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Reato ostativo: sospensione pena impossibile

La Corte di Cassazione chiarisce che la sospensione dell’ordine di esecuzione per pene inferiori a quattro anni non si applica in caso di reato ostativo. La sentenza stabilisce che il giudizio di equivalenza tra circostanze aggravanti (che rendono il reato ostativo) e attenuanti rileva solo per la determinazione della pena (quoad poenam) e non incide sulla natura ostativa del reato stesso, che continua a precludere il beneficio.

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Pubblicato il 28 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reato Ostativo: Perché la Pena non Viene Sospesa Anche con le Attenuanti?

La legge prevede, come regola generale, la sospensione dell’ordine di esecuzione per le pene detentive non superiori a quattro anni. Tuttavia, questa regola trova un’importante eccezione nei casi di condanna per un reato ostativo. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: il bilanciamento tra circostanze aggravanti e attenuanti non è sufficiente a superare l’ostatività, con conseguenze dirette sull’immediata esecuzione della pena. Analizziamo insieme la decisione per comprendere meglio la portata di questo principio.

I Fatti di Causa

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda una persona condannata in via definitiva a una pena di tre anni e quattro mesi di reclusione. Nonostante la pena fosse inferiore al limite di quattro anni previsto dall’art. 656 del codice di procedura penale, il Giudice dell’esecuzione non ha disposto la sospensione dell’ordine di carcerazione. La ragione risiedeva nella natura dei reati commessi, qualificati come ‘ostativi’ ai sensi dell’art. 4-bis della legge sull’ordinamento penitenziario.

La difesa del condannato ha presentato ricorso, sostenendo che la Corte d’Appello avesse erroneamente ignorato un dettaglio cruciale: nel giudizio di merito, la circostanza aggravante che rendeva il reato ostativo era stata dichiarata ‘equivalente’ a una circostanza attenuante (il risarcimento del danno). Secondo la tesi difensiva, tale equivalenza avrebbe dovuto ‘neutralizzare’ l’effetto ostativo, consentendo così la sospensione dell’esecuzione della pena.

La Decisione della Corte: il reato ostativo non si neutralizza

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, confermando la decisione del giudice dell’esecuzione. Gli Ermellini hanno chiarito che la condanna per un delitto aggravato, che rientra nell’elenco dei reati ostativi, impedisce la concessione della sospensione dell’ordine di esecuzione. Questo principio rimane valido anche quando la sentenza di condanna ha ritenuto l’equivalenza o la prevalenza delle circostanze attenuanti sulle aggravanti contestate.

Il cuore della decisione risiede nella distinzione tra la qualificazione giuridica del reato e la determinazione della pena. La Corte ha ribadito che il giudizio di comparazione tra circostanze incide solo ‘quoad poenam’, cioè esclusivamente sulla misura della sanzione da infliggere, ma non modifica gli elementi strutturali e la natura del reato stesso.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si fonda su un consolidato orientamento giurisprudenziale. Il punto centrale è che il reato, una volta accertato in tutti i suoi elementi costitutivi (inclusa la circostanza aggravante che ne determina l’ostatività), resta legalmente ‘incluso’ nell’elenco dell’art. 4-bis dell’ordinamento penitenziario. Il bilanciamento con le attenuanti opera su un piano diverso, quello sanzionatorio, senza alterare la qualificazione giuridica del fatto.

In altre parole, anche se ai fini della pena l’aggravante viene ‘bilanciata’, essa non scompare dal punto di vista giuridico. Il reato commesso continua ad essere, nella sua essenza, quello previsto dalla norma incriminatrice aggravata. L’unica eccezione a questa regola si verificherebbe se, nel corso del processo, il giudice avesse escluso in fatto la sussistenza della circostanza aggravante. Nel caso di specie, invece, l’aggravante era stata accertata e semplicemente ritenuta equivalente all’attenuante, una situazione che non ne fa venir meno la rilevanza ai fini dell’ostatività.

Le Conclusioni

La sentenza riafferma un principio di rigore nell’applicazione della normativa sui reati ostativi. La decisione chiarisce che la ‘pericolosità’ associata a determinati reati, che ne giustifica l’inclusione nell’elenco ostativo, non può essere annullata dal successivo comportamento del reo (come il risarcimento del danno) se non nei limiti della determinazione della pena. Dal punto di vista pratico, chi viene condannato per un reato ostativo deve sapere che, anche in presenza di una pena relativamente mite e di circostanze attenuanti riconosciute, l’esecuzione della pena sarà con ogni probabilità immediata, senza possibilità di accedere alla sospensione prevista come regola generale.

Che cos’è un reato ostativo?
È un tipo di reato considerato particolarmente grave dalla legge (elencato nell’art. 4-bis della legge sull’ordinamento penitenziario), che impedisce al condannato di accedere al beneficio della sospensione automatica dell’ordine di esecuzione, anche se la pena è inferiore a quattro anni.

Se un’aggravante che rende il reato ostativo viene bilanciata con un’attenuante, è possibile ottenere la sospensione della pena?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il bilanciamento tra circostanze aggravanti e attenuanti influisce solo sul calcolo della pena finale (effetto quoad poenam). Non modifica la qualificazione giuridica del reato, che rimane ‘ostativo’ e, pertanto, preclude la sospensione dell’ordine di esecuzione.

In quale caso un reato, inizialmente considerato ostativo per un’aggravante, potrebbe consentire la sospensione della pena?
La sospensione sarebbe possibile solo se il giudice, durante il processo di merito, avesse escluso in punto di fatto la sussistenza stessa della circostanza aggravante. Se, invece, l’aggravante viene considerata esistente ma semplicemente bilanciata con un’attenuante, il reato conserva la sua natura ostativa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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