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Reato impossibile: quando il furto è solo tentato?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’imputata condannata per tentato furto aggravato. La difesa sosteneva la tesi del cosiddetto ‘reato impossibile’, argomentando che la presenza di sistemi di videosorveglianza e personale di sicurezza rendesse l’evento-furto irrealizzabile sin dall’inizio. La Corte ha rigettato questa visione, chiarendo che il reato impossibile si configura solo quando l’azione è intrinsecamente e assolutamente inidonea a produrre l’evento, indipendentemente da fattori esterni. Poiché la condotta di sottrarre la merce e superare le casse era di per sé idonea a commettere il furto, e l’insuccesso è dipeso solo dall’intervento della vigilanza, il reato è stato correttamente qualificato come tentato.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reato Impossibile o Tentato Furto? La Cassazione Chiarisce

Quando un furto in un supermercato sorvegliato cessa di essere un tentativo e diventa un reato impossibile? La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, offre un’analisi cruciale per distinguere queste due figure giuridiche, spesso al centro di dibattiti in aula. La decisione conferma che la semplice presenza di sistemi di sicurezza non rende, di per sé, l’azione criminosa ‘impossibile’.

Il Caso: Furto Sventato dalla Sicurezza

I fatti riguardano una persona accusata di tentato furto pluriaggravato. L’imputata aveva sottratto della merce dagli scaffali di un supermercato, rimuovendo le placche antitaccheggio. Successivamente, aveva superato le casse senza pagare, ma era stata fermata da un addetto alla sicurezza che aveva osservato tutta la scena. La difesa ha basato il ricorso sulla tesi del reato impossibile, sostenendo che la costante sorveglianza (sia video che umana) rendeva fin dal principio impossibile portare a termine il furto con successo.

La Questione Giuridica: Tentativo vs. Impossibilità

Il cuore della questione legale risiede nell’interpretazione dell’articolo 49 del codice penale. Questo articolo stabilisce che la punibilità è esclusa quando, per l’inidoneità dell’azione o l’inesistenza dell’oggetto di essa, è impossibile l’evento dannoso o pericoloso. Il ricorrente sosteneva che l’azione fosse ‘inidonea’ a causa del contesto di alta sorveglianza. La Corte di Cassazione è stata chiamata a decidere se un’azione, di per sé capace di realizzare un furto, possa essere considerata inidonea solo perché è osservata e potenzialmente ostacolabile da fattori esterni.

L’analisi del reato impossibile secondo la Cassazione

La Corte Suprema ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato, fornendo una motivazione logica e coerente. Ha ribadito un principio consolidato nella giurisprudenza di legittimità: l’inidoneità dell’azione, per configurare un reato impossibile, deve essere assoluta. Ciò significa che la condotta deve essere priva di qualsiasi capacità causale di produrre l’evento, per una debolezza strutturale o strumentale intrinseca all’azione stessa.

le motivazioni

La motivazione della Corte si basa su una distinzione fondamentale. L’inidoneità dell’azione va valutata ex ante, ovvero al momento in cui viene posta in essere, e deve essere intrinseca all’azione stessa, non derivante da fattori esterni e contingenti. Nel caso di specie, le azioni compiute dall’imputata – occultare la merce, rimuovere le placche antitaccheggio e oltrepassare le casse – erano, nella loro natura, perfettamente idonee a realizzare la sottrazione del bene. Il furto non è andato a buon fine non per un difetto strutturale dell’azione, ma per una causa esterna ed estranea alla volontà dell’agente: l’intervento dell’addetto alla sicurezza. La sorveglianza, quindi, non rende l’azione ‘impossibile’, ma è semplicemente uno strumento che facilita la scoperta e l’interruzione del reato. Di conseguenza, il fatto che l’azione sia stata interrotta prova, semmai, che si era in presenza di un tentativo punibile ai sensi dell’art. 56 del codice penale, e non di un reato impossibile.

le conclusioni

Con questa ordinanza, la Cassazione rafforza un orientamento chiaro: la presenza di sistemi di videosorveglianza o di personale di vigilanza in un esercizio commerciale non è sufficiente a trasformare un tentativo di furto in un reato impossibile. Per aversi impossibilità, l’azione deve essere inefficace in sé e per sé. Questa decisione ha importanti implicazioni pratiche, poiché conferma che chi viene sorpreso a rubare in un negozio, anche se costantemente monitorato, risponderà penalmente per tentato furto. La sorveglianza è un ostacolo, non una garanzia di impunità.

Quando un furto può essere considerato un ‘reato impossibile’?
Un furto è considerato ‘reato impossibile’ solo quando l’azione compiuta è, in sé e per sé, assolutamente inidonea a produrre l’evento della sottrazione. L’inidoneità deve essere strutturale e intrinseca all’azione, non dipendente da fattori esterni come la vigilanza.

La presenza di telecamere e vigilanza in un negozio rende il furto impossibile?
No. Secondo la Corte di Cassazione, i sistemi di videosorveglianza e la presenza di personale di sicurezza sono considerati cause esterne che possono interrompere l’azione criminosa, ma non rendono l’azione stessa ‘inidonea’. Pertanto, chi viene scoperto a rubare in tali circostanze risponde di tentato furto.

Qual è la differenza fondamentale tra reato tentato e reato impossibile nel caso analizzato?
La differenza risiede nella causa del fallimento del piano criminale. Nel reato tentato, l’azione è idonea a commettere il reato, ma fallisce per l’intervento di fattori esterni (come un addetto alla sicurezza). Nel reato impossibile, l’azione è intrinsecamente incapace di produrre l’evento, a prescindere da qualsiasi circostanza esterna.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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