LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Reato di lieve entità: no se la droga è tanta

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per spaccio di sostanze stupefacenti, confermando l’esclusione del reato di lieve entità. La decisione si fonda sulla notevole quantità di cocaina detenuta (quasi 21 grammi), sull’elevata purezza (70,3%) e sul numero di dosi ricavabili (140), elementi che, uniti alla condizione personale dell’imputato, indicavano una significativa potenzialità diffusiva e un inserimento in circuiti criminali più ampi.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reato di Lieve Entità: Perché Quantità e Qualità della Droga Fanno la Differenza

L’applicazione del reato di lieve entità nel contesto dello spaccio di stupefacenti è una questione complessa, che richiede una valutazione attenta di molteplici fattori. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito con forza come il dato quantitativo e qualitativo della sostanza, unito al contesto personale dell’imputato, possa essere decisivo per escludere questa fattispecie attenuata. Analizziamo insieme la decisione per comprendere i principi che guidano i giudici in queste valutazioni.

Il Caso: Ricorso Contro una Condanna per Spaccio

Il caso nasce dal ricorso di un uomo condannato dalla Corte d’Appello di Bologna per detenzione ai fini di spaccio di cocaina. L’unico motivo di ricorso presentato alla Corte di Cassazione riguardava proprio il mancato riconoscimento dell’ipotesi del reato di lieve entità, previsto dalla legge sugli stupefacenti. La difesa sosteneva che la condotta dovesse essere inquadrata in una cornice di minore gravità, con conseguente riduzione della pena.

Tuttavia, la Suprema Corte ha respinto la tesi difensiva, dichiarando il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile.

L’Analisi della Corte: I Criteri per il Reato di Lieve Entità

La Corte di Cassazione ha confermato la correttezza della valutazione effettuata dai giudici di merito. La decisione di non applicare l’attenuante si basava su elementi oggettivi e inequivocabili emersi durante il processo. Questi elementi, considerati nel loro insieme, delineavano un quadro ben diverso da quello di un’attività di spaccio marginale.

I Fattori Oggettivi Considerati

I giudici hanno posto l’accento su tre aspetti cruciali:
1. Il dato ponderale: L’imputato è stato trovato in possesso di 20,98 grammi di cocaina. Una quantità ritenuta dalla Corte tutt’altro che trascurabile.
2. La qualità della sostanza: Le analisi hanno rivelato un principio attivo del 70,3%, indicativo di una sostanza di ottima qualità e, quindi, di maggior valore e pericolosità.
3. Il numero di dosi: Sulla base di questi dati, è stato calcolato che dalla sostanza si sarebbero potute ricavare ben 140 dosi medie singole, un numero che suggerisce una destinazione non certo limitata a un consumo sporadico o a una cerchia ristretta.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha spiegato che un quantitativo così consistente e di alta qualità attesta una “certa potenzialità diffusiva” e un valore economico significativo. Questi fattori sono stati interpretati come indicatori dell’esistenza di collegamenti tra l’imputato e fornitori inseriti in circuiti di spaccio organizzati. In altre parole, non si trattava di un piccolo spacciatore isolato, ma di un anello di una catena più complessa.

A rafforzare questa conclusione, i giudici hanno considerato anche le condizioni personali del ricorrente: privo di fonti lecite di guadagno, senza una fissa dimora e solito frequentare connazionali con precedenti penali. L’insieme di questi elementi ha portato la Corte a desumere una ricostruzione dei fatti precisa e circostanziata, che giustificava pienamente l’esclusione del reato di lieve entità. La sentenza impugnata è stata quindi ritenuta immune da vizi logici o giuridici, avendo esaminato in modo approfondito tutte le argomentazioni difensive.

Conclusioni: L’Importanza della Valutazione Complessiva

Questa ordinanza riafferma un principio fondamentale: la valutazione sulla lieve entità del fatto non può basarsi su un singolo elemento, ma deve scaturire da un’analisi complessiva di tutti gli indici previsti dalla legge. La quantità e la qualità della droga restano parametri centrali, ma è il loro inserimento in un contesto più ampio – che include la professionalità della condotta e le condizioni di vita dell’imputato – a determinare l’esito del giudizio. Per la giurisprudenza, quando gli indizi convergono nel dimostrare un’attività di spaccio strutturata e con un’alta potenzialità offensiva, non c’è spazio per il riconoscimento del reato di lieve entità.

Quando può essere escluso il reato di lieve entità in caso di spaccio di droga?
Secondo la Corte, il reato di lieve entità può essere escluso quando il dato quantitativo e qualitativo della sostanza è significativo. Nel caso specifico, 20,98 grammi di cocaina con un principio attivo del 70,3%, da cui si potevano ricavare 140 dosi, sono stati ritenuti elementi sufficienti a negare la lieve entità.

Quali altri elementi, oltre alla quantità di droga, vengono considerati per valutare la lieve entità?
La Corte ha considerato anche le condizioni personali dell’imputato, come l’assenza di fonti lecite di guadagno, la mancanza di una fissa dimora e la frequentazione di persone con precedenti penali. Questi elementi, insieme, hanno indicato una certa potenzialità diffusiva dell’attività di spaccio, incompatibile con la lieve entità.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché la richiesta di riconoscimento della lieve entità è stata ritenuta manifestamente infondata. La Corte ha stabilito che la sentenza d’appello aveva già effettuato una ricostruzione precisa dei fatti e un corretto inquadramento giuridico, valutando in modo completo e approfondito tutte le prove e le argomentazioni difensive.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati