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Reato di evasione: una sola condotta se non c’è rientro

La Corte di Cassazione ha stabilito che il reato di evasione, essendo un reato istantaneo con effetti permanenti, si considera un’unica condotta criminosa anche in presenza di molteplici controlli negativi da parte delle forze dell’ordine. Nel caso esaminato, un soggetto ai domiciliari non è stato trovato in casa in due diverse occasioni a pochi giorni di distanza. La Corte ha annullato la condanna per il secondo reato, unificando il tutto in una sola violazione, poiché non era stato provato un suo rientro stabile presso l’abitazione tra i due controlli. La sentenza sottolinea che, senza la prova di un’interruzione dell’allontanamento, si viola il principio del ‘ne bis in idem’.

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Pubblicato il 29 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reato di Evasione: Un Unico Atto o Più Crimini? La Cassazione Fa Chiarezza

Il reato di evasione è una delle fattispecie più comuni per chi si trova sottoposto a misure cautelari come gli arresti domiciliari. Ma cosa succede se una persona viene cercata più volte dalle forze dell’ordine e risulta sempre assente? Si tratta di più reati o di un’unica condotta che si protrae nel tempo? Con la sentenza n. 20252/2025, la Corte di Cassazione ha offerto un’importante precisazione su questo tema, riaffermando la natura del reato come istantaneo a effetti permanenti e l’importanza del principio del ne bis in idem.

I Fatti del Caso: Due Controlli, Una Sola Fuga?

Il caso riguardava un individuo condannato in primo e secondo grado per due distinti episodi di evasione, unificati sotto il vincolo della continuazione. L’imputato, sottoposto agli arresti domiciliari, non era stato trovato presso la sua abitazione durante due controlli effettuati a pochi giorni di distanza, precisamente il 24 e il 29 gennaio 2022. La Corte d’appello di Milano aveva confermato la condanna, ritenendo che ogni assenza accertata costituisse un autonomo reato.

L’imputato ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che, in assenza della prova di un suo rientro a casa tra i due controlli, la sua condotta dovesse essere considerata come un unico reato di evasione, i cui effetti si erano semplicemente protratti nel tempo. Di conseguenza, la seconda condanna violava il principio che vieta di essere processati due volte per lo stesso fatto (ne bis in idem).

La Natura del Reato di Evasione secondo la Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato. Gli Ermellini hanno ribadito un principio consolidato (ius receptum): il reato di evasione è un reato “istantaneo ad effetti permanenti”.

Cosa significa?

* Istantaneo: il reato si consuma nel preciso istante in cui la persona si allontana senza giustificato motivo dal luogo di detenzione (ad esempio, la propria abitazione).
* Ad effetti permanenti: lo stato di illegalità (la condizione di “evaso”) perdura nel tempo, fino a quando non viene interrotto. L’interruzione avviene solo quando il soggetto viene arrestato o quando rientra volontariamente e stabilmente nel luogo di detenzione, mettendosi di nuovo a disposizione dei controlli dell’autorità.

Sulla base di questa natura, la Corte ha chiarito che non si possono configurare tanti reati di evasione quanti sono i controlli con esito negativo effettuati dalle forze dell’ordine.

Le Motivazioni

I giudici hanno spiegato che per poter parlare di una pluralità di reati, è indispensabile che ciascuna condotta criminosa “abbia esaurito la sua carica lesiva”. Nel caso dell’evasione, questo avviene solo con il rientro del reo nel luogo di detenzione. Se, dopo essere rientrato, il soggetto si allontana nuovamente, allora commette un nuovo e distinto reato di evasione.

Nel caso specifico, non era stata fornita alcuna prova che l’imputato fosse tornato a casa tra il 24 e il 29 gennaio. I due controlli negativi, quindi, non facevano altro che accertare il protrarsi degli effetti dell’unico allontanamento iniziale. Condannarlo per due reati distinti, anche se unificati dalla continuazione, rappresentava una palese violazione del principio del ne bis in idem.

La Corte ha anche precisato che un rientro meramente occasionale e temporaneo, dettato da esigenze contingenti e non dalla volontà di sottomettersi nuovamente ai controlli, non è sufficiente a interrompere la condotta di evasione. In tal caso, l’eventuale successivo allontanamento non configurerebbe un nuovo reato, ma la semplice prosecuzione del primo.

Conclusioni

Con questa sentenza, la Corte di Cassazione annulla senza rinvio la decisione della Corte d’Appello, limitatamente alla continuazione tra i due presunti reati. Elimina quindi l’aumento di pena applicato per il secondo episodio e ridetermina la sanzione complessiva. La decisione riafferma un principio di garanzia fondamentale: non si può essere puniti due volte per un’unica condotta illecita, anche se i suoi effetti si protraggono nel tempo e vengono accertati in più occasioni. Per configurare un nuovo reato di evasione, è onere dell’accusa dimostrare che il primo si era concluso con il rientro stabile del soggetto al proprio domicilio.

Quando si configura un unico reato di evasione anche se i controlli negativi sono più di uno?
Si configura un unico reato quando, dopo il primo allontanamento, non viene accertato un rientro stabile dell’imputato nel luogo di detenzione. I successivi controlli negativi si limitano a constatare il perdurare degli effetti della prima e unica condotta di evasione.

Cosa è necessario per poter parlare di due distinti reati di evasione?
Per configurare due o più reati di evasione, è necessario che la prima condotta criminosa si sia conclusa con il rientro stabile del soggetto nel luogo fissato per gli arresti o la detenzione. Solo un successivo allontanamento, dopo tale rientro, può costituire un nuovo e autonomo reato.

Un rientro temporaneo a casa interrompe il reato di evasione?
No. La Corte ha chiarito che un rientro occasionale, giustificato non dalla volontà di sottomettersi ai controlli ma da esigenze passeggere, seguito da un immediato nuovo allontanamento, non interrompe la condotta illecita. Di conseguenza, non costituisce un nuovo reato ma la continuazione del primo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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