LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Reato impossibile: quando la falsità è punibile?

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per reati di falso. Si stabilisce che non sussiste il reato impossibile se la falsificazione, pur grossolana, non è riconoscibile da chiunque a prima vista e richiede indagini per essere accertata. Il ricorso è stato respinto per genericità e manifesta infondatezza.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 28 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reato Impossibile e Falsità Documentale: Quando un Falso è Punibile?

La questione del reato impossibile rappresenta uno dei temi più interessanti del diritto penale, specialmente quando applicata ai reati di falso. Quando una falsificazione è così evidente da non poter ingannare nessuno, si può ancora parlare di reato? Un’ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su questo punto, chiarendo i confini tra un falso grossolano non punibile e una condotta penalmente rilevante. Analizziamo insieme la decisione per capire i principi affermati dai giudici.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un ricorso presentato avverso una sentenza della Corte d’Appello che aveva confermato una condanna di primo grado per reati di falso, previsti dagli articoli 497-bis, 477 e 482 del codice penale. L’imputato, ritenuto responsabile, decideva di rivolgersi alla Corte di Cassazione, affidando il suo ricorso a due motivi principali: l’errata applicazione della legge in merito alla configurabilità del reato impossibile e un vizio di motivazione riguardo la sussistenza dell’elemento soggettivo del reato (il dolo).

L’analisi del reato impossibile secondo la Difesa

La difesa sosteneva, con il primo motivo, che la falsificazione fosse talmente palese e riconoscibile da rendere l’azione del tutto inidonea a ledere la pubblica fede. In base all’articolo 49 del codice penale, se l’azione è inidonea a produrre l’evento dannoso, il reato è considerato impossibile e l’autore non è punibile. Secondo questa tesi, il falso era così maldestro da non poter ingannare nessuno, configurando quindi un classico caso di reato impossibile.

Con il secondo motivo, si contestava la motivazione della sentenza d’appello riguardo la consapevolezza e volontà di commettere il reato, ritenendola carente e illogica.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso, respingendo entrambi i motivi con argomentazioni precise sia sul piano processuale che sostanziale.

In primo luogo, i giudici hanno rilevato come il primo motivo fosse una mera riproposizione di argomenti già presentati e respinti in appello. Un ricorso in Cassazione deve contenere una critica specifica e argomentata alla sentenza impugnata, non limitarsi a ripetere le stesse doglianze. Oltre a questo difetto formale, la Corte ha ritenuto il motivo manifestamente infondato nel merito.

Richiamando consolidata giurisprudenza, la Suprema Corte ha ribadito un principio fondamentale: per aversi reato impossibile in tema di falso, non è sufficiente che la falsificazione sia riconoscibile, ma è necessario che sia assolutamente inidonea a trarre in inganno chiunque. L’esclusione della punibilità si ha solo quando il falso è talmente grossolano da essere percepibile a prima vista da qualunque persona, senza necessità di particolari verifiche. Nel caso di specie, invece, l’accertamento della falsità aveva richiesto lo svolgimento di indagini. Questo semplice fatto dimostra che il falso non era palesemente riconoscibile e, pertanto, aveva la capacità, anche solo potenziale, di ledere la pubblica fede.

Anche il secondo motivo, relativo all’elemento soggettivo, è stato giudicato inammissibile per indeterminatezza. La difesa non aveva indicato in modo specifico gli elementi di fatto e di diritto su cui si basava la censura, impedendo così alla Corte di valutare la fondatezza del rilievo a fronte di una motivazione, quella della Corte d’Appello, ritenuta logicamente corretta.

Conclusioni: L’impatto della decisione

L’ordinanza in esame conferma un orientamento giurisprudenziale cruciale: la linea di demarcazione per il reato impossibile nel falso documentale non è la qualità della falsificazione, ma la sua concreta capacità ingannatoria. Un falso, anche se imperfetto, che richiede un’attività di verifica per essere scoperto, è considerato penalmente rilevante. La pubblica fede, infatti, viene messa in pericolo non solo dall’inganno effettivamente riuscito, ma anche dalla semplice circolazione di documenti che appaiono credibili e richiedono un controllo per essere smascherati. Questa decisione serve da monito: la grossolanità del falso non è una garanzia di impunità se questo non è riconoscibile ictu oculi da chiunque.

Quando un reato di falso viene considerato ‘impossibile’ e quindi non punibile?
Secondo la Corte, il reato di falso è impossibile solo quando la falsificazione è così grossolana da essere immediatamente riconoscibile da chiunque, rendendo l’azione assolutamente inidonea a ingannare la pubblica fede. Se sono necessarie indagini per accertare il falso, il reato sussiste.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile principalmente per due ragioni: in parte era una semplice ripetizione dei motivi già respinti in appello, senza una critica specifica alla sentenza impugnata; in altra parte era indeterminato, non specificando gli elementi di fatto e di diritto a sostegno della censura.

Cosa significa che un falso non è palesemente riconoscibile?
Significa che, sebbene la falsificazione possa essere di bassa qualità, non è così evidente da essere scoperta da una persona comune con un semplice esame. Se per scoprirla è necessario un controllo più approfondito o un’indagine, come nel caso di specie, allora il falso è considerato idoneo a ledere la pubblica fede e il reato è punibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati