenza dell’illecito venga correttamente valutata ai fini del risarcimento del danno. La Cassazione, non potendo decidere nel merito penale (data l’assenza di impugnazione del PM), ha annullato la sentenza e rinviato la causa al giudice civile competente per la quantificazione dei danni.

Quando si considera cessato un reato permanente come l’inottemperanza a un’ordinanza di rimozione rifiuti?
Il reato si considera cessato solo nel momento in cui l’agente ottempera all’ordine ricevuto, rimuovendo i rifiuti e ripristinando lo stato dei luoghi. Fino a quel momento, la condotta illecita e la consumazione del reato continuano.

Cosa significa che un’accusa è formulata in modo “aperto” e quali conseguenze ha sulla prescrizione?
Significa che l’imputazione descrive il reato con una formula come “tutt’ora in corso”, senza indicare una data finale. La conseguenza principale è che la durata del reato viene considerata estesa fino alla data della sentenza di primo grado, spostando in avanti il momento da cui inizia a decorrere il termine di prescrizione.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza d’appello?
Perché la Corte d’Appello ha erroneamente considerato la contestazione come “chiusa” al 30 maggio 2011, mentre era “aperta”. Questo errore ha portato a una dichiarazione di prescrizione illegittima, poiché la condotta illecita, in base alla corretta interpretazione dell’accusa, doveva ritenersi proseguita fino alla sentenza di primo grado del 2022.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati