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Reato impossibile: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per commercio di prodotti contraffatti. I giudici hanno stabilito che i motivi presentati, tra cui la tesi del reato impossibile per la grossolanità della contraffazione, costituivano una mera rivalutazione dei fatti già giudicati o una ripetizione di argomenti già respinti in appello, rendendo l’impugnazione non valida.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reato Impossibile e Prodotti Contraffatti: la Decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 12778/2024, si è pronunciata sulla questione del reato impossibile nel contesto della vendita di prodotti contraffatti, delineando i confini di ammissibilità del ricorso per cassazione. Questa decisione offre importanti spunti sulla differenza tra una legittima critica giuridica e un tentativo inammissibile di rivalutare i fatti del processo.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un soggetto condannato dalla Corte d’Appello di L’Aquila per il reato previsto dall’art. 474 del codice penale, ovvero l’introduzione e il commercio di prodotti con marchi falsi. L’imputato, non accettando la condanna, ha deciso di impugnare la sentenza dinanzi alla Corte di Cassazione, affidando il suo ricorso a due specifici motivi.

I Motivi del Ricorso e l’Analisi sul Reato Impossibile

Il ricorrente ha basato la sua difesa su due principali argomentazioni:

1. Violazione di legge sulla qualificazione giuridica: Il primo motivo sosteneva un’errata applicazione dell’art. 474 c.p., invocando la tesi del reato impossibile. Secondo la difesa, la contraffazione era talmente grossolana e palese da non poter ingannare nessun acquirente. Di conseguenza, l’azione era inidonea a ledere il bene giuridico protetto dalla norma, rendendo il reato, appunto, impossibile.

2. Violazione di legge sull’elemento soggettivo: Con il secondo motivo, si lamentava la mancanza della prova dell’elemento soggettivo del reato, ovvero la consapevolezza e la volontà di commettere l’illecito. In sostanza, si contestava che la Corte d’Appello avesse erroneamente ritenuto provato l’intento fraudolento.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha esaminato entrambi i motivi e li ha ritenuti inammissibili. Per quanto riguarda il primo motivo, relativo al reato impossibile, i giudici hanno chiarito che le censure sollevate non erano critiche giuridiche, ma tentativi di ottenere una nuova valutazione delle prove e dei fatti. Questo tipo di riesame è precluso in sede di legittimità, dove la Corte può giudicare solo sulla corretta applicazione della legge e non sul merito delle prove. Inoltre, la Cassazione ha sottolineato che la Corte d’Appello aveva già fornito una motivazione giuridicamente corretta per escludere la configurabilità del reato impossibile.

Anche il secondo motivo è stato giudicato inammissibile. I giudici hanno osservato che le argomentazioni sull’elemento soggettivo erano una semplice e pedissequa reiterazione di quelle già presentate e respinte nel giudizio d’appello. Un ricorso, per essere ammissibile, deve contenere una critica specifica e argomentata contro la decisione impugnata, non limitarsi a riproporre le stesse doglianze. In mancanza di tale specificità, il ricorso viene considerato solo ‘apparente’ e quindi inammissibile.

Le Conclusioni

Con questa ordinanza, la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. La decisione ribadisce un principio fondamentale del processo penale: il ricorso in Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono ridiscutere i fatti. Per essere ammissibile, l’impugnazione deve sollevare questioni di pura legittimità, con motivi specifici e nuovi, che critichino in modo argomentato le ragioni giuridiche della sentenza impugnata, senza limitarsi a riproporre tesi già respinte.

Quando un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso è dichiarato inammissibile quando, invece di sollevare questioni sulla corretta applicazione della legge, tenta di ottenere una nuova valutazione dei fatti già esaminati nei gradi precedenti, oppure quando si limita a ripetere argomentazioni già respinte, mancando di specificità.

Perché l’argomento del “reato impossibile” non è stato accolto in questo caso?
L’argomento è stato respinto non nel merito, ma perché la Corte ha ritenuto che la sua discussione implicasse una rivalutazione delle prove, attività preclusa in sede di legittimità. Inoltre, la Corte ha rilevato che la sentenza d’appello aveva già escluso correttamente tale ipotesi con adeguati argomenti giuridici.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
Comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, che in questo caso è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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