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Reato di riciclaggio: alterare la targa è reato

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per il reato di riciclaggio. La Corte ha confermato che l’alterazione della targa e la rimozione della targhetta identificativa di un veicolo sono azioni sufficienti a integrare il delitto, in quanto ostacolano l’identificazione della provenienza illecita del bene.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reato di riciclaggio: la Cassazione conferma che alterare la targa di un’auto è sufficiente

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale in materia di reato di riciclaggio: anche la semplice alterazione della targa di un veicolo di provenienza illecita è un’azione sufficiente a configurare questo grave delitto. Questa pronuncia offre l’occasione per approfondire i confini dell’articolo 648-bis del codice penale e comprendere quali condotte, anche apparentemente semplici, possano integrare tale fattispecie.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una sentenza della Corte d’Appello che aveva condannato un individuo per il reato di riciclaggio. L’imputato era stato ritenuto responsabile di aver posto in essere una serie di operazioni su un veicolo di provenienza furtiva, finalizzate a ostacolarne l’identificazione. Tra le prove a suo carico, vi erano l’identificazione come soggetto datosi alla fuga all’arrivo delle forze dell’ordine e, soprattutto, la comprovata realizzazione di interventi volti ad alterare l’identità del mezzo. Nello specifico, erano state contestate l’alterazione della sequenza alfanumerica della targa e la sottrazione della targhetta di identificazione dall’interno dell’abitacolo.

Il Ricorso in Cassazione e il reato di riciclaggio

L’imputato ha proposto ricorso per Cassazione, contestando la correttezza della motivazione della sentenza di condanna. Tuttavia, la Suprema Corte ha rilevato che i motivi del ricorso si risolvevano in una ‘pedissequa reiterazione’ di argomenti già presentati e puntualmente respinti nel giudizio di secondo grado. L’imputato, in sostanza, non ha introdotto nuovi e validi elementi di diritto in grado di scalfire la logicità e la coerenza della decisione impugnata.

Le motivazioni della Corte di Cassazione sul reato di riciclaggio

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando in toto la valutazione dei giudici di merito. Il cuore della motivazione risiede nel richiamo a un orientamento consolidato della giurisprudenza di legittimità. Secondo la Corte, qualsiasi operazione tesa a ostacolare l’identificazione della provenienza delittuosa di un bene integra il reato di riciclaggio.

Nello specifico, la sostituzione della targa di un’autovettura o la manomissione del numero di telaio sono considerate azioni paradigmatiche di riciclaggio. Questi elementi, infatti, rappresentano il più significativo, immediato e utile dato di collegamento tra la ‘res’ (la cosa, in questo caso il veicolo) e il legittimo proprietario che ne è stato spogliato.

La Corte ha precisato che la norma incriminatrice, così come modificata dalla L. 328/1993, mira a reprimere non solo le attività che trasformano o modificano parzialmente il bene, ma anche quelle che, pur senza incidere materialmente sulla cosa o alterarne i dati esteriori, sono comunque di ostacolo alla ricerca della sua provenienza delittuosa. L’alterazione della targa rientra pienamente in questa seconda categoria di condotte, rendendo estremamente difficile, se non impossibile, ricondurre il veicolo al furto subito dal proprietario.

Le conclusioni e le Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza consolida un principio di estrema importanza: il reato di riciclaggio non richiede necessariamente complesse operazioni finanziarie o trasformazioni radicali del bene. Anche un’azione apparentemente semplice come cambiare una targa è sufficiente per essere considerati responsabili. La decisione serve da monito: la legge punisce severamente ogni atto che, frapponendo un ostacolo tra il bene e la sua origine illecita, mira a ‘ripulirlo’ per reinserirlo nel circuito legale. La condanna dell’imputato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende suggella la definitività della sua responsabilità penale.

Cambiare la targa di un’auto rubata è considerato riciclaggio?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, la sostituzione o l’alterazione della targa di un’autovettura di provenienza illecita è un’operazione tesa a ostacolare l’identificazione della sua origine delittuosa e, pertanto, integra pienamente il reato di riciclaggio previsto dall’art. 648 bis del codice penale.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi proposti erano una semplice ripetizione di quelli già presentati e respinti in appello, senza introdurre nuovi elementi di diritto. Inoltre, la decisione della Corte d’Appello era basata su molteplici elementi probatori e su un corretto inquadramento giuridico dei fatti.

Quali sono le conseguenze di una dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta la conferma definitiva della sentenza di condanna impugnata. Inoltre, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria (in questo caso, tremila euro) in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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