Reato Impossibile: la Sorveglianza nel Supermercato Rende il Furto non Punibile?
L’ipotesi del reato impossibile rappresenta una delle questioni più dibattute nel diritto penale, specialmente in relazione ai tentativi di furto commessi sotto gli occhi del personale di vigilanza. Quando un’azione può essere considerata talmente inidonea da non meritare neanche la punizione a titolo di tentativo? Con l’ordinanza in commento, la Corte di Cassazione torna a fare chiarezza sui limiti applicativi dell’art. 49 del codice penale, stabilendo che la semplice sorveglianza non è, di per sé, sufficiente a rendere un furto un reato impossibile.
I Fatti di Causa
Il caso trae origine da una condanna per tentato furto aggravato emessa dal Tribunale di Bologna e successivamente confermata dalla Corte di Appello. Un individuo veniva ritenuto responsabile di aver tentato di sottrarre della merce all’interno di un supermercato. La particolarità della vicenda risiedeva nel fatto che l’azione si era svolta interamente sotto il controllo degli addetti alla vigilanza, i quali, notato il comportamento sospetto dell’uomo, lo avevano costantemente monitorato fino al suo intervento.
Il Ricorso per Cassazione e la tesi del Reato Impossibile
La difesa dell’imputato ha proposto ricorso per Cassazione, basando la propria argomentazione principale sulla violazione dell’art. 49 del codice penale, che disciplina appunto il reato impossibile. Secondo il ricorrente, la costante e ininterrotta vigilanza da parte del personale del supermercato avrebbe reso l’azione del tutto inidonea a raggiungere lo scopo, configurando così un’ipotesi di tentativo non punibile. In sostanza, la difesa sosteneva che, data la sorveglianza, non vi era mai stata una reale possibilità di portare a compimento il furto e di impossessarsi dei beni.
Le Motivazioni della Suprema Corte sulla nozione di reato impossibile
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, definendolo manifestamente infondato. Gli Ermellini hanno riaffermato un principio consolidato nella giurisprudenza di legittimità: per aversi reato impossibile, l’inidoneità dell’azione deve essere assoluta. Questo significa che la condotta deve essere intrinsecamente e strutturalmente incapace di produrre l’evento delittuoso, indipendentemente da fattori esterni e contingenti, sebbene riferibili all’agente.
Nel caso specifico, la Corte ha spiegato che la vigilanza degli addetti non costituisce un ostacolo assoluto alla consumazione del reato. Nonostante l’osservazione, non si può escludere in astratto che l’imputato avrebbe potuto, con un’azione repentina o fortunosa, trovare una via di fuga e impossessarsi definitivamente della merce sottratta. La valutazione sull’idoneità dell’azione, secondo la Corte, va compiuta con un giudizio di ‘prognosi postuma’, riportandosi idealmente al momento della commissione del fatto. L’inidoneità che esclude la punibilità deve derivare da inefficienze strutturali del mezzo utilizzato o della condotta stessa, e non da circostanze esterne come, appunto, la presenza di un sistema di sorveglianza efficiente. Pertanto, il fatto che l’agente sia stato scoperto non trasforma il tentativo punibile in un reato impossibile.
Conclusioni
La decisione della Suprema Corte conferma un orientamento rigoroso sull’applicazione dell’art. 49 c.p. La presenza di sistemi di vigilanza attivi in un esercizio commerciale non è sufficiente a escludere la punibilità del tentativo di furto. Affinché si possa parlare di reato impossibile, è necessario dimostrare che l’azione, per sua stessa natura, era priva di qualsiasi potenzialità lesiva. La mera possibilità astratta che il reato potesse essere portato a compimento, nonostante la sorveglianza, è sufficiente per configurare un tentativo punibile. La sentenza, dichiarando inammissibile il ricorso, ha quindi condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma alla Cassa delle ammende.
La sorveglianza costante da parte degli addetti di un supermercato rende un tentativo di furto un reato impossibile?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la mera sorveglianza non è sufficiente a configurare un reato impossibile, poiché non esclude in astratto che l’agente possa comunque trovare una via di fuga e portare a termine il reato. L’inidoneità dell’azione deve essere assoluta e intrinseca alla condotta.
Cosa si intende per ‘assoluta inidoneità dell’azione’ per configurare il reato impossibile?
Si intende che la condotta dell’agente deve essere priva di qualsiasi determinabilità causale nella produzione dell’evento, a causa di un’inefficienza strutturale o strumentale del mezzo usato. L’azione deve essere incapace di produrre il reato in ogni circostanza, non solo a causa di fattori esterni come la vigilanza.
Qual è stata la decisione finale della Corte di Cassazione in questo caso?
La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. Di conseguenza, ha confermato la sentenza di condanna per tentato furto aggravato e ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 35360 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 35360 Anno 2025
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 30/09/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME nato a TORINO il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 11/02/2025 della CORTE APPELLO di BOLOGNA
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
MOTIVI DELLA DECISIONE
Con la sentenza in epigrafe, la Corte di appello di Bologna ha confermato la s del Tribunale di Bologna che ha dichiarato il ricorrente responsabile del reato di te aggravato.
L’imputato, a mezzo del proprio difensore, ricorre per Cassazione avverso la s della Corte di appello, deducendo violazione di legge e vizio di motivazione in o configurabilità del reato, essendosi i fatti svolti sotto la vigilanza degli addetti de circostanza determinante la assoluta inidoneità dell’azione ai sensi dell’art. 49 cod
Il ricorso è manifestamente infondato. La motivazione della Corte territoriale, a quale il ricorrente reitera le stesse doglianze già respinte in appello, fa corretta a consolidati principi espressi da questa Corte di legittimità, osservando che il fatto c avesse agito mentre gli addetti alla vigilanza si erano accorti del suo fare sospetto osservazione, non gli avrebbe certamente impedito, in astratto, di guadagnare una vi impossessandosi dei beni sottratti. In tema di reato impossibile, l’inidoneità de valutarsi con riferimento al tempo del commesso reato in base al criterio di accertam prognosi postuma – deve essere assoluta, nel senso che la condotta dell’agente de priva di astratta determinabilità causale nella produzione dell’evento, per inefficienz o strumentale del mezzo usato, indipendentemente da cause estranee o estrinseche, a riferibili COGNOME all’agente COGNOME (Sez. 1, COGNOME n. 870 del 17/10/2019, COGNOME Rv. 278085 COGNOME – COGNOME 01; Sez. 5, n. 26876 del 28/04/2004, Rv. 229872 – 01).
All’inammissibilità del ricorso segue la condanna del ricorrente al pagamento d processuali e, non sussistendo ipotesi di esonero, al versamento di una somma alla Ca ammende, determinabile in euro tremila, ai sensi dell’art. 616 cod. proc. pen.
P. Q. M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese p e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Roma 30 settembre 2025