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Reato impossibile: quando un’azione è inidonea?

Un individuo, condannato per vari reati tra cui l’uso di un documento con la foto di un’altra persona per registrarsi in un hotel, ha presentato ricorso in Cassazione sostenendo la tesi del reato impossibile. Secondo la sua difesa, l’azione era inidonea poiché il personale dell’hotel avrebbe dovuto accorgersi della discrepanza. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, specificando che per configurare un reato impossibile, l’inidoneità dell’azione deve essere assoluta e intrinseca, valutata ex ante, e non può dipendere da fattori esterni come la diligenza della persona offesa. Di conseguenza, l’uso di un documento falso è un atto potenzialmente idoneo a ledere l’interesse protetto dalla norma.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reato Impossibile: Quando un’Azione è Davvero Inidonea?

Il concetto di reato impossibile, disciplinato dall’articolo 49 del Codice Penale, rappresenta una delle figure più interessanti e dibattute del diritto penale. Si configura quando un’azione, pur diretta a commettere un reato, è intrinsecamente inidonea a produrre l’evento lesivo. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre un importante chiarimento su questo istituto, analizzando il caso di un individuo che ha tentato di registrarsi in un hotel utilizzando il documento di un’altra persona.

Il Caso: Sostituzione di Persona e Uso di Documento Altrui

I fatti alla base della decisione riguardano un soggetto condannato in primo e secondo grado per una serie di reati, tra cui furto aggravato, ricettazione e sostituzione di persona (art. 494 c.p.). In particolare, per quest’ultima accusa, l’imputato aveva utilizzato un documento d’identità appartenente a un terzo per registrarsi presso una struttura alberghiera. La difesa ha basato il proprio ricorso per cassazione su un unico motivo: l’erronea applicazione dell’articolo 49, comma 2, del Codice Penale, sostenendo la tesi del reato impossibile.

La Tesi Difensiva sul Reato Impossibile

Secondo il ricorrente, l’azione era palesemente inidonea a trarre in inganno il personale dell’hotel. L’impiegato alla reception, infatti, avrebbe avuto il dovere e la possibilità di verificare la corrispondenza tra la fotografia sul documento e la persona che lo presentava. Questa potenziale verifica, a detta della difesa, rendeva l’azione di per sé inefficace e, quindi, il reato impossibile da consumare. In sostanza, si sosteneva che la negligenza o, al contrario, la diligenza dell’addetto all’hotel fosse un elemento dirimente per valutare la pericolosità della condotta.

Le Motivazioni della Cassazione: Il Concetto di Inidoneità Assoluta

La Corte di Cassazione ha rigettato completamente questa interpretazione, dichiarando il ricorso manifestamente infondato e quindi inammissibile. I giudici hanno ribadito un principio consolidato nella giurisprudenza di legittimità: l’inidoneità dell’azione, per configurare un reato impossibile, deve possedere caratteri di assolutezza, intrinsecità ed originarietà. La valutazione deve essere condotta ex ante, cioè basandosi sulle circostanze esistenti al momento della condotta, e in concreto, tenendo conto del piano dell’agente. Ciò che conta è l’efficacia potenziale dell’atto a produrre l’evento. Fattori esterni e successivi, come le cautele adottate dalla persona offesa o la sua disattenzione, sono irrilevanti ai fini di questa valutazione. L’uso di un documento altrui è, in sé, un’azione che ha la potenzialità di ledere la fede pubblica e indurre in errore, a prescindere dal fatto che l’inganno venga poi scoperto.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

La decisione della Suprema Corte ha importanti implicazioni pratiche. Stabilisce chiaramente che la configurabilità di un reato non può dipendere dalla maggiore o minore scaltrezza della vittima. Affidare la valutazione dell’idoneità dell’azione a elementi estrinseci e aleatori, come il controllo (mancato o effettuato) da parte di un terzo, creerebbe incertezza giuridica. La condotta di chi usa un documento falso per sostituirsi a un’altra persona è intrinsecamente pericolosa per l’interesse protetto dalla norma. Pertanto, il reato sussiste anche se, per circostanze fortunate o per l’acume della vittima, il danno finale non si produce. La Corte, dichiarando l’inammissibilità del ricorso, ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma alla Cassa delle ammende, sottolineando la palese infondatezza delle argomentazioni proposte.

Quando un’azione è considerata ‘inidonea’ ai fini del reato impossibile?
Un’azione è considerata inidonea quando la sua incapacità di produrre l’evento criminale è assoluta, intrinseca ed originaria. Tale valutazione deve essere fatta ‘ex ante’, cioè in base alle circostanze al momento del fatto, e non deve dipendere da cause esterne o successive alla condotta dell’agente.

La negligenza o la diligenza della persona offesa può rendere un reato ‘impossibile’?
No. Secondo la Corte di Cassazione, le eventuali cautele poste in essere dalla persona offesa, così come la sua eventuale disattenzione, sono fattori esterni che non incidono sulla valutazione di idoneità dell’azione. La potenzialità lesiva della condotta va valutata in sé e per sé.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali. Inoltre, come in questo caso in cui l’inammissibilità è evidente, la Corte può condannare il ricorrente anche al pagamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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