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Reato di oltraggio: quando è configurato?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per il reato di oltraggio a pubblico ufficiale. La Corte ha chiarito che, ai fini della configurabilità del reato, il requisito della presenza di più persone è soddisfatto anche se i presenti sono altri pubblici ufficiali, purché non siano lì per lo stesso motivo d’ufficio legato alla condotta oltraggiosa.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reato di Oltraggio: la presenza di altri agenti basta a configurarlo?

L’analisi di una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti su uno degli elementi costitutivi del reato di oltraggio a pubblico ufficiale, previsto dall’art. 341-bis del codice penale. In particolare, la Suprema Corte si è soffermata sul requisito della “presenza di più persone”, specificando quando questo possa ritenersi integrato anche se i testimoni dell’offesa sono altri pubblici ufficiali.

I Fatti del Caso

Un individuo, condannato in appello per i reati di resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale, ha presentato ricorso per Cassazione. Tra i motivi di doglianza, sosteneva l’insussistenza del reato di oltraggio, contestando la configurabilità del requisito della presenza di più persone al momento del fatto. L’episodio si era verificato nel piazzale della Questura, e secondo la difesa, non era stata adeguatamente provata la presenza di soggetti “terzi” che avessero assistito alla condotta offensiva.

La Questione Giuridica sul Reato di Oltraggio

Il fulcro della questione giuridica ruota attorno all’interpretazione dell’art. 341-bis cod. pen., che punisce chiunque, in luogo pubblico o aperto al pubblico e in presenza di più persone, offende l’onore ed il prestigio di un pubblico ufficiale mentre compie un atto d’ufficio ed a causa o nell’esercizio delle sue funzioni. L’elemento della “presenza di più persone” è cruciale: la norma mira a tutelare non solo l’onore del singolo funzionario, ma anche il prestigio dell’intera Pubblica Amministrazione, che viene leso quando l’offesa è percepita da una pluralità di individui. La domanda a cui la Corte ha dovuto rispondere è: questa pluralità può essere composta da altri pubblici ufficiali presenti sul posto?

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo i motivi generici e riproduttivi di censure già correttamente respinte dalla Corte d’Appello. Nel merito, i giudici di legittimità hanno confermato la correttezza della sentenza impugnata, la quale aveva basato la sua decisione sul contenuto di un’annotazione di Polizia. Da tale documento emergeva chiaramente che nel piazzale della Questura, al momento dei fatti, erano presenti non solo gli agenti operanti direttamente coinvolti, ma anche altro personale della Questura.

Richiamando un proprio precedente (sentenza n. 6604 del 2022), la Corte ha ribadito un principio di diritto fondamentale per la configurazione del reato di oltraggio: il requisito della pluralità di persone è integrato anche dalla presenza di altri pubblici ufficiali, a condizione che questi si trovino in quel determinato contesto spazio-temporale “non per lo stesso motivo d’ufficio in relazione al quale la condotta oltraggiosa sia posta in essere dall’agente”.
In altre parole, se altri agenti o funzionari assistono all’offesa ma non sono parte attiva dell’atto d’ufficio che ha scatenato la reazione dell’imputato, essi contano come “persone presenti” ai fini della legge. La loro presenza, infatti, contribuisce ugualmente a ledere il bene giuridico tutelato, ovvero il prestigio della Pubblica Amministrazione agli occhi di terzi, anche se questi terzi indossano una divisa.

Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un orientamento giurisprudenziale di notevole importanza pratica. Stabilisce che per il reato di oltraggio a pubblico ufficiale, la pubblicità del fatto offensivo non viene meno se i testimoni sono colleghi dell’agente offeso. Ciò che conta è che essi non siano co-attori dell’intervento specifico in corso. Questa precisazione estende la tutela offerta dalla norma, garantendo che il rispetto per le istituzioni sia salvaguardato anche in contesti, come una caserma o un piazzale di una questura, dove la presenza di “civili” è meno probabile ma quella di altri funzionari è costante. La decisione, pertanto, respinge una lettura formalistica della norma e si concentra sulla sua effettiva ratio, ovvero la tutela del prestigio della funzione pubblica.

La presenza di altri pubblici ufficiali è sufficiente per configurare il reato di oltraggio?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che il requisito della “presenza di più persone” è soddisfatto anche se i presenti sono altri pubblici ufficiali, a patto che non siano coinvolti nello stesso specifico atto d’ufficio che ha originato la condotta offensiva.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi addotti sono stati ritenuti generici e semplici riproposizioni di argomenti già esaminati e correttamente respinti dalla Corte d’Appello, la quale aveva adeguatamente motivato la sussistenza di tutti gli elementi del reato.

Qual era il punto centrale della difesa dell’imputato?
La difesa sosteneva che non fosse stato soddisfatto il requisito della pluralità di persone presenti, elemento necessario per integrare il reato di oltraggio di cui all’art. 341-bis del codice penale, ritenendo che la sola presenza di altri agenti non fosse sufficiente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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