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Reato di evasione: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’imputata contro la condanna per il reato di evasione dagli arresti domiciliari. I motivi sono stati giudicati generici, confermando la decisione della Corte d’Appello che aveva ben motivato sulla sussistenza del reato e sulla non applicabilità della particolare tenuità del fatto. La ricorrente è stata condannata al pagamento delle spese processuali e di una sanzione.

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Pubblicato il 18 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reato di Evasione: La Cassazione e i Limiti del Ricorso

L’ordinanza in esame offre un’importante lezione sulla disciplina del reato di evasione e sui requisiti di ammissibilità di un ricorso in Cassazione. La Suprema Corte ha confermato la condanna per una persona agli arresti domiciliari, dichiarando il suo ricorso inammissibile per la genericità dei motivi proposti. Analizziamo insieme i punti salienti di questa decisione.

I Fatti del Caso

Una persona, sottoposta alla misura cautelare degli arresti domiciliari, veniva condannata dalla Corte d’Appello per il reato di evasione, previsto dall’art. 385 del codice penale. Secondo l’accusa, si era allontanata senza autorizzazione dal luogo di detenzione. Contro questa sentenza, l’imputata proponeva ricorso per Cassazione, lamentando un’errata valutazione dei fatti, la mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) e il diniego del beneficio della sospensione condizionale della pena.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza Num. 33470 del 2025, ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito della vicenda, ma si ferma a una valutazione preliminare: i motivi presentati dalla difesa sono stati ritenuti generici e non idonei a scalfire la solida motivazione della sentenza d’appello. Di conseguenza, la condanna è diventata definitiva e la ricorrente è stata condannata al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000 euro in favore della cassa delle ammende, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale.

Le Motivazioni: la Genericità del Ricorso sul Reato di Evasione

Il cuore della decisione risiede nella valutazione della genericità dei motivi di ricorso. La Corte ha sottolineato come la difesa non abbia mosso critiche specifiche e pertinenti alla sentenza impugnata, ma si sia limitata a riproporre argomentazioni già adeguatamente respinte in secondo grado. Vediamo nel dettaglio i punti toccati dalla Corte.

L’irrilevanza della Durata e dei Motivi dell’Allontanamento

La Cassazione ha ribadito un principio consolidato nella giurisprudenza di legittimità: per integrare il reato di evasione, è sufficiente qualsiasi allontanamento non autorizzato dal luogo degli arresti domiciliari. Non assumono alcun rilievo né la durata dell’assenza, né la distanza percorsa, né tantomeno le ragioni che hanno spinto il soggetto a violare la misura. La Corte d’Appello aveva correttamente applicato questo principio, e il ricorso non ha saputo contrapporre argomenti validi per metterlo in discussione.

L’esclusione della Particolare Tenuità del Fatto

Un altro motivo di ricorso riguardava la mancata applicazione dell’art. 131-bis c.p., che prevede la non punibilità per fatti di particolare tenuità. Anche su questo punto, la Cassazione ha ritenuto la motivazione della Corte d’Appello completa e priva di vizi logici. I giudici di secondo grado avevano valutato la gravità del fatto e l’intensità del dolo, concludendo che il comportamento non potesse essere qualificato come lieve. Tale valutazione, essendo basata su elementi di merito e correttamente argomentata, non è sindacabile in sede di legittimità.

Il diniego della Sospensione Condizionale della Pena

Infine, anche il motivo relativo alla mancata concessione della sospensione condizionale della pena è stato giudicato generico. La Corte d’Appello aveva formulato una prognosi sfavorevole sulla futura condotta dell’imputata, basandosi sulla ricostruzione del fatto e su altre valutazioni. Il ricorso, anche in questo caso, non è riuscito a evidenziare specifiche criticità in tale ragionamento, limitandosi a una generica contestazione.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza ribadisce un concetto fondamentale per chiunque intenda impugnare una sentenza penale: il ricorso per Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono rivalutare i fatti. È un controllo di legittimità sulla corretta applicazione della legge e sulla logicità della motivazione. Motivi di ricorso generici, che si limitano a contestare la valutazione del giudice di merito senza evidenziare vizi specifici, sono destinati a essere dichiarati inammissibili. Per il reato di evasione, la pronuncia conferma la linea di rigore: ogni violazione della misura cautelare, anche minima, configura il delitto, e la valutazione sulla sua gravità ai fini dell’art. 131-bis c.p. è ampiamente rimessa al prudente apprezzamento del giudice di merito.

Qualsiasi allontanamento dagli arresti domiciliari costituisce reato di evasione?
Sì, la Corte di Cassazione conferma che qualsiasi allontanamento dal luogo degli arresti domiciliari senza autorizzazione integra il reato di evasione, a prescindere dalla sua durata, dalla distanza percorsa o dai motivi che hanno indotto il soggetto a violare la misura.

Perché può essere negata l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto nel reato di evasione?
L’applicazione può essere negata se il giudice di merito, con motivazione adeguata e priva di vizi logici, valuta il fatto come non tenue, considerando elementi come la gravità della condotta e l’intensità del dolo (l’intenzione). Tale valutazione non è riesaminabile dalla Corte di Cassazione.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
La dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e di una somma di denaro in favore della cassa delle ammende, il cui importo viene determinato dalla Corte stessa in base alle questioni trattate.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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