Reato di Evasione: Anche una Passeggiata Può Costare Caro
L’ordinanza della Corte di Cassazione, Sezione Penale, n. 14832 del 2024, offre un importante chiarimento sui confini del reato di evasione. Spesso si potrebbe pensare che una piccola e temporanea violazione delle restrizioni imposte non costituisca un vero e proprio reato. La Suprema Corte, tuttavia, ribadisce un principio rigoroso: l’allontanamento dal luogo di detenzione, anche per motivi apparentemente futili, integra il delitto, salvo rarissime eccezioni.
Il Caso: Allontanamento per Sfuggire alla Calura
Il caso sottoposto all’esame della Cassazione riguardava una persona, sottoposta a una misura restrittiva della libertà personale, che aveva proposto ricorso avverso la sentenza della Corte d’Appello che lo condannava per il reato di evasione. La linea difensiva si basava su una giustificazione precisa: l’allontanamento era stato breve e motivato esclusivamente dall’esigenza di fare una passeggiata per ‘sfuggire alla calura’. Secondo la difesa, non vi era l’intenzione di sottrarsi definitivamente al controllo delle autorità, ma solo un bisogno momentaneo.
La Decisione della Corte di Cassazione
La Suprema Corte ha respinto categoricamente questa tesi, dichiarando il ricorso ‘manifestamente infondato’ e, di conseguenza, ‘inammissibile’. La decisione non entra nel merito della discussione, ma si ferma a una valutazione preliminare, ritenendo le argomentazioni del ricorrente prive di qualsiasi fondamento giuridico. Oltre a confermare la condanna, la Corte ha imposto al ricorrente il pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di tremila euro a favore della Cassa delle ammende, evidenziando la colpa nell’aver intrapreso un’azione legale senza possibilità di successo.
Le Motivazioni: Perché il Reato di Evasione è Integrato?
Il cuore della motivazione risiede nella natura stessa del reato di evasione. I giudici hanno chiarito che questo delitto è ‘integrato dall’allontanamento dal luogo di restrizione’. Ciò significa che l’elemento oggettivo del reato è il semplice fatto materiale di violare il perimetro imposto, a prescindere dalle intenzioni future del soggetto.
La Corte specifica che è ‘inconferente’ (cioè irrilevante) la circostanza che la persona non intendesse sottrarsi in via definitiva ai controlli. L’unico elemento che potrebbe giustificare un tale comportamento è la sussistenza di una ‘cogente necessità’, ovvero una situazione di pericolo o bisogno talmente grave e imminente da non lasciare altra scelta. Nel caso di specie, la stessa difesa ha escluso tale scenario, incentrando la propria argomentazione sul desiderio di fare una passeggiata per il caldo. Questa motivazione, per la Corte, non ha alcuna valenza scusante e non può in alcun modo giustificare la violazione della misura restrittiva.
Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche
Questa ordinanza consolida un principio fondamentale: chi è sottoposto a misure come gli arresti domiciliari deve rispettare in modo assoluto le prescrizioni imposte. Qualsiasi allontanamento non autorizzato, per quanto breve o motivato da ragioni personali non gravi, configura pienamente il reato di evasione. La decisione serve da monito: la legge non ammette deroghe basate su valutazioni personali di comodità o disagio. Solo circostanze eccezionali e oggettivamente gravi, riconducibili allo stato di necessità, possono essere prese in considerazione dal giudice. In assenza di tali elementi, la violazione della misura comporta inevitabilmente una nuova condanna penale, oltre a conseguenze economiche come il pagamento delle spese e delle sanzioni derivanti da un ricorso infondato.
Uscire di casa per una breve passeggiata mentre si è ai domiciliari costituisce reato di evasione?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, il semplice allontanamento dal luogo di restrizione, anche per una breve passeggiata, integra il reato di evasione.
Il motivo per cui ci si allontana, come sfuggire al caldo, può giustificare l’evasione?
No, il motivo è irrilevante a meno che non si tratti di una ‘cogente necessità’ (una situazione di necessità impellente e non altrimenti risolvibile), e la Corte ha stabilito che il desiderio di fare una passeggiata per il caldo non rientra in questa categoria.
Quali sono le conseguenze se un ricorso in Cassazione per evasione viene dichiarato inammissibile?
Se il ricorso è dichiarato inammissibile, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro (nel caso specifico, tremila euro) in favore della Cassa delle ammende, a causa della colpa nell’aver proposto un ricorso senza fondamento.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 14832 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 14832 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 16/02/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME NOME a RIBERA il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 20/03/2023 della CORTE APPELLO di FIRENZE
dato avviso alle parti; udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
visti gli atti e la sentenza impugnata; esaminati i motivi di ricorso,
OSSERVA
Ritenuto che il motivo di ricorso è manifestamente infondato, in quanto la Corte ha dato conto del fatto che il reato di evasione è integrato dall’allontanamento dal luogo di restrizione, a prescindere dalla circostanza che il soggetto intenda sottrarsi definitivamente ai controlli, essendo inconferente il motivo, ove lo stesso non si correli a cogente necessità, nel caso di specie esclusa dalla stessa prospettazione difensiva, incentrata sull’esigenza di fare una passeggiata per sfuggire alla calura;
Ritenuto dunque che il ricorso è inammissibile, conseguendone la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e, in ragione dei sottesi profili di colpa, a quello della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende,
P. Q. M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 16 febbraio 2024
Il Co9siglie estensore