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Reato di riciclaggio: irrilevante la restituzione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per reato di riciclaggio e autoriciclaggio. Secondo la Corte, il reato di riciclaggio è istantaneo e si perfeziona con la condotta dissimulatoria, rendendo irrilevante l’eventuale successivo pagamento del debito legato al reato presupposto. La complessità delle operazioni finanziarie e lo stato di latitanza dell’imputato hanno inoltre confermato la gravità indiziaria e le esigenze cautelari.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reato di Riciclaggio: perché la restituzione del profitto non cancella il delitto

Il reato di riciclaggio rappresenta una delle fattispecie più complesse e insidiose del diritto penale, posta a tutela dell’ordine economico e della corretta amministrazione della giustizia. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sentenza n. 2347/2024) offre spunti cruciali per comprendere la natura di questo delitto, chiarendo in modo definitivo un punto fondamentale: la consumazione del reato è istantanea e non viene meno neanche se, in un secondo momento, il debito legato al reato originario viene saldato. Analizziamo insieme la vicenda e le importanti conclusioni dei giudici.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da una complessa indagine su un’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati come peculato e violazioni tributarie. In particolare, un’ingente somma di denaro, oltre 85 milioni di euro, proveniente dal mancato versamento del Prelievo Erariale Unico (PREU) dovuto da una società concessionaria di slot machines, veniva illecitamente trasferita su conti esteri, anche off-shore.

Attraverso una serie articolata di transazioni finanziarie, parte di questi fondi illeciti finiva sui conti correnti di un soggetto, il ricorrente, e dei suoi familiari. Tali somme venivano poi utilizzate per l’acquisto di un immobile di lusso nel Principato di Monaco, successivamente rivenduto, generando ulteriori flussi di denaro volti a ostacolarne la tracciabilità. L’imputato, destinatario di una misura di custodia cautelare in carcere non eseguita, proponeva ricorso in Cassazione sostenendo che, essendo stato il debito tributario originario (relativo al PREU) in gran parte pagato, seppur in ritardo, fosse venuto meno l’oggetto materiale del reato di riciclaggio.

La configurazione del reato di riciclaggio secondo la Cassazione

La difesa dell’imputato si basava su un’argomentazione precisa: se il denaro sottratto all’erario è stato restituito, può ancora esistere il riciclaggio di quel denaro? La Corte di Cassazione ha respinto con fermezza questa tesi, offrendo una lezione chiara sulla struttura del delitto.

I giudici hanno ribadito che il reato di riciclaggio è un reato istantaneo. Ciò significa che si perfeziona nel momento esatto in cui vengono poste in essere le condotte dissimulatorie (trasferimento, sostituzione, ecc.), indipendentemente da ciò che accade successivamente. Il tardivo pagamento del debito tributario da parte dei responsabili del reato presupposto non ha alcuna efficacia sanante sul delitto di riciclaggio, che si è già consumato. La rilevanza penale del fatto, hanno spiegato i giudici, deve essere valutata con esclusivo riferimento al momento della condotta tipica.

Le Motivazioni

La Corte ha smontato punto per punto le argomentazioni difensive. In primo luogo, ha chiarito che il reato presupposto per il riciclaggio contestato al ricorrente non era il peculato originario, ma i successivi delitti di riciclaggio commessi da altri soggetti della catena criminale. Il denaro che l’imputato ha ricevuto era già il provento di precedenti attività di ‘ripulitura’, e la sua condotta costituiva un ulteriore anello della catena.

Per quanto riguarda l’autoriciclaggio, la Corte ha specificato che la tracciabilità delle operazioni non esclude di per sé il reato. Il criterio da adottare è quello dell’idoneità ex ante della condotta a ostacolare concretamente l’identificazione della provenienza delittuosa. La complessità delle movimentazioni finanziarie, incluse compravendite immobiliari e trasferimenti su conti esteri, è stata ritenuta una prova sufficiente di tale idoneità.

Infine, la Corte ha confermato la sussistenza delle esigenze cautelari. La volontaria sottrazione dell’imputato all’esecuzione dell’ordinanza restrittiva, che ha dato luogo a uno stato di latitanza, è stata considerata una prova per facta concludentia (cioè attraverso fatti concludenti) della sua pericolosità sociale e del rischio di fuga, giustificando pienamente il mantenimento della misura cautelare più grave.

Le Conclusioni

La sentenza in esame consolida principi giuridici di fondamentale importanza. In sintesi:
1. Natura Istantanea: Il reato di riciclaggio si consuma con la condotta di occultamento, e gli eventi successivi, come la restituzione delle somme, sono irrilevanti per la sua esistenza.
2. Catena Criminosa: Il provento del riciclaggio può provenire non solo dal reato originario, ma anche da un precedente riciclaggio, creando una catena di delitti.
3. Idoneità ex ante: Nell’autoriciclaggio, la valutazione della capacità dissimulatoria della condotta va fatta al momento in cui viene posta in essere, non a posteriori sulla base delle indagini.
4. Esigenze Cautelari: La latitanza è un elemento che cristallizza la pericolosità dell’imputato e giustifica il mantenimento di misure cautelari severe.

Questa pronuncia riafferma la linea dura della giurisprudenza nel contrasto ai crimini economici, sottolineando come le complesse architetture finanziarie, anche se apparentemente tracciabili, non bastino a sfuggire alle maglie della giustizia quando il loro scopo è quello di ‘ripulire’ denaro sporco.

Se il denaro proveniente da un reato viene successivamente restituito, il reato di riciclaggio viene meno?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che il reato di riciclaggio ha natura istantanea e si consuma nel momento in cui viene realizzata la condotta dissimulatoria. La successiva restituzione delle somme o il pagamento del debito legato al reato presupposto è irrilevante ai fini della sussistenza del reato di riciclaggio già perfezionato.

Per essere accusati di riciclaggio, è necessario aver ricevuto denaro direttamente dal primo reato (reato presupposto)?
No. La sentenza chiarisce che il reato presupposto del riciclaggio può essere anche un precedente delitto di riciclaggio. Pertanto, chi riceve e occulta denaro che è già stato ‘ripulito’ da altri commette a sua volta il reato di riciclaggio, poiché gestisce proventi derivanti da un’attività delittuosa.

Se le transazioni finanziarie sono tracciabili, si può comunque essere condannati per autoriciclaggio?
Sì. La tracciabilità delle operazioni non esclude automaticamente il reato. Il criterio decisivo è l’idoneità della condotta, valutata al momento in cui è stata posta in essere (ex ante), a ostacolare concretamente l’identificazione della provenienza illecita del denaro. Operazioni complesse, anche se tracciabili, possono essere considerate penalmente rilevanti se inserite in un disegno finalizzato a nascondere l’origine dei fondi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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