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Reato impossibile: quando un’azione non è punibile

La Corte di Cassazione si è pronunciata sul caso di un individuo condannato per tentata rapina, il quale sosteneva la tesi del reato impossibile per inidoneità dell’azione. La Corte ha rigettato il ricorso, specificando che l’inidoneità deve essere assoluta e non dipendente da fattori esterni, come la presenza di sistemi di sicurezza o l’assenza di denaro contante. Pertanto, l’azione, valutata ‘ex ante’, era potenzialmente idonea a ledere il bene giuridico, configurando un tentativo punibile e non un reato impossibile.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reato Impossibile vs. Tentativo: La Cassazione chiarisce i limiti della punibilità

Quando un’azione criminale fallisce, è sempre punibile? La linea di confine tra un tentativo di reato e un reato impossibile è spesso sottile. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre un’analisi chiara su questo tema, spiegando quando un’azione, seppur non andata a buon fine, costituisce comunque un reato punibile.

I Fatti del Caso

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda un individuo condannato in appello per il delitto di tentata rapina. L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che la sua azione non avrebbe mai potuto avere successo e che, pertanto, si sarebbe dovuto configurare un reato impossibile ai sensi dell’art. 49 del codice penale. La difesa argomentava che l’azione era intrinsecamente inidonea a raggiungere lo scopo, rendendo il fatto non punibile.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la condanna per tentata rapina. I giudici hanno ritenuto manifestamente infondata la tesi difensiva, affermando che il giudice di merito aveva correttamente applicato i principi consolidati della giurisprudenza in materia di tentativo e di reato impossibile.

Le Motivazioni della Sentenza: la distinzione cruciale

Il cuore della decisione risiede nella distinzione tra inidoneità relativa e inidoneità assoluta dell’azione. La Corte chiarisce che per aversi un reato impossibile, l’inefficienza del mezzo utilizzato deve essere “strutturale e strumentale”, cioè assoluta e indipendente da cause esterne. In altre parole, l’azione deve essere del tutto priva della capacità di attuare il proposito criminoso, fin dall’inizio.

Nel caso specifico, la Corte ha osservato che la valutazione dell’idoneità degli atti deve essere fatta tramite un giudizio “ex ante”, noto come prognosi postuma: il giudice si colloca idealmente al momento dell’azione per valutare se essa avesse la potenzialità di causare l’evento. L’azione dell’imputato non era assolutamente inidonea. Il fallimento del piano non era dovuto a un’inadeguatezza intrinseca dei mezzi, ma a fattori esterni e contingenti, come la presenza di sistemi di sicurezza e la circostanza, comunicata dalle cassiere, che non vi fosse denaro contante.

La Corte ha stabilito che l’azione avrebbe ben potuto determinare l’evento lesivo in assenza di tali circostanze. Di conseguenza, non si poteva parlare di reato impossibile, ma di un tentativo punibile, poiché la condotta aveva effettivamente messo in pericolo il bene giuridico tutelato dalla norma.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale del diritto penale: il semplice fallimento di un’azione criminale non è sufficiente per escluderne la punibilità. Il discrimine è la potenzialità lesiva della condotta. Un tentativo è punibile quando gli atti compiuti sono, di per sé, capaci di condurre al reato, anche se poi, per fattori esterni, l’evento non si verifica. Il reato impossibile, invece, si configura solo in situazioni estreme, in cui l’azione è talmente assurda o inadeguata da non rappresentare mai un reale pericolo. Questa decisione rafforza la tutela dei beni giuridici, punendo le intenzioni criminali che si traducono in un comportamento concretamente pericoloso, a prescindere dal loro esito finale.

Quando un tentativo di reato è considerato ‘reato impossibile’ e quindi non punibile?
Un tentativo è considerato ‘reato impossibile’ e non punibile quando l’azione è caratterizzata da un’inidoneità assoluta, strutturale e strumentale, tale da renderla del tutto priva della capacità di attuare il proposito criminoso. Questa inidoneità deve essere intrinseca all’azione stessa e non dipendere da cause esterne.

Come valuta il giudice se un’azione era idonea a commettere un reato?
Il giudice utilizza il criterio della cosiddetta ‘prognosi postuma’, ovvero una valutazione ‘ex ante’. Si posiziona idealmente al momento in cui l’azione è stata compiuta per giudicare se, in base alle circostanze conosciute, gli atti fossero potenzialmente capaci di causare l’evento delittuoso, senza considerare l’esito finale.

Il fatto che in una cassa non ci sia denaro rende automaticamente impossibile il reato di tentata rapina?
No. Secondo la sentenza, l’assenza di denaro contante è una circostanza esterna e contingente. L’azione di tentare una rapina rimane idonea a ledere il bene giuridico tutelato e a creare un pericolo, configurando quindi un tentativo punibile e non un reato impossibile, poiché in altre circostanze avrebbe potuto avere successo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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