LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Reato impossibile: furto punibile con sorveglianza?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo condannato per tentato furto aggravato in un supermercato. L’imputato sosteneva la tesi del reato impossibile a causa della costante vigilanza del personale. La Corte ha ribadito che la mera sorveglianza non rende l’azione assolutamente inidonea, poiché non esclude in astratto la possibilità per il ladro di fuggire con la merce, confermando così la condanna.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reato Impossibile: la Sorveglianza nel Supermercato Rende il Furto non Punibile?

L’ipotesi del reato impossibile rappresenta una delle questioni più dibattute nel diritto penale, specialmente in relazione ai tentativi di furto commessi sotto gli occhi del personale di vigilanza. Quando un’azione può essere considerata talmente inidonea da non meritare neanche la punizione a titolo di tentativo? Con l’ordinanza in commento, la Corte di Cassazione torna a fare chiarezza sui limiti applicativi dell’art. 49 del codice penale, stabilendo che la semplice sorveglianza non è, di per sé, sufficiente a rendere un furto un reato impossibile.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una condanna per tentato furto aggravato emessa dal Tribunale di Bologna e successivamente confermata dalla Corte di Appello. Un individuo veniva ritenuto responsabile di aver tentato di sottrarre della merce all’interno di un supermercato. La particolarità della vicenda risiedeva nel fatto che l’azione si era svolta interamente sotto il controllo degli addetti alla vigilanza, i quali, notato il comportamento sospetto dell’uomo, lo avevano costantemente monitorato fino al suo intervento.

Il Ricorso per Cassazione e la tesi del Reato Impossibile

La difesa dell’imputato ha proposto ricorso per Cassazione, basando la propria argomentazione principale sulla violazione dell’art. 49 del codice penale, che disciplina appunto il reato impossibile. Secondo il ricorrente, la costante e ininterrotta vigilanza da parte del personale del supermercato avrebbe reso l’azione del tutto inidonea a raggiungere lo scopo, configurando così un’ipotesi di tentativo non punibile. In sostanza, la difesa sosteneva che, data la sorveglianza, non vi era mai stata una reale possibilità di portare a compimento il furto e di impossessarsi dei beni.

Le Motivazioni della Suprema Corte sulla nozione di reato impossibile

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, definendolo manifestamente infondato. Gli Ermellini hanno riaffermato un principio consolidato nella giurisprudenza di legittimità: per aversi reato impossibile, l’inidoneità dell’azione deve essere assoluta. Questo significa che la condotta deve essere intrinsecamente e strutturalmente incapace di produrre l’evento delittuoso, indipendentemente da fattori esterni e contingenti, sebbene riferibili all’agente.

Nel caso specifico, la Corte ha spiegato che la vigilanza degli addetti non costituisce un ostacolo assoluto alla consumazione del reato. Nonostante l’osservazione, non si può escludere in astratto che l’imputato avrebbe potuto, con un’azione repentina o fortunosa, trovare una via di fuga e impossessarsi definitivamente della merce sottratta. La valutazione sull’idoneità dell’azione, secondo la Corte, va compiuta con un giudizio di ‘prognosi postuma’, riportandosi idealmente al momento della commissione del fatto. L’inidoneità che esclude la punibilità deve derivare da inefficienze strutturali del mezzo utilizzato o della condotta stessa, e non da circostanze esterne come, appunto, la presenza di un sistema di sorveglianza efficiente. Pertanto, il fatto che l’agente sia stato scoperto non trasforma il tentativo punibile in un reato impossibile.

Conclusioni

La decisione della Suprema Corte conferma un orientamento rigoroso sull’applicazione dell’art. 49 c.p. La presenza di sistemi di vigilanza attivi in un esercizio commerciale non è sufficiente a escludere la punibilità del tentativo di furto. Affinché si possa parlare di reato impossibile, è necessario dimostrare che l’azione, per sua stessa natura, era priva di qualsiasi potenzialità lesiva. La mera possibilità astratta che il reato potesse essere portato a compimento, nonostante la sorveglianza, è sufficiente per configurare un tentativo punibile. La sentenza, dichiarando inammissibile il ricorso, ha quindi condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma alla Cassa delle ammende.

La sorveglianza costante da parte degli addetti di un supermercato rende un tentativo di furto un reato impossibile?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la mera sorveglianza non è sufficiente a configurare un reato impossibile, poiché non esclude in astratto che l’agente possa comunque trovare una via di fuga e portare a termine il reato. L’inidoneità dell’azione deve essere assoluta e intrinseca alla condotta.

Cosa si intende per ‘assoluta inidoneità dell’azione’ per configurare il reato impossibile?
Si intende che la condotta dell’agente deve essere priva di qualsiasi determinabilità causale nella produzione dell’evento, a causa di un’inefficienza strutturale o strumentale del mezzo usato. L’azione deve essere incapace di produrre il reato in ogni circostanza, non solo a causa di fattori esterni come la vigilanza.

Qual è stata la decisione finale della Corte di Cassazione in questo caso?
La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. Di conseguenza, ha confermato la sentenza di condanna per tentato furto aggravato e ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati