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Reato di evasione: ricorso inammissibile se generico

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per il reato di evasione. I motivi sono stati giudicati generici e riproduttivi di argomentazioni già esaminate. La Corte ha inoltre confermato la correttezza della mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, a causa della prolungata durata dell’allontanamento.

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Pubblicato il 22 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reato di Evasione: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

L’ordinanza della Corte di Cassazione, sez. VII Penale, n. 21782/2024, offre un chiaro esempio dei limiti del ricorso in sede di legittimità, in particolare nel contesto del reato di evasione. Con una decisione netta, la Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato, confermando la condanna e chiarendo aspetti cruciali sulla genericità dei motivi e sull’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine da una condanna per il reato di evasione, previsto dall’art. 385 del codice penale, emessa dalla Corte d’Appello di Salerno. L’imputato, soggetto a una misura restrittiva della libertà personale, si era allontanato dal luogo di detenzione. Avverso tale sentenza, la difesa ha proposto ricorso per Cassazione, contestando sia la valutazione della sua responsabilità penale sia la mancata applicazione dell’art. 131-bis c.p., che disciplina la non punibilità per particolare tenuità del fatto.

Il Ricorso in Cassazione e i suoi limiti

Il ricorso presentato dall’imputato si fondava su argomentazioni che la Corte di Cassazione ha ritenuto inaccoglibili per diverse ragioni. In primo luogo, i motivi sono stati qualificati come ‘generici’ e ‘meramente riproduttivi’ di doglianze già esaminate e respinte dai giudici di merito. La Suprema Corte non è una terza istanza di giudizio sui fatti; il suo compito, in sede di legittimità, è verificare la corretta applicazione della legge, non ricostruire l’accaduto. Proporre argomenti che richiedono una nuova valutazione dei fatti si scontra inevitabilmente con i limiti strutturali del giudizio di cassazione.

Analisi del Reato di Evasione e della Particolare Tenuità

Un punto centrale del ricorso riguardava la richiesta di applicare la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La difesa sosteneva che la condotta dell’imputato fosse di minima offensività. Tuttavia, la Cassazione ha ritenuto manifestamente infondata tale censura. La Corte d’Appello aveva, infatti, correttamente motivato la sua decisione di non applicare l’art. 131-bis c.p., valorizzando un elemento concreto: la durata dell’allontanamento, protrattosi per diverse ore. Questo fattore è stato considerato ostativo a un giudizio di ‘minore offensività’, dimostrando come le circostanze specifiche del fatto siano decisive anche per il reato di evasione.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte Suprema ha basato la sua decisione di inammissibilità su due pilastri fondamentali. Il primo è la natura del ricorso: generico, ripetitivo e incentrato su questioni di fatto, non consentite in sede di legittimità. Il secondo è la correttezza della motivazione della sentenza impugnata riguardo alla non applicabilità dell’art. 131-bis c.p. La Corte d’Appello aveva fornito una giustificazione logica e coerente, basata su un elemento fattuale (la durata dell’evasione), per escludere la particolare tenuità. Pertanto, il ricorso è stato giudicato privo dei requisiti minimi per poter essere esaminato nel merito.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame ribadisce un principio fondamentale del nostro sistema processuale: il ricorso in Cassazione deve essere specifico e focalizzato su questioni di diritto. Tentare di ottenere un nuovo giudizio sui fatti è una strategia destinata al fallimento. Inoltre, la pronuncia sottolinea come, anche in relazione a reati come l’evasione, la valutazione sulla particolare tenuità del fatto non sia automatica, ma dipenda da un’attenta analisi di tutte le circostanze del caso concreto, inclusa la durata della condotta illecita. La decisione si conclude, come da prassi in caso di inammissibilità, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, a testimonianza delle conseguenze negative di un ricorso infondato.

Perché il ricorso per il reato di evasione è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati erano generici, si limitavano a riproporre argomentazioni già esaminate nei precedenti gradi di giudizio e sollevavano questioni di fatto, che non possono essere valutate dalla Corte di Cassazione in sede di legittimità.

Per quale motivo non è stata applicata la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto?
La causa di non punibilità non è stata applicata perché la Corte ha ritenuto che la durata dell’allontanamento, protrattasi per ore, costituisse un elemento concreto che impediva di qualificare il fatto come di ‘minore offensività’, giustificando così la decisione del giudice di merito.

Quali sono le conseguenze per il ricorrente quando un appello viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, come stabilito nel provvedimento (in questo caso, tremila euro).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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