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Reato di riciclaggio: la Cassazione chiarisce

Due individui sono stati condannati per il reato di riciclaggio per aver attivato carte prepagate usate per occultare proventi illeciti. La Cassazione ha dichiarato inammissibili i loro ricorsi, confermando che per il riciclaggio non è necessario l’accertamento giudiziale del reato presupposto e ha negato le attenuanti generiche in assenza di elementi positivi.

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Pubblicato il 28 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reato di Riciclaggio: Non Serve la Sentenza sul Reato Presupposto

Con la sentenza n. 23743/2024, la Corte di Cassazione torna a pronunciarsi su un tema cruciale in materia di reato di riciclaggio: la natura e la prova del reato presupposto. La decisione offre importanti chiarimenti, confermando un orientamento giurisprudenziale consolidato e ribadendo la severità con cui l’ordinamento contrasta le attività di occultamento di proventi illeciti.

I Fatti del Caso: L’Uso di Carte Prepagate per Occultare Fondi Illeciti

Il caso trae origine dalla condanna in primo e secondo grado di due soggetti per il reato di riciclaggio. La condotta contestata consisteva nell’aver attivato diverse carte prepagate, per poi affidarle a terzi, autori di svariati reati quali trasferimento fraudolento di valori, emissione di fatture per operazioni inesistenti ed evasione fiscale. Su tali carte venivano accreditate le somme provenienti da dette attività criminali, con lo scopo di dissimularne l’origine delittuosa e favorirne la circolazione.

La Corte di Appello di Brescia aveva confermato la condanna, ritenendo provata l’attività funzionale alla dissimulazione della provenienza illecita del denaro.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

Avverso la sentenza d’appello, gli imputati proponevano ricorso per cassazione basandosi su diversi motivi:

La Posizione di un Ricorrente

Un imputato lamentava la mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche. A suo avviso, i giudici di merito non avrebbero considerato adeguatamente il suo comportamento processuale collaborativo, la scelta di un rito alternativo, le sue precarie condizioni di salute e la difficile situazione familiare e sociale.

La Posizione del Secondo Ricorrente

Il secondo imputato sollevava questioni più tecniche:
1. Indeterminatezza del reato presupposto: Sosteneva che l’accusa non avesse specificato con esattezza da quale dei molteplici reati concorrenti (fatture false, evasione, etc.) provenissero i fondi transitati sulle carte.
2. Mancata applicazione della non punibilità per tenuità del fatto: Chiedeva il riconoscimento della causa di non punibilità prevista dall’art. 131-bis c.p.
3. Mancata concessione delle attenuanti generiche: Anche lui si doleva del diniego delle attenuanti, basandosi sulla sua personalità e sul suo atteggiamento processuale.

L’Analisi della Corte sul Reato di Riciclaggio e le Attenuanti

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili entrambi i ricorsi, ritenendo le doglianze manifestamente infondate e fornendo importanti precisazioni.

Sul punto centrale del reato di riciclaggio, la Corte ha ribadito un principio fondamentale: per integrare il delitto non è necessario un accertamento giudiziale definitivo del reato presupposto. Il giudice può affermare l’esistenza del reato da cui provengono i fondi anche sulla base di prove logiche. Ciò che rileva è che la condotta sia concretamente idonea a ostacolare l’identificazione della provenienza delittuosa del denaro. Nel caso di specie, l’attivazione di carte prepagate intestate a sé stessi ma messe a disposizione di terzi per veicolare somme illecite è stata considerata un’attività pienamente funzionale alla dissimulazione.

Per quanto riguarda le circostanze attenuanti generiche, la Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito. La concessione di tale beneficio non è un atto dovuto, ma richiede la presenza di elementi positivi e concreti che giustifichino una riduzione della pena. La semplice incensuratezza o un generico stato di difficoltà personale non sono sufficienti se non emergono specifici meriti dell’imputato.

Infine, la richiesta di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto è stata respinta, in quanto il reato di riciclaggio, per la sua gravità e natura, non consente l’applicazione di tale beneficio.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Corte si fondano su una logica di coerenza e rigore. La Suprema Corte ha ritenuto la valutazione della Corte d’Appello logica e ineccepibile, non rivisitabile in sede di legittimità. Per quanto riguarda il diniego delle attenuanti, i giudici hanno sottolineato che le condizioni di salute non erano invalidanti, non vi era una situazione di indigenza e il nucleo familiare era ‘regolare’. Questi elementi, valutati nel merito, non erano sufficienti a giustificare il beneficio. Sulla questione del reato presupposto, la Cassazione ha fatto leva sulla giurisprudenza consolidata (citando la sentenza n. 16012 del 2023), secondo cui l’esistenza del delitto-fonte può essere desunta da elementi fattuali e logici, senza la necessità di attendere una condanna passata in giudicato per lo stesso.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza consolida alcuni pilastri nella repressione del reato di riciclaggio. In primo luogo, conferma che la prova della provenienza delittuosa del denaro non richiede formalismi eccessivi, potendo basarsi su un accertamento incidentale fondato su prove logiche. Questo approccio pragmatico consente di perseguire efficacemente le condotte di occultamento, anche quando gli autori del reato presupposto non sono stati ancora condannati. In secondo luogo, ribadisce che le circostanze attenuanti generiche non sono una concessione automatica, ma devono essere meritate attraverso elementi positivi e specifici che depongano a favore dell’imputato. La decisione, pertanto, rappresenta un monito sulla serietà con cui l’ordinamento giuridico affronta i crimini economici e le attività volte a ‘ripulire’ i capitali illeciti.

Per configurare il reato di riciclaggio è necessaria una sentenza di condanna definitiva per il reato presupposto?
No, non è necessario l’accertamento giudiziale definitivo del reato presupposto. La sua esistenza può essere affermata dal giudice attraverso prove logiche e sulla base degli elementi fattuali emersi nel processo per riciclaggio.

Quali sono i requisiti per ottenere le circostanze attenuanti generiche?
La concessione delle circostanze attenuanti generiche non è automatica. È necessario che emergano elementi positivi e concreti, relativi alla personalità e al comportamento dell’imputato, che giustifichino una diminuzione della pena. Condizioni personali o familiari difficili, se non accompagnate da altri fattori meritevoli, possono non essere ritenute sufficienti.

Il reato di riciclaggio è compatibile con la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.)?
No, la sentenza conferma che il reato di riciclaggio, così come contestato e correttamente qualificato, non consente l’applicazione del beneficio della non punibilità per particolare tenuità del fatto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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