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Reato ostativo: cumulo scindibile e benefici

La Corte di Cassazione ha stabilito che un condannato può accedere ai benefici penitenziari anche se la sua pena deriva da un cumulo che includeva un reato ostativo. La condizione fondamentale è che la parte di pena relativa a tale reato sia stata già interamente scontata. In questo caso, il cumulo viene considerato ‘scindibile’, e la richiesta di misure alternative va valutata nel merito per la pena residua.

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Pubblicato il 26 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reato Ostativo: Quando il Cumulo di Pene Diventa ‘Scindibile’

La gestione delle pene cumulate che includono un reato ostativo rappresenta una delle questioni più complesse nell’ambito dell’esecuzione penale. Un recente intervento della Corte di Cassazione, con la sentenza n. 22960 del 2024, ha ribadito un principio di fondamentale importanza: la ‘scindibilità del cumulo’ quando la porzione di pena relativa al crimine ostativo è stata interamente espiata. Questa decisione apre la porta alla valutazione nel merito delle istanze di misure alternative per la pena residua.

I Fatti del Caso

Un condannato presentava al Tribunale di Sorveglianza un’istanza per ottenere l’affidamento in prova al servizio sociale e la detenzione domiciliare. La sua pena derivava da un provvedimento di cumulo che comprendeva, tra gli altri, un reato ostativo ai sensi dell’art. 74 del d.P.R. 309/1990 (associazione finalizzata al traffico di stupefacenti), aggravato ai sensi della normativa antimafia.

Il Tribunale di Sorveglianza dichiarava l’istanza inammissibile. La motivazione si basava su un’interpretazione rigida della normativa: la presenza del reato ostativo nel titolo esecutivo imponeva al condannato di soddisfare i gravosi oneri di allegazione e prova previsti dall’art. 4-bis, comma 1-bis, dell’ordinamento penitenziario, oneri che non erano stati adempiuti. In sostanza, la natura ostativa di uno dei reati ‘contaminava’ l’intero cumulo, precludendo l’accesso ai benefici.

La Decisione della Cassazione e il Principio di Scindibilità del Cumulo

Contro questa decisione, il difensore del condannato ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo un punto cruciale: la pena specifica per il reato ostativo era già stata completamente scontata da quasi due anni. La pena residua, dunque, si riferiva esclusivamente a reati comuni. Di conseguenza, l’istanza non avrebbe dovuto essere dichiarata inammissibile ma esaminata nel merito.

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando l’ordinanza impugnata e rinviando il caso al Tribunale di Sorveglianza per un nuovo esame. La decisione si fonda sul consolidato principio della ‘scindibilità del cumulo giuridico’.

Le Motivazioni

La Corte ha evidenziato che, come risulta dagli atti, la pena inflitta per il reato che il Tribunale di Sorveglianza aveva ritenuto ostativo all’accoglimento dell’istanza era stata interamente espiata dal condannato in data 03/05/2021. Di conseguenza, trova applicazione il principio secondo cui, in tema di benefici penitenziari, il cumulo giuridico delle pene è scindibile nel caso in cui il condannato abbia espiato per intero la pena relativa ai reati ostativi.

Citando un proprio precedente (Sez. 1, n. 47113 del 23/06/2023), la Cassazione ha ribadito che una volta ‘neutralizzato’ l’effetto ostativo tramite l’espiazione della relativa porzione di pena, il giudice della sorveglianza deve valutare la richiesta di benefici in relazione alla pena residua, che a quel punto riguarda solo reati non ostativi. Dichiarare l’istanza inammissibile a priori costituisce una violazione di legge.

Le Conclusioni

Questa sentenza conferma un orientamento garantista e di fondamentale importanza pratica. Stabilisce chiaramente che l’ostatività non è una ‘macchia’ indelebile che si estende all’intera esecuzione della pena, indipendentemente dalla sua composizione. Se il condannato ha saldato il suo debito con la giustizia per il crimine più grave, ha diritto a vedere la sua richiesta di misure alternative per i reati meno gravi valutata senza le preclusioni legate al regime dell’art. 4-bis. Si tratta di un’applicazione del principio di proporzionalità e individualizzazione del trattamento sanzionatorio, che impone di guardare alla situazione attuale del detenuto e alla natura della pena che sta effettivamente scontando.

Cosa succede se un cumulo di pene include un reato ostativo?
In linea generale, la presenza di un reato ostativo nel titolo esecutivo impedisce l’accesso a molte misure alternative alla detenzione, a meno che il condannato non soddisfi condizioni molto stringenti, come la collaborazione con la giustizia, previste dall’art. 4-bis dell’ordinamento penitenziario.

È possibile ottenere benefici se la parte di pena per il reato ostativo è già stata scontata?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, se il condannato ha già espiato interamente la porzione di pena relativa al reato ostativo, il cumulo si considera ‘scindibile’. Di conseguenza, la richiesta di misure alternative per la pena residua (relativa a reati comuni) deve essere valutata nel merito, senza le preclusioni legate al reato ostativo.

Cosa significa ‘scindibilità del cumulo’ in questo contesto?
Significa che, ai soli fini della concessione dei benefici penitenziari, la pena unica derivante dal cumulo può essere idealmente separata nelle sue componenti. Una volta scontata la parte relativa ai reati ostativi, la restante parte della pena ‘perde’ la sua natura ostativa e può essere gestita secondo le regole ordinarie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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