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Reato di riciclaggio: quando si perfeziona il delitto

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per il reato di riciclaggio. L’uomo era stato sorpreso a smontare un’auto di provenienza illecita. La Corte ha stabilito che la consapevolezza della provenienza delittuosa può essere desunta da elementi come l’agire in piena notte in una zona isolata e la reazione violenta all’arrivo delle forze dell’ordine. Inoltre, ha chiarito che il reato di riciclaggio si considera perfezionato già con la soppressione degli elementi identificativi del veicolo, come le targhe, non essendo necessario il completo smontaggio del bene.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Il reato di riciclaggio su veicoli: la Cassazione definisce il momento della consumazione

Il reato di riciclaggio rappresenta una delle fattispecie più complesse e insidiose del nostro ordinamento penale, posto a tutela dell’ordine economico e della corretta amministrazione della giustizia. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha offerto importanti chiarimenti su due aspetti cruciali: gli elementi da cui desumere la consapevolezza della provenienza illecita del bene e il momento esatto in cui il delitto può considerarsi perfezionato, soprattutto quando l’oggetto dell’attività è un veicolo.

I Fatti del Caso

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda un individuo condannato in secondo grado per concorso in riciclaggio, resistenza a pubblico ufficiale e lesioni. L’imputato era stato sorpreso, insieme ad altri soggetti, in piena notte e in aperta campagna, mentre era intento a smontare un’autovettura risultata di provenienza delittuosa. All’arrivo delle Forze dell’Ordine, i soggetti avevano reagito violentemente per poi darsi alla fuga.

L’imputato ha proposto ricorso per cassazione, sostenendo la mancanza di prove sulla sua consapevolezza circa l’origine illecita del veicolo. Inoltre, ha argomentato che il reato di riciclaggio non poteva considerarsi consumato, poiché le operazioni di smontaggio erano state interrotte dall’intervento della polizia e non erano state compiute modifiche tali da impedire l’identificazione del mezzo.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo generico e infondato. I giudici hanno confermato integralmente la valutazione della Corte d’Appello, fornendo una chiara interpretazione degli elementi costitutivi del reato in esame.

La consapevolezza nel reato di riciclaggio

Uno dei punti centrali della difesa era l’assenza di prova sull’elemento psicologico. La Cassazione ha ribadito che la consapevolezza della provenienza illecita del bene non deve necessariamente emergere da una prova diretta, ma può essere desunta da un insieme di circostanze fattuali precise e concordanti. Nel caso specifico, elementi come:

* L’attività di smontaggio (cannibalizzazione) di un’auto;
* L’orario notturno;
* Il luogo isolato (aperta campagna);
* La presenza di più persone;
* La reazione violenta e la fuga all’arrivo delle autorità.

sono stati considerati pienamente sufficienti a dimostrare che l’imputato era perfettamente conscio di operare su un bene di origine delittuosa.

Il perfezionamento del reato di riciclaggio di veicoli

La Corte ha smontato anche la tesi difensiva secondo cui il delitto non si era consumato. I giudici hanno evidenziato che, prima dell’intervento delle forze dell’ordine, gli imputati avevano già compiuto operazioni decisive per ostacolare l’identificazione della provenienza del veicolo. Nello specifico, erano già stati ‘soppressi e resi inservibili, in quanto accartocciati ed occultati’ gli elementi identificativi, come le targhe di immatricolazione.

Questo passaggio è fondamentale: le operazioni fraudolente finalizzate a nascondere l’origine del bene erano state portate a termine. Pertanto, il reato di riciclaggio era già perfezionato e consumato, a prescindere dal fatto che lo smontaggio completo del veicolo fosse stato interrotto.

Le Motivazioni della Sentenza

La motivazione della Corte si fonda su due pilastri. In primo luogo, la valutazione delle prove indiziarie per stabilire l’elemento psicologico del reato. La logica e la coerenza delle circostanze di tempo e di luogo sono state ritenute sufficienti a fondare un giudizio di piena consapevolezza in capo all’imputato, rendendo la motivazione della corte di merito incensurabile in sede di legittimità.

In secondo luogo, la corretta interpretazione dell’articolo 648-bis del codice penale. La norma punisce chiunque compia operazioni ‘in modo da ostacolare l’identificazione della loro provenienza delittuosa’. La soppressione delle targhe e degli altri elementi identificativi è un’azione che rientra pienamente in questa definizione. Di conseguenza, una volta completata tale azione, il reato è consumato, poiché l’obiettivo di ostacolare la tracciabilità del bene è stato raggiunto.

Le Conclusioni

Questa sentenza consolida un principio di grande rilevanza pratica: per la consumazione del reato di riciclaggio su un veicolo non è necessario attendere la sua trasformazione o il suo completo smontaggio. È sufficiente che vengano realizzate quelle operazioni, anche preliminari, che sono oggettivamente idonee a rendere difficile o impossibile risalire alla sua origine illecita. La decisione sottolinea inoltre come il contesto in cui avviene un’azione sia un elemento probatorio fondamentale per ricostruire l’intento criminale dell’agente.

Quando si considera perfezionato il reato di riciclaggio su un veicolo?
Il reato si considera perfezionato e consumato nel momento in cui vengono compiute le operazioni fraudolente dirette a ostacolare la tracciabilità della provenienza illecita del bene. La semplice soppressione e l’occultamento degli elementi identificativi, come le targhe, sono sufficienti a integrare il delitto, anche se lo smontaggio completo del veicolo non è stato portato a termine.

Quali elementi possono dimostrare la consapevolezza della provenienza illecita di un bene nel reato di riciclaggio?
La consapevolezza può essere provata attraverso circostanze di fatto chiare ed espressive, come l’operare in orari notturni, in luoghi isolati (es. aperta campagna), la presenza di più persone e una reazione anomala e violenta all’arrivo delle forze dell’ordine, come la fuga.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso può essere dichiarato inammissibile quando è proposto con motivi generici, che si limitano a ripetere doglianze già esaminate e respinte dalla Corte di Appello, senza confrontarsi specificamente con le argomentazioni della sentenza impugnata e senza evidenziare vizi di legittimità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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