Reato Impossibile: Quando un’Azione è Davvero Inidonea?
Il concetto di reato impossibile, disciplinato dall’articolo 49 del Codice Penale, rappresenta una delle figure più interessanti e dibattute del diritto penale. Si configura quando un’azione, pur diretta a commettere un reato, è intrinsecamente inidonea a produrre l’evento lesivo. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre un importante chiarimento su questo istituto, analizzando il caso di un individuo che ha tentato di registrarsi in un hotel utilizzando il documento di un’altra persona.
Il Caso: Sostituzione di Persona e Uso di Documento Altrui
I fatti alla base della decisione riguardano un soggetto condannato in primo e secondo grado per una serie di reati, tra cui furto aggravato, ricettazione e sostituzione di persona (art. 494 c.p.). In particolare, per quest’ultima accusa, l’imputato aveva utilizzato un documento d’identità appartenente a un terzo per registrarsi presso una struttura alberghiera. La difesa ha basato il proprio ricorso per cassazione su un unico motivo: l’erronea applicazione dell’articolo 49, comma 2, del Codice Penale, sostenendo la tesi del reato impossibile.
La Tesi Difensiva sul Reato Impossibile
Secondo il ricorrente, l’azione era palesemente inidonea a trarre in inganno il personale dell’hotel. L’impiegato alla reception, infatti, avrebbe avuto il dovere e la possibilità di verificare la corrispondenza tra la fotografia sul documento e la persona che lo presentava. Questa potenziale verifica, a detta della difesa, rendeva l’azione di per sé inefficace e, quindi, il reato impossibile da consumare. In sostanza, si sosteneva che la negligenza o, al contrario, la diligenza dell’addetto all’hotel fosse un elemento dirimente per valutare la pericolosità della condotta.
Le Motivazioni della Cassazione: Il Concetto di Inidoneità Assoluta
La Corte di Cassazione ha rigettato completamente questa interpretazione, dichiarando il ricorso manifestamente infondato e quindi inammissibile. I giudici hanno ribadito un principio consolidato nella giurisprudenza di legittimità: l’inidoneità dell’azione, per configurare un reato impossibile, deve possedere caratteri di assolutezza, intrinsecità ed originarietà. La valutazione deve essere condotta ex ante, cioè basandosi sulle circostanze esistenti al momento della condotta, e in concreto, tenendo conto del piano dell’agente. Ciò che conta è l’efficacia potenziale dell’atto a produrre l’evento. Fattori esterni e successivi, come le cautele adottate dalla persona offesa o la sua disattenzione, sono irrilevanti ai fini di questa valutazione. L’uso di un documento altrui è, in sé, un’azione che ha la potenzialità di ledere la fede pubblica e indurre in errore, a prescindere dal fatto che l’inganno venga poi scoperto.
Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia
La decisione della Suprema Corte ha importanti implicazioni pratiche. Stabilisce chiaramente che la configurabilità di un reato non può dipendere dalla maggiore o minore scaltrezza della vittima. Affidare la valutazione dell’idoneità dell’azione a elementi estrinseci e aleatori, come il controllo (mancato o effettuato) da parte di un terzo, creerebbe incertezza giuridica. La condotta di chi usa un documento falso per sostituirsi a un’altra persona è intrinsecamente pericolosa per l’interesse protetto dalla norma. Pertanto, il reato sussiste anche se, per circostanze fortunate o per l’acume della vittima, il danno finale non si produce. La Corte, dichiarando l’inammissibilità del ricorso, ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma alla Cassa delle ammende, sottolineando la palese infondatezza delle argomentazioni proposte.
Quando un’azione è considerata ‘inidonea’ ai fini del reato impossibile?
Un’azione è considerata inidonea quando la sua incapacità di produrre l’evento criminale è assoluta, intrinseca ed originaria. Tale valutazione deve essere fatta ‘ex ante’, cioè in base alle circostanze al momento del fatto, e non deve dipendere da cause esterne o successive alla condotta dell’agente.
La negligenza o la diligenza della persona offesa può rendere un reato ‘impossibile’?
No. Secondo la Corte di Cassazione, le eventuali cautele poste in essere dalla persona offesa, così come la sua eventuale disattenzione, sono fattori esterni che non incidono sulla valutazione di idoneità dell’azione. La potenzialità lesiva della condotta va valutata in sé e per sé.
Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali. Inoltre, come in questo caso in cui l’inammissibilità è evidente, la Corte può condannare il ricorrente anche al pagamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 2191 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 2191 Anno 2025
Presidente: NOME COGNOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 11/09/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da: NOME nato il 11/11/1990
avverso la sentenza del 07/07/2023 della CORTE APPELLO di BOLOGNA
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
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RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Rilevato che NOME COGNOME ricorre avverso la sentenza della Corte di appello di Bologna che ne ha confermato la condanna per i delitti di cui agli artt. 624 e 625, comma 1, n. 4 (capo a), 494 (cap b), 648, comma 2 (capo c), cod. pen.;
considerato che l’unico motivo di ricorso – con cui si lamenta l’erronea applicazione dell’ar 49, comma 2 cod. pen., essendo l’utilizzo di un documento riportante la fotografia di un terz inidoneo a configurare l’evento dannoso previsto ai sensi dell’art. 494 cod. pen. (poiché l’impiegat dell’hotel presso cui l’imputato si è registrato – utilizzando il documento – avrebbe dovuto verifi che la fotografia era riferibile a persona diversa) – è manifestamente infondato perché secondo la giurisprudenza di legittimità l’inidoneità dell’azione, rilevante ai sensi dell’art. 49, comma 2 cod. deve ricorrere un’efficacia assoluta, intrinseca ed originaria degli atti stessi a produrre, sotto il potenziale, l’evento consumativo, da valutarsi ex ante e in concreto in rapporto alla condotta originaria dell’agente, indipendentemente da cause estranee o estrinseche, ivi comprese le eventuali cautele poste in essere dalla persona offesa, e dai risultati ottenuti e in generale da ogni fat estraneo che in concreto abbia impedito la lesione dell’interesse giuridico protetto (cfr. Sez. 1 870 del 17/10/2019, COGNOME, Rv. 278085 – 01);
ritenuto che, pertanto, deve essere dichiarata l’inammissibilità del ricorso, cui consegue ex art. 616 cod. proc. pen. la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali nonché ravvisandosi profili di colpa in ragione dell’evidente inammissibilità dell’impugnazione (cfr. Co cost., sent. n. 186 del 13/06/2000; Sez. 1, n. 30247 del 26/01/2016, COGNOME, Rv. 267585 – 01) – a versamento, in favore della Cassa delle ammende, di una somma che appare equo determinare in euro tremila;
P. Q. M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 11/09/2024.