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Reato ostativo: calcolo pena per misure alternative

Un detenuto in espiazione di una pena cumulata, comprendente un reato ostativo, ha richiesto l’accesso a misure alternative. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo un principio cruciale sul calcolo della pena. In caso di cumulo con un reato ostativo, per accedere ai benefici relativi ai reati comuni, è necessario prima aver scontato interamente la frazione di pena prevista per il reato ostativo. Solo a quel punto inizia il calcolo per la pena residua, confermando la scindibilità del cumulo in fase esecutiva.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reato Ostativo e Cumulo Pene: La Cassazione sul Calcolo per le Misure Alternative

Quando un detenuto sconta una pena per più reati, di cui uno è un reato ostativo, come si calcola il tempo necessario per poter accedere a benefici come la semilibertà? La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 10109 del 2024, ha fornito un chiarimento fondamentale su questo tema, ribadendo il principio della ‘scindibilità del cumulo’ e stabilendo regole precise per il calcolo dei termini.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda un detenuto che sta scontando una pena complessiva di oltre cinque anni di reclusione, risultato di un cumulo di pene per vari reati. Tra questi, figura una condanna a quattro anni e sei mesi per estorsione aggravata, un reato ostativo che, per sua natura, limita l’accesso ai benefici penitenziari. Il detenuto aveva presentato istanza per ottenere la detenzione domiciliare, la semilibertà e l’affidamento in prova al servizio sociale. Il Tribunale di Sorveglianza aveva respinto le richieste, ritenendo che non fossero ancora maturate le condizioni di legge, in particolare perché la pena per il reato ostativo era ancora in corso di esecuzione. Contro questa decisione, il detenuto ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo di aver già scontato i due terzi della pena relativa al solo delitto di estorsione e di avere quindi diritto alla semilibertà.

Il Calcolo della Pena in Presenza di un Reato Ostativo

Il cuore della questione giuridica risiede nel metodo di calcolo della pena espiata. Il ricorrente sosteneva che, per la semilibertà, si dovesse considerare unicamente la pena per il reato ostativo, isolandola dal resto del cumulo. La Cassazione, tuttavia, ha rigettato questa interpretazione, confermando l’orientamento consolidato della giurisprudenza. Il principio applicabile è quello della scindibilità del cumulo. Questo significa che, in presenza di un provvedimento che unifica pene concorrenti, è legittimo ‘sciogliere’ virtualmente il cumulo per verificare se siano soddisfatti i requisiti per un beneficio. Tuttavia, lo scioglimento segue una logica precisa: prima deve essere espiata la parte di pena relativa al reato ostativo, nella misura richiesta dalla legge (in questo caso, i due terzi). Solo dopo che questa soglia è stata superata, si può iniziare a calcolare la pena espiata per i reati non ostativi, per i quali la legge prevede soglie diverse (solitamente la metà della pena).

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte ha spiegato che l’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza ha applicato correttamente i principi di diritto. L’errore del ricorrente è stato quello di non considerare che, fino a quando non è interamente espiata la frazione di pena relativa al reato ostativo, non si può considerare espiata alcuna parte della pena per i reati comuni. Il dies a quo, cioè il giorno da cui inizia a decorrere il termine per il calcolo della pena scontata per i reati non ostativi, non è l’inizio della detenzione, ma il momento in cui si è conclusa l’espiazione della frazione di pena per il reato ostativo. Secondo la Corte, interpretare diversamente la norma sarebbe irragionevole e contrario alla legge. Se lo scioglimento del cumulo permette di accedere ai benefici una volta ‘superato’ l’ostacolo del reato ostativo, non ha senso che la pena già scontata per quest’ultimo venga ricalcolata e ‘spalmata’ anche sulla parte relativa ai reati comuni. Questa logica garantisce il rispetto del principio di gradualità nel percorso di reinserimento sociale e la priorità esecutiva delle pene per i reati di maggior allarme sociale.

Conclusioni

La sentenza consolida un orientamento fondamentale per l’esecuzione penale. La presenza di un reato ostativo in un cumulo di pene impone una gerarchia nell’espiazione: prima si ‘paga il debito’ con la giustizia per il reato più grave, scontando la frazione di pena che la legge impone come condizione per ogni beneficio. Solo una volta adempiuto a tale onere, il detenuto potrà iniziare a maturare i requisiti per le misure alternative relative ai reati meno gravi. Questa decisione offre certezza giuridica e ribadisce che il percorso verso il reinserimento sociale, pur essendo un obiettivo primario del sistema, deve seguire tappe precise e rigorose, specialmente in presenza di condanne per reati che destano particolare preoccupazione nella collettività.

Quando si sconta una pena cumulata che include un reato ostativo, come si calcola il tempo per accedere alla semilibertà?
Il calcolo deve essere scisso. Prima, il condannato deve espiare la frazione di pena richiesta dalla legge per il reato ostativo (ad esempio, due terzi). Solo dopo aver completato questa parte, inizia a decorrere il periodo di pena utile per il calcolo dei benefici relativi ai reati comuni.

È possibile ‘sciogliere’ il cumulo di pene durante l’esecuzione per valutare l’ammissibilità a un beneficio?
Sì, la Corte di Cassazione conferma che è legittimo procedere allo scioglimento virtuale del cumulo di pene in fase esecutiva per determinare se un condannato ha i requisiti per un beneficio, specialmente quando nel cumulo è incluso un reato ostativo.

Da quale momento (dies a quo) inizia il calcolo della pena da scontare per i reati comuni in un cumulo con un reato ostativo?
Il periodo di pena relativo ai reati non ostativi inizia a decorrere non dal primo giorno di detenzione, ma dal momento in cui si considera giuridicamente espiata la frazione di pena prevista per il reato ostativo. Fino a quel momento, tutta la detenzione subita viene imputata alla pena per il reato ostativo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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