Reato di Evasione: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile
L’ordinanza n. 3975/2024 della Corte di Cassazione offre un importante chiarimento sui requisiti di ammissibilità dei ricorsi, in particolare nel contesto del reato di evasione. La Suprema Corte ha ribadito un principio fondamentale: un ricorso non può limitarsi a riproporre le stesse argomentazioni già respinte nei gradi di merito, ma deve confrontarsi specificamente con le motivazioni della sentenza impugnata. Vediamo nel dettaglio la vicenda.
I Fatti del Caso: La Condanna per Evasione
Il caso trae origine dalla condanna di un individuo per il reato di evasione, previsto dall’art. 385 del Codice Penale. La condanna, emessa in primo grado, era stata successivamente confermata dalla Corte di Appello di Firenze. Secondo i giudici di merito, l’imputato si era allontanato volontariamente dal luogo in cui era legalmente detenuto, integrando così gli estremi del reato.
Il Ricorso alla Suprema Corte e il presunto Reato di Evasione
Contro la sentenza della Corte di Appello, la difesa dell’imputato ha proposto ricorso per Cassazione. La linea difensiva si basava principalmente sull’esistenza di un presunto “stato di necessità”. Secondo il ricorrente, l’allontanamento non sarebbe stato un atto volontario finalizzato a sottrarsi alla misura restrittiva, ma una scelta obbligata da una situazione di pericolo imminente e inevitabile.
Tuttavia, come vedremo, questa argomentazione non è stata ritenuta sufficiente a superare il vaglio di ammissibilità della Suprema Corte.
La Decisione della Corte: Inammissibilità del Ricorso
La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito della colpevolezza o innocenza dell’imputato, ma si ferma a un livello precedente, quello procedurale. L’inammissibilità scatta quando il ricorso è privo dei requisiti essenziali previsti dalla legge.
La conseguenza diretta di tale decisione è stata la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.
Le Motivazioni: La Genericità delle Argomentazioni
Il cuore della decisione risiede nelle motivazioni. La Corte ha ritenuto che il ricorso fosse meramente ripetitivo di doglianze già esaminate e respinte dai giudici di merito. In particolare, la difesa non si era confrontata con l'”adeguata argomentazione” con cui la Corte di Appello aveva già smontato la tesi dello stato di necessità.
I giudici di secondo grado avevano spiegato in modo chiaro perché l’allontanamento doveva considerarsi “del tutto volontariamente avvenuto” e perché lo stato di necessità fosse stato “meramente e del tutto genericamente addotto”. In altre parole, la difesa si era limitata a menzionare una situazione di necessità senza fornire prove concrete o elementi specifici a suo sostegno. Un’affermazione vaga non è sufficiente a giustificare un reato di evasione.
Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche
Questa ordinanza ribadisce un principio cruciale per chiunque intenda presentare un ricorso in Cassazione. Non è sufficiente essere in disaccordo con una sentenza; è necessario redigere un atto specifico, tecnico, che attacchi punto per punto le motivazioni logico-giuridiche della decisione impugnata. Riproporre le stesse difese, senza spiegare perché la Corte di Appello avrebbe sbagliato nel valutarle, equivale a presentare un ricorso generico e, come in questo caso, destinato a essere dichiarato inammissibile. La lezione è chiara: la precisione e la specificità sono requisiti non negoziabili per accedere al giudizio di legittimità.
Quando un ricorso in Cassazione per il reato di evasione viene dichiarato inammissibile?
Secondo questa ordinanza, un ricorso è inammissibile quando si limita a riproporre le stesse argomentazioni già valutate e respinte nei precedenti gradi di giudizio, senza confrontarsi specificamente con le motivazioni della sentenza impugnata.
È sufficiente invocare uno “stato di necessità” per giustificare il reato di evasione?
No. La Corte ha stabilito che lo stato di necessità deve essere provato e non può essere semplicemente addotto in modo generico. Se la difesa non fornisce elementi concreti a sostegno di tale stato, l’argomento viene respinto.
Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
In caso di inammissibilità, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, come la somma di tremila euro stabilita in questo caso.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 3975 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 3975 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 22/12/2023
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME NOME a NAPOLI il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 23/02/2023 della CORTE APPELLO di FIRENZE
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
Ritenuto che il ricorso presentato dal difensore di NOME COGNOME riproduce deduzioni già adeguatamente vagliate e disattese con corretti argomenti giuridici dai giudici di meri e, in particolare, che non si confronta con l’adeguata argomentazione con cui la Corte d appello nel confermare la condanna ex art. 385 cod. pen. ha spiegato perché l’allontanamento dell’imputato deve ritenersi avvenuto del tutto volontariamente e i assenza di uno stato di necessità peraltro meramente e del tutto genericamente addotto;
ritenuto, pertanto, che il ricorso va dichiarato inammissibile con conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della cassa delle ammende.
Così deciso il 22 dicembre 2023
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Il Consigliere estensore
Il Pr’e idente