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Reato di immigrazione: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un cittadino straniero condannato per il reato di immigrazione, specificamente per essere rimasto in Italia violando un ordine di espulsione. La Corte ha stabilito che le motivazioni del ricorso, mirate a una nuova valutazione dei fatti (come la presunta impossibilità di acquistare un biglietto aereo), non sono ammissibili in sede di legittimità. La pena, prossima al minimo, è stata confermata in quanto frutto del corretto esercizio del potere discrezionale del giudice.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reato di Immigrazione: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

L’ordinamento giuridico italiano prevede specifiche norme per regolare l’ingresso e la permanenza degli stranieri sul territorio nazionale. La violazione di tali norme può configurare un reato di immigrazione, con conseguenze penali significative. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti sui limiti dell’impugnazione contro una condanna per essersi trattenuti illegalmente in Italia, delineando quando un ricorso è destinato a essere dichiarato inammissibile.

I Fatti del Caso: La Violazione dell’Ordine di Espulsione

Il caso analizzato riguarda un cittadino straniero condannato dal Giudice di Pace per il reato previsto dal Testo Unico sull’Immigrazione. Nello specifico, l’imputato non aveva ottemperato all’ordine del Questore di lasciare il territorio italiano entro sette giorni, ordine emesso a seguito di un provvedimento di espulsione del Prefetto. La condanna consisteva in una pena pecuniaria di settemila euro, tenuto conto delle circostanze attenuanti generiche.

I Motivi del Ricorso e il Reato di Immigrazione

L’imputato, tramite il suo legale, ha presentato ricorso in Cassazione, basandolo su tre principali motivi:
1. Violazione di legge: Si contestava l’errata applicazione della norma che punisce il reato di immigrazione.
2. Vizio di motivazione: Si lamentava la mancata assoluzione, ritenendo che la motivazione della sentenza di primo grado fosse carente o illogica.
3. Trattamento sanzionatorio: Si criticava l’entità della pena inflitta.

L’argomento difensivo principale, già presentato in primo grado, si fondava sulla presunta impossibilità di lasciare il Paese per mancanza dei mezzi economici necessari all’acquisto di un biglietto aereo.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo una chiara spiegazione sui limiti del giudizio di legittimità. Le motivazioni della decisione si concentrano su due aspetti fondamentali.

Inammissibilità delle Censure sui Fatti

Il punto centrale della decisione è che il ricorso in Cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sul merito della vicenda. I giudici hanno sottolineato che il ricorso era fondato su censure che, di fatto, chiedevano una nuova valutazione di elementi fattuali già esaminati e decisi dal Giudice di Pace. Quest’ultimo aveva ricostruito in modo dettagliato la vicenda e aveva superato le giustificazioni dell’imputato con una motivazione considerata né illogica né contraddittoria. Tentare di rimettere in discussione tale ricostruzione in sede di Cassazione costituisce un motivo di inammissibilità.

La Discrezionalità sul Trattamento Sanzionatorio

Anche la critica relativa alla pena è stata respinta. La Corte ha ribadito che la determinazione della sanzione rientra nel potere discrezionale del giudice di merito. Tale potere, se esercitato in modo logico, coerente e congruo, non è sindacabile in Cassazione. Non è necessario che il giudice esamini esplicitamente ogni singolo parametro dell’art. 133 del codice penale; è sufficiente che la decisione sia motivata. Nel caso di specie, la pena inflitta era peraltro prossima al minimo edittale, rendendo la censura ancora più debole.

Conclusioni: Cosa Insegna Questa Ordinanza

Questa ordinanza della Cassazione ribadisce un principio cardine del nostro sistema processuale: il giudizio di legittimità non serve a riesaminare i fatti, ma a controllare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione. Per chi affronta un procedimento per reato di immigrazione, è fondamentale sapere che le giustificazioni e le prove a discolpa devono essere presentate e argomentate in modo convincente durante il processo di merito. Un ricorso in Cassazione che si limiti a riproporre le stesse argomentazioni fattuali, già respinte con motivazione adeguata, è destinato all’insuccesso e comporterà la condanna al pagamento delle spese processuali.

È possibile contestare in Cassazione la ricostruzione dei fatti stabilita dal giudice di primo grado?
No, la Corte di Cassazione ha chiarito che il ricorso è inammissibile se si limita a richiedere una rivalutazione degli elementi di fatto già attentamente esaminati e decisi dal giudice di merito, la cui motivazione non risulti illogica o contraddittoria.

La mancanza di denaro per comprare un biglietto aereo è una giustificazione valida per non rispettare un ordine di espulsione?
Nel caso specifico, il Giudice di Pace ha ritenuto questa giustificazione non sufficiente. La Corte di Cassazione ha confermato che tale valutazione, essendo motivata in modo logico, non può essere messa in discussione in sede di legittimità.

Quando è possibile criticare l’entità della pena inflitta da un giudice?
La determinazione della pena è un potere discrezionale del giudice di merito. È possibile contestarla solo se tale potere è stato esercitato in modo palesemente illogico, incongruo o in violazione dei principi di legge. Se la pena è motivata e si colloca all’interno dei limiti legali (come in questo caso, vicina al minimo), il ricorso su questo punto è infondato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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