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Reato istantaneo: la Cassazione sul ne bis in idem

Un soggetto condannato per la violazione di una misura di prevenzione ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo di essere già stato giudicato per gli stessi fatti e invocando il principio del ‘ne bis in idem’. L’imputato qualificava il reato come permanente. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, specificando che la violazione di una misura di prevenzione costituisce un reato istantaneo. Ogni singola violazione è un reato autonomo e distinto, pertanto la reiterazione delle condotte non impedisce un nuovo processo per i fatti avvenuti in un diverso arco temporale.

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Pubblicato il 20 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reato istantaneo: la Cassazione esclude il ne bis in idem per violazioni reiterate

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 21140 del 2024, offre un’importante chiarificazione sulla natura giuridica del reato di violazione delle misure di prevenzione. La Corte ha stabilito che si tratta di un reato istantaneo, una qualificazione che ha conseguenze dirette sull’applicabilità del principio del ne bis in idem. Analizziamo la vicenda e le motivazioni dei giudici.

I Fatti del Caso: La Doppia Condanna

Il caso riguarda un individuo già condannato dal Tribunale per furto, uso indebito di carte di pagamento e, soprattutto, per la violazione delle prescrizioni imposte da una misura di prevenzione. Tale condanna era stata confermata dalla Corte di Appello.

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su un unico motivo: la presunta violazione del principio del ne bis in idem (art. 649 c.p.), che vieta di processare qualcuno due volte per lo stesso fatto. Secondo la difesa, i comportamenti contestati nel presente processo erano già stati oggetto di una precedente sentenza di condanna, emessa da un altro tribunale per fatti analoghi commessi in un arco temporale parzialmente sovrapposto.

La Tesi Difensiva: Il Reato Permanente e il Ne Bis in Idem

Il fulcro dell’argomentazione difensiva si basava sulla natura del reato previsto dall’art. 75 del D.Lgs. 159/2011. La difesa sosteneva che la violazione degli obblighi della misura di prevenzione dovesse essere considerata un reato permanente. In questa ottica, tutte le violazioni commesse senza interruzione fino alla sentenza di primo grado avrebbero costituito un’unica, ininterrotta condotta criminosa. Di conseguenza, la seconda condanna avrebbe giudicato nuovamente una parte dello stesso fatto già coperto dalla prima sentenza, violando così il divieto di doppio processo.

Le Motivazioni della Cassazione: La Natura di Reato Istantaneo

La Corte di Cassazione ha respinto integralmente la tesi difensiva, definendo “errata” la premessa da cui partiva. I giudici hanno chiarito in modo inequivocabile che il reato di violazione degli obblighi imposti da una misura di prevenzione è un reato istantaneo.

Questo significa che il reato si perfeziona ogni singola volta in cui il soggetto non adempie a uno degli obblighi prescritti. La Corte ha specificato che la reiterazione delle violazioni, anche se seriale, non ne cambia la natura. Piuttosto, essa dà vita a una serie di reati distinti, che possono essere uniti dal vincolo della continuazione, ma che rimangono giuridicamente autonomi.

Anche nell’ipotesi in cui un’unica condotta prolungata (come l’allontanamento dal comune di residenza) comporti la violazione di più prescrizioni (mancata presentazione alla polizia, mancata permanenza in casa), le violazioni “assorbite” sono solo quelle comprese nello stesso e ininterrotto arco temporale. Ciò non include condotte ulteriori e autonome, reiterate nel tempo.

Poiché i fatti giudicati nel secondo processo riguardavano un periodo temporale non coperto dalla prima sentenza di condanna, non si poteva parlare di “medesimo fatto”. Di conseguenza, il principio del ne bis in idem non era applicabile.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La decisione della Suprema Corte consolida un principio giuridico fondamentale con importanti implicazioni pratiche. Chi è sottoposto a una misura di prevenzione deve essere consapevole che ogni singola inosservanza delle prescrizioni può dare origine a un autonomo procedimento penale. Non è possibile invocare la teoria del reato permanente per “unificare” diverse violazioni commesse nel tempo ed evitare così nuove condanne. La natura di reato istantaneo comporta che ogni condotta illecita venga valutata e, se del caso, sanzionata singolarmente, garantendo che nessuna violazione della legge rimanga impunita sulla base di un’errata interpretazione giuridica.

La violazione di una misura di prevenzione è un reato permanente o istantaneo?
Secondo la Corte di Cassazione, si tratta di un reato istantaneo. Si perfeziona e si consuma ogni volta che non viene adempiuto uno degli obblighi previsti dalla misura di prevenzione.

Se una persona viola più volte la stessa misura di prevenzione, può essere processata per ogni singola violazione?
Sì. La sentenza chiarisce che la reiterazione delle violazioni non trasforma il reato in permanente, ma determina la commissione di una serie di reati distinti, ciascuno dei quali può essere perseguito penalmente.

Il principio del ‘ne bis in idem’ (non due volte per lo stesso fatto) si applica a violazioni reiterate di una misura di prevenzione avvenute in periodi diversi?
No. Poiché ogni violazione è un reato istantaneo e autonomo, le condotte realizzate in archi temporali differenti non costituiscono il ‘medesimo fatto’. Pertanto, una persona può essere processata e condannata più volte per violazioni distinte commesse in momenti diversi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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