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Reato di oltraggio: la Cassazione chiarisce i limiti

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 19669/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro una condanna per il reato di oltraggio. La Corte ha ribadito che per la configurazione del reato non è necessario che le offese siano state effettivamente udite da terzi, essendo sufficiente la loro potenziale udibilità in un luogo pubblico. Inoltre, è stata confermata la genericità del motivo di ricorso relativo al mancato riconoscimento delle attenuanti generiche, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 15 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reato di Oltraggio: Quando le Offese al Pubblico Ufficiale Costituiscono Reato?

L’ordinanza n. 19669 del 2024 della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti sui presupposti del reato di oltraggio a pubblico ufficiale. La pronuncia si sofferma, in particolare, sulla condizione della presenza di più persone, specificando che non è necessaria l’effettiva percezione delle offese da parte di terzi, ma è sufficiente la loro potenziale udibilità. Analizziamo nel dettaglio la decisione e le sue implicazioni.

I Fatti del Caso: Il Ricorso in Cassazione

Un individuo, condannato dalla Corte d’Appello di Reggio Calabria per oltraggio a un pubblico ufficiale, ha presentato ricorso in Cassazione. I motivi del ricorso erano principalmente tre:
1. L’insussistenza del reato, poiché le frasi offensive non sarebbero state udite da altre persone presenti.
2. La mancanza di una motivazione adeguata da parte della Corte d’Appello riguardo alla sussistenza della condizione del compimento di un atto d’ufficio da parte del pubblico ufficiale.
3. Il mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche.

La Corte di Cassazione è stata quindi chiamata a valutare la fondatezza di tali doglianze e a definire con precisione i contorni della fattispecie criminosa.

Il Reato di Oltraggio e la Potenzialità dell’Offesa

Il punto centrale della decisione riguarda il primo motivo di ricorso. La Suprema Corte ha dichiarato il motivo manifestamente infondato, richiamando un suo precedente orientamento (sentenza n. 15440 del 2016). Per integrare il reato di oltraggio, non è richiesto che le espressioni offensive rivolte al pubblico ufficiale siano state concretamente ascoltate dai presenti. È sufficiente che queste persone potessero sentirle.

Questa ‘potenzialità’ dell’offesa è considerata un aggravio psicologico per il pubblico ufficiale, che può compromettere la sua prestazione e disturbare lo svolgimento del suo incarico. Il fatto di percepire condizioni avverse, sapendo che l’offesa può essere udita da altri, è sufficiente a ledere il bene giuridico tutelato dalla norma, ovvero il prestigio e il corretto funzionamento della Pubblica Amministrazione.

La Valutazione sulle Circostanze Attenuanti

Anche il motivo relativo al diniego delle circostanze attenuanti generiche è stato ritenuto inammissibile. La Corte ha sottolineato la genericità delle argomentazioni del ricorrente. Di fronte a una motivazione puntuale fornita dalla Corte d’Appello, il ricorrente si era limitato a riproporre la richiesta di applicazione delle attenuanti senza fornire indicazioni concrete che giustificassero una revisione della decisione.

Secondo i giudici di legittimità, una simile richiesta si traduce in una sollecitazione a una diversa valutazione dei fatti, attività non consentita in sede di Cassazione, dove il giudizio è limitato alla corretta applicazione della legge (vizio di legittimità) e non a un nuovo esame del merito della vicenda.

Le motivazioni della decisione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile basandosi sulla manifesta infondatezza e genericità dei motivi proposti. Ha stabilito che la Corte d’Appello aveva fornito una motivazione adeguata su tutti i punti contestati, inclusa la sussistenza della condizione del compimento di un atto d’ufficio. La richiesta di una nuova valutazione delle prove e delle circostanze attenuanti è stata considerata un tentativo inammissibile di trasformare il giudizio di legittimità in un terzo grado di merito.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza consolida un principio importante in materia di reato di oltraggio: la tutela del pubblico ufficiale e dell’amministrazione non dipende dalla curiosità o dall’attenzione dei passanti, ma dalla pubblicità del contesto in cui l’offesa viene arrecata. La mera possibilità che l’offesa venga percepita da terzi è sufficiente a integrare il reato. Di conseguenza, il ricorso è stato dichiarato inammissibile e il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000 euro in favore della cassa delle ammende, a conferma della temerarietà del suo gravame.

Per configurare il reato di oltraggio è necessario che altre persone sentano effettivamente le offese?
No, secondo la Corte di Cassazione non è richiesto che le espressioni offensive siano state effettivamente udite dai presenti. È sufficiente che vi sia la potenzialità che possano essere udite, poiché già questa circostanza costituisce un aggravio psicologico per il pubblico ufficiale e può comprometterne la prestazione.

Perché la Corte di Cassazione ha ritenuto inammissibile il motivo relativo al diniego delle circostanze attenuanti generiche?
La Corte ha ritenuto il motivo inammissibile perché affetto da genericità. Il ricorrente si era limitato a riproporre la richiesta di applicazione delle attenuanti senza fornire indicazioni concrete per giustificare il presunto vizio di motivazione della sentenza d’appello, chiedendo di fatto una nuova valutazione del merito non consentita in sede di legittimità.

Quali sono le conseguenze per il ricorrente quando il suo ricorso viene dichiarato inammissibile?
Ai sensi dell’art. 616 del codice di procedura penale, la dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e di una somma in favore della cassa delle ammende, il cui importo viene determinato dal giudice in base alle questioni trattate. In questo caso, la somma è stata fissata in 3.000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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