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Reato di resistenza: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un individuo condannato per il reato di resistenza. L’appello è stato giudicato una mera ripetizione di motivi già respinti, confermando che opporsi a un ufficiale per proseguire un’azione violenta contro terzi integra il reato, rendendo irrilevante la presunta intenzione di autodifesa.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reato di Resistenza: La Cassazione Conferma la Condanna e Dichiara il Ricorso Inammissibile

L’Ordinanza n. 7036/2024 della Corte di Cassazione offre un’importante lezione sulla configurazione del reato di resistenza a un pubblico ufficiale e sui requisiti di ammissibilità del ricorso per cassazione. La Suprema Corte ha esaminato il caso di un individuo che si era opposto a un intervento volto a fermare la sua azione violenta nei confronti di un’altra persona. Analizziamo insieme la decisione e le sue implicazioni.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da una condanna emessa dalla Corte d’Appello nei confronti di un soggetto per il reato di resistenza. L’imputato aveva presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che la sua condotta non costituisse resistenza, ma fosse motivata dall’intenzione di difendersi da una terza persona coinvolta nella disputa. In pratica, l’individuo si era opposto all’azione di un ufficiale che tentava di bloccarlo, impedendogli di proseguire l’aggressione.

Il ricorrente, quindi, contestava la valutazione dei giudici di merito, i quali avevano interpretato la sua opposizione fisica come una violazione della legge penale, anziché come una reazione giustificata dal contesto.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito della vicenda, ma si ferma a una valutazione preliminare di natura procedurale. I giudici hanno stabilito che i motivi presentati dal ricorrente non erano idonei a mettere in discussione la sentenza d’appello, condannando l’imputato al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni: Perché il reato di resistenza è stato confermato?

La motivazione della Cassazione è chiara e si fonda su due pilastri principali.

In primo luogo, il ricorso è stato giudicato reiterativo. Questo significa che l’imputato si è limitato a riproporre le stesse argomentazioni già presentate e correttamente respinte dalla Corte d’Appello. Un ricorso in Cassazione, per essere ammissibile, deve sollevare vizi di legittimità della sentenza (come un’errata applicazione della legge o un vizio di motivazione), non può essere una semplice riproposizione delle medesime difese.

In secondo luogo, la Corte ha ritenuto che la sentenza impugnata avesse risposto in modo adeguato e logico alla tesi difensiva. I giudici d’appello avevano correttamente individuato l’essenza del reato di resistenza nell’opposizione fisica del ricorrente all’iniziativa dell’ufficiale di bloccarlo. L’intenzione dichiarata dall’imputato di volersi ‘difendere’ dalla terza persona è stata considerata irrilevante e inconsistente, poiché i fatti dimostravano che era lui a porre in essere un’azione violenta che l’intervento dell’ufficiale mirava a interrompere.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale del diritto processuale penale: il ricorso per cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono rivalutare i fatti. È necessario presentare critiche specifiche e pertinenti alla legalità della decisione impugnata.

Inoltre, sul piano sostanziale, la decisione chiarisce che il reato di resistenza si configura quando ci si oppone a un pubblico ufficiale che compie un atto del proprio ufficio, indipendentemente dalle motivazioni personali, soprattutto se queste appaiono pretestuose. Opporsi a un agente che cerca di impedire la prosecuzione di un’azione violenta è, di per sé, una condotta che integra il reato, e tentare di giustificarla come ‘autodifesa’ contro la vittima dell’aggressione è una linea difensiva destinata a fallire.

Perché il ricorso per il reato di resistenza è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché considerato ‘reiterativo’, ovvero si limitava a riproporre le stesse argomentazioni già presentate e correttamente respinte dalla Corte d’Appello, senza sollevare nuove questioni di legittimità.

L’intenzione di difendersi da un’altra persona può giustificare la resistenza a un pubblico ufficiale?
Secondo questa ordinanza, no. La Corte ha ritenuto l’intenzione di difendersi ‘irrilevante e inconsistente’ perché l’imputato stava di fatto proseguendo un’azione violenta. L’opposizione all’ufficiale che tentava di fermarlo ha integrato il reato, a prescindere da tale presunta motivazione.

Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente?
In seguito alla dichiarazione di inammissibilità del ricorso, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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