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Reato di stalking: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un uomo condannato per il reato di stalking. La Corte ha ribadito che non è possibile una nuova valutazione dei fatti in sede di legittimità e ha confermato la distinzione tra stalking consumato (che provoca un grave stato d’ansia) e semplici molestie, rigettando la richiesta di riqualificazione del reato o di concessione di attenuanti generiche.

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Pubblicato il 8 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reato di Stalking: la Cassazione Spiega l’Inammissibilità del Ricorso

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso di reato di stalking, offrendo importanti chiarimenti sui limiti del ricorso in sede di legittimità e sulla distinzione tra atti persecutori e semplici molestie. La decisione sottolinea come la prova di un grave e perdurante stato d’ansia nella vittima sia sufficiente a configurare il reato nella sua forma consumata, rendendo inammissibili le richieste di una nuova valutazione dei fatti.

I Fatti del Caso

Il ricorrente era stato condannato sia in primo grado dal Tribunale che in secondo grado dalla Corte d’Appello per il reato di atti persecutori, previsto dall’articolo 612-bis del codice penale. Secondo le sentenze di merito, la sua condotta aveva generato nella persona offesa un grave stato di ansia e paura. Non accettando la condanna, l’imputato ha proposto ricorso per cassazione, basandolo su quattro motivi principali: un’errata valutazione della sua responsabilità penale, la mancata riqualificazione del fatto come reato tentato, la configurazione errata come stalking anziché come semplici molestie e, infine, il mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche.

I Motivi del Ricorso e la Decisione della Corte

La Suprema Corte ha esaminato e rigettato tutti i motivi del ricorso, dichiarandolo integralmente inammissibile. Vediamo nel dettaglio le argomentazioni della Corte.

L’impossibilità di una Nuova Valutazione dei Fatti

Il primo motivo, con cui il ricorrente cercava di ottenere una diversa ricostruzione dei fatti, è stato giudicato inammissibile. La Corte ha ricordato che il suo ruolo non è quello di un terzo grado di giudizio sul merito, ma di un giudice di legittimità. Il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione, senza poter entrare nel merito delle prove già valutate dai giudici dei gradi precedenti.

La distinzione nel reato di stalking: consumato vs. tentato

Il secondo motivo, che chiedeva di considerare il reato di stalking solo come tentato, è stato ritenuto manifestamente infondato. La Corte ha chiarito che il delitto di atti persecutori si considera consumato quando la condotta persecutoria produce almeno uno degli eventi previsti dalla norma: un perdurante e grave stato di ansia o di paura, un fondato timore per l’incolumità propria o di un prossimo congiunto, o la costrizione ad alterare le proprie abitudini di vita. Poiché i giudici di merito avevano accertato che la vittima aveva sofferto di un grave stato di ansia e paura, l’evento si era verificato e il reato era, a tutti gli effetti, consumato.

Reato di stalking o semplici molestie? Il Criterio Distintivo

Anche il terzo motivo è stato respinto. La Cassazione ha ribadito il criterio distintivo tra il reato di stalking (art. 612-bis c.p.) e quello di molestie (art. 660 c.p.). La differenza risiede nelle conseguenze della condotta sulla vittima. Si ha stalking solo quando le molestie sono tali da provocare uno degli eventi gravi sopra menzionati. Se, invece, le condotte si limitano a infastidire o disturbare la vittima senza causare un’alterazione psicologica o delle abitudini di vita così profonda, si rientra nella fattispecie meno grave delle molestie.

Le Motivazioni

La decisione della Corte si fonda su principi consolidati della giurisprudenza di legittimità. In primo luogo, viene riaffermato il principio secondo cui il ricorso per cassazione non può trasformarsi in un pretesto per rimettere in discussione l’accertamento dei fatti compiuto dai giudici di merito, a meno che la motivazione della sentenza impugnata non sia palesemente illogica o contraddittoria.

In secondo luogo, la Corte ha sottolineato che, per negare le circostanze attenuanti generiche, il giudice non è tenuto a esaminare analiticamente tutti gli elementi favorevoli o sfavorevoli all’imputato, ma è sufficiente che motivi la sua decisione basandosi sugli aspetti ritenuti più rilevanti e decisivi. Nel caso di specie, la motivazione della Corte d’Appello è stata ritenuta logica e adeguata. L’inammissibilità del ricorso ha comportato la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

Le Conclusioni

Questa ordinanza della Corte di Cassazione rappresenta un’importante conferma dei principi che regolano il reato di stalking e i limiti del giudizio di legittimità. Ribadisce che la valutazione della sofferenza psicologica della vittima è un elemento centrale per distinguere lo stalking da altre condotte illecite meno gravi e che, una volta accertato in fatto tale stato, il reato deve considerarsi consumato. Infine, serve da monito sul corretto utilizzo del ricorso per cassazione, che deve limitarsi a censure di legittimità e non può mirare a ottenere una terza valutazione del merito della vicenda.

Quando il reato di stalking si considera consumato e non solo tentato?
Il reato di stalking si considera consumato quando la condotta persecutoria ripetuta nel tempo causa alla vittima almeno uno degli eventi previsti dalla legge, come un perdurante e grave stato di ansia o di paura. Se questo evento si verifica, il reato è completo.

Qual è la differenza tra il reato di stalking e quello di molestie?
La differenza fondamentale sta nell’impatto della condotta sulla vittima. Si configura il reato di stalking solo se le azioni molestatrici sono idonee a cagionare un perdurante e grave stato di ansia, un fondato timore per la propria incolumità o un’alterazione delle abitudini di vita. Le semplici molestie, invece, si limitano a infastidire la vittima.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare le prove di un processo?
No, non è possibile. La Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, non di merito. Il suo compito è verificare che la legge sia stata applicata correttamente dai giudici dei gradi precedenti e che la motivazione della sentenza sia logica. Non può effettuare una nuova valutazione dei fatti o delle prove.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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