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Reato impossibile: no se la vittima si sposta

Un uomo spara ripetutamente contro un’altra persona, che riesce a rifugiarsi. La difesa sostiene la tesi del ‘reato impossibile’ poiché il bersaglio era assente al momento degli spari. La Corte di Cassazione dichiara il ricorso inammissibile, confermando l’accusa di tentato omicidio e la misura cautelare in carcere. La sentenza chiarisce che l’assenza temporanea della vittima non rende l’azione un reato impossibile, in quanto la valutazione va fatta ‘ex ante’, considerando la potenziale letalità dell’azione al momento in cui è stata compiuta. La pericolosità sociale dell’individuo, desunta dalla violenza dei fatti e dai precedenti, ha giustificato il mantenimento della detenzione.

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Pubblicato il 1 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reato Impossibile e Tentato Omicidio: Quando la Fuga della Vittima non Salva dall’Accusa

Una recente sentenza della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale nel diritto penale: la configurabilità del tentato omicidio quando la vittima designata riesce a mettersi in salvo. Il caso analizzato offre spunti fondamentali per comprendere i confini del reato impossibile e i criteri con cui i giudici valutano l’intento omicida e la necessità delle misure cautelari.

I Fatti del Caso

La vicenda ha origine da un violento litigio tra due individui. Uno dei due, dopo aver colpito l’altro con due pugni, ha estratto una pistola e ha iniziato a sparare nella sua direzione. La vittima è riuscita a fuggire, trovando rifugio all’interno di un esercizio commerciale. Imperterrito, l’aggressore lo ha seguito e ha esploso altri cinque colpi di arma da fuoco verso la porta-finestra del retrobottega dove la vittima si era nascosta.

L’Appello e la Tesi del Reato Impossibile

In seguito all’arresto, la difesa dell’imputato ha presentato un’istanza per la revoca della misura cautelare in carcere, basando la propria argomentazione principale sulla tesi del reato impossibile. Secondo una consulenza balistica difensiva, al momento degli spari la vittima si era già spostata dalla linea di tiro, rendendo di fatto impossibile colpirla. Di conseguenza, l’azione non avrebbe potuto portare a compimento l’omicidio, configurandosi, appunto, come un reato impossibile.

La difesa ha inoltre sottolineato la natura della causale, una presunta provocazione legata a minacce subite dal genero dell’imputato, e ha richiesto la sostituzione della detenzione in carcere con gli arresti domiciliari e il braccialetto elettronico.

La Decisione della Cassazione: il Reato Impossibile non Sussiste

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando le decisioni dei giudici di merito. I giudici supremi hanno ribadito un principio consolidato: il ricorso in Cassazione non può trasformarsi in un’occasione per una nuova valutazione dei fatti, ma deve limitarsi a verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione.

Nel merito, la Corte ha smontato la tesi del reato impossibile. I giudici hanno chiarito che questa figura giuridica si applica solo quando l’inesistenza dell’oggetto del reato è originaria e assoluta (ad esempio, sparare a un cadavere). Non si configura, invece, quando la vittima è solo temporaneamente o accidentalmente assente dalla linea di tiro. La valutazione sull’idoneità dell’azione a causare la morte deve essere compiuta ex ante, cioè basandosi sulle circostanze così come si presentavano all’agente al momento del fatto. In questo caso, l’azione di sparare ripetutamente con una pistola verso una persona era, in sé, pienamente idonea a uccidere.

Le Motivazioni della Corte

Dolo Omicidiario e Indizi Gravi

La motivazione della sentenza evidenzia come la volontà di uccidere (dolo omicidiario) sia stata correttamente desunta da una serie di elementi oggettivi inconfutabili:
1. L’arma utilizzata: una pistola, strumento con un’indubbia potenzialità lesiva.
2. La direzione dei colpi: sparati ad altezza uomo, quindi indirizzati verso zone vitali.
3. La perseveranza: l’azione aggressiva è continuata anche dopo che la vittima aveva trovato un riparo, dimostrando una determinazione non scalfita dalla fuga del bersaglio.

Esigenze Cautelari e Pericolosità Sociale

La Corte ha anche confermato la sussistenza delle esigenze cautelari che giustificano la detenzione in carcere. La motivazione del tribunale è stata ritenuta adeguata nel sottolineare:
* La particolare gravità e crudeltà dei fatti.
* L’allarmante spregiudicatezza dell’indagato.
* La sua personalità negativa, caratterizzata da numerosi e gravi precedenti penali, indicativi di una profonda inclinazione a delinquere.

Questi elementi, nel loro complesso, delineano un concreto e attuale pericolo di reiterazione di condotte violente, rendendo inadeguata qualsiasi misura meno afflittiva del carcere.

Inadeguatezza delle Misure Alternative

Di conseguenza, la richiesta di arresti domiciliari è stata implicitamente ma chiaramente respinta. La Corte ha spiegato che, quando la motivazione evidenzia una radicale insufficienza di qualsiasi presidio cautelare non carcerario, non è necessaria una confutazione specifica di ogni singola misura alternativa proposta dalla difesa. La valutazione complessiva sulla pericolosità dell’individuo assorbe e supera tali richieste.

Le Conclusioni

La sentenza riafferma un principio fondamentale: la fortuna della vittima nel riuscire a schivare i colpi non trasforma un tentato omicidio in un reato impossibile. Ciò che conta è l’intenzione e l’idoneità dell’azione al momento in cui viene commessa. Questa decisione consolida l’orientamento giurisprudenziale sulla valutazione ex ante nel delitto tentato e sottolinea l’importanza di analizzare tutti gli elementi oggettivi del comportamento per determinare sia il dolo sia la pericolosità sociale dell’autore del reato, con dirette conseguenze sulla scelta della misura cautelare più appropriata.

Quando un tentato omicidio può essere considerato un ‘reato impossibile’?
Un tentato omicidio è un ‘reato impossibile’ solo quando l’inesistenza del bersaglio è originaria e assoluta, come nel caso in cui si spari a una persona già morta. Non si configura se la vittima è solo temporaneamente o accidentalmente fuori dalla linea di tiro al momento dell’azione.

Come viene valutato l’intento di uccidere (dolo omicidiario) in un caso di tentato omicidio?
L’intento di uccidere viene dedotto da elementi oggettivi e concreti, quali il tipo di arma usata (una pistola), la direzione e il numero dei colpi sparati (ad altezza uomo, verso zone vitali) e la persistenza nell’azione aggressiva anche dopo il tentativo di fuga della vittima.

Perché la Corte ha ritenuto inadeguata una misura meno severa della detenzione in carcere?
La Corte ha giudicato ogni misura non carceraria insufficiente a causa dell’estrema gravità dei fatti, dell’allarmante spregiudicatezza dimostrata, della familiarità con l’uso delle armi e dei numerosi precedenti penali dell’imputato, elementi che nel loro insieme indicano un’elevata e attuale pericolosità sociale e un forte rischio di reiterazione del reato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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