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Reato di riciclaggio: quando è configurabile?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 11839/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per il reato di riciclaggio. L’uomo era stato fermato alla guida di un autocarro rubato su cui aveva apposto targhe false. La difesa sosteneva il ‘reato impossibile’ per la grossolanità della contraffazione. La Corte ha ribadito che per configurare il reato di riciclaggio è sufficiente l’idoneità ‘ex ante’ della condotta a ostacolare l’identificazione della provenienza delittuosa del bene, anche se non la rende impossibile.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reato di riciclaggio: quando l’occultamento è sufficiente?

Una recente pronuncia della Corte di Cassazione Penale offre importanti chiarimenti sulla configurabilità del reato di riciclaggio, in particolare sul requisito dell’idoneità della condotta a ostacolare l’identificazione della provenienza delittuosa di un bene. La sentenza analizza il caso di un autocarro rubato, su cui erano state apposte targhe contraffatte in modo ritenuto ‘grossolano’ dalla difesa, per escludere il delitto. Vediamo nel dettaglio la vicenda e i principi di diritto affermati dalla Suprema Corte.

I fatti di causa

Il caso trae origine da una condanna, confermata in appello, per i reati di riciclaggio e resistenza a pubblico ufficiale. L’imputato era stato sorpreso alla guida di un autocarro risultato provento di furto. Per mascherarne l’origine illecita, aveva sostituito le targhe originali con altre contraffatte.

Alla vista di una pattuglia dei Carabinieri che gli intimava l’alt, l’uomo si dava alla fuga, ponendo in essere una serie di manovre pericolose per la circolazione, terminando la sua corsa con un violento impatto contro il muro di recinzione di un’abitazione privata.

I motivi del ricorso in Cassazione

La difesa dell’imputato ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione basandosi su tre motivi principali:

1. Violazione di legge processuale: Si contestava la mancata modifica del capo d’imputazione riguardo al luogo di commissione del reato, emerso durante il processo in modo diverso da quello originariamente contestato.
2. Erronea applicazione della legge penale sul reato di riciclaggio: Il motivo centrale del ricorso. La difesa sosteneva che l’apposizione delle targhe false era avvenuta in modo talmente palese e grossolano da rendere la condotta inidonea a ingannare e, quindi, a ostacolare concretamente l’identificazione del veicolo. Si invocava, di conseguenza, l’istituto del ‘reato impossibile’ per violazione del principio di offensività.
3. Illegittimità della pena: Si lamentava il mancato riconoscimento dell’attenuante speciale prevista per il riciclaggio quando il reato presupposto (il furto) è punito con una pena inferiore a cinque anni.

L’analisi del reato di riciclaggio secondo la Corte

La Corte di Cassazione ha respinto tutti i motivi, giudicando il ricorso manifestamente infondato. Il punto cruciale della decisione riguarda la corretta interpretazione dell’art. 648-bis c.p. in relazione al concetto di ‘ostacolo all’identificazione’.

I giudici hanno ribadito il consolidato orientamento giurisprudenziale secondo cui, per integrare il reato di riciclaggio, non è necessario che la condotta renda impossibile in modo definitivo l’accertamento della provenienza del bene. È invece sufficiente che le operazioni compiute siano astrattamente idonee, con un giudizio da effettuarsi ex ante (cioè riportandosi al momento della condotta), a rendere tale accertamento più difficile.

Nel caso specifico, il fatto che le forze dell’ordine siano riuscite a identificare il veicolo rubato solo tramite la verifica del numero di telaio, nascosto all’interno della cabina, dimostra che la sostituzione delle targhe, per quanto potenzialmente grossolana, ha costituito un concreto ostacolo e ha reso più difficoltosa l’identificazione della provenienza delittuosa del mezzo. La condotta, quindi, era tutt’altro che inidonea e il reato impossibile non era configurabile.

Le motivazioni della decisione

La Corte ha smontato punto per punto le argomentazioni difensive. Sulla questione procedurale, ha chiarito che il luogo di commissione del reato è una mera circostanza che non altera l’essenza del fatto contestato, e non vi è stata alcuna lesione del diritto di difesa, poiché l’imputato stesso aveva indicato il luogo dove aveva operato la contraffazione.

Per quanto riguarda l’attenuante, la Corte ha rilevato che la richiesta non era mai stata avanzata nel giudizio di appello, risultando quindi inammissibile se proposta per la prima volta in Cassazione. Inoltre, la difesa non aveva fornito alcuna prova circa l’assenza di aggravanti nel furto presupposto, elemento necessario per poter applicare la diminuzione di pena.

Conclusioni

La sentenza in esame consolida un principio fondamentale in materia di reato di riciclaggio: la valutazione sull’efficacia della condotta dissimulatoria va compiuta con un giudizio ex ante, verificando la sua astratta capacità di intralciare le indagini. Non rileva, ai fini della punibilità, che gli inquirenti riescano successivamente, con attività investigative più approfondite, a svelare l’inganno e a risalire all’origine illecita del bene. Questa interpretazione estensiva della norma mira a colpire qualsiasi attività che inquini i circuiti economici con beni di provenienza criminale, anche attraverso manovre non sofisticate ma comunque idonee a creare un intralcio, seppur temporaneo, all’accertamento della verità.

L’apposizione di targhe false su un veicolo rubato integra sempre il reato di riciclaggio?
Sì, secondo la Corte, questa condotta integra il reato di riciclaggio perché costituisce un’operazione finalizzata a ostacolare l’identificazione della provenienza delittuosa del veicolo. L’elemento chiave è che l’azione sia idonea, anche solo a rendere più difficile, tale identificazione.

È possibile sostenere che il reato è ‘impossibile’ se le manovre di occultamento sono grossolane?
No, la Corte ha escluso questa possibilità. La valutazione va fatta ‘ex ante’, cioè al momento della condotta. Se in quel momento l’azione era astrattamente capace di ostacolare l’identificazione (ad esempio costringendo le forze dell’ordine a controlli più approfonditi come quello del numero di telaio), il reato sussiste, indipendentemente dal fatto che l’inganno sia stato poi scoperto.

La mancata richiesta di un’attenuante in appello può essere sollevata in Cassazione?
No. La Corte ha ribadito che l’assenza di motivazione sul mancato riconoscimento di un’attenuante non può essere motivo di ricorso per cassazione se la parte non ha sollecitato tale riconoscimento nel giudizio di appello.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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